I grandi inverni, quelli che più e più volte vengono raccontati dai nostri nonni, con freddo e neve da dicembre sino alle porte dei mesi primaverili sembrano ormai un solo ricordo. Anche quello di quest’anno ne è la riprova. Siamo entrati nell’ultimo mese del trimestre invernale (quello meteorologico), lentamente scivoliamo verso la stagione primaverile, le giornate si sono allungate, ma se ci guardiamo alle spalle ci accorgiamo che di inverno quest’anno c’è ne stato veramente poco. Ne sono la riprova le nostre montagne, più grigie che bianche, le temperature con picchi già oltre i 15°C a Foppolo e 18°C a Valcava e i nostri fiumi, svuotati dalla loro preziosa acqua. Per rivivere una situazione simile a questa dobbiamo riavvolgere il nastro e tornare ai “miti” inverni degli anni 90.
Quello di quest’anno è stato un inverno (almeno sino ad ora) caratterizzato dalla persistenza di un campo anticiclonico che a più riprese ha dettato legge sul comparto centro occidentale del vecchio Continente, allungandosi nel contempo verso la nostra Penisola. Ecco così che le perturbazioni atlantiche hanno continuato a scorrere a latitudini settentrionali o virare, qualora sono scese di latitudine, verso i Balcani e le nostre regioni centro meridionali.
Tra dicembre e gennaio i giorni piovosi e/o nevosi, che mediamente sono circa 14/16 (secondo il trentennio 1970/2000), sono stati 8/9, caratterizzati altresì da precipitazioni di debole o al più moderata intensità. Analizzando i dati a dicembre sono caduti mediamente tra i 20 e i 30 mm, mentre a gennaio tra 10 e 25 mm. Valori decisamente sotto le medie del periodo; basti pensare che a Orio nel trentennio di riferimento si registrano mediamente 65 mm a dicembre e 66 mm a gennaio. Se la pioggia è mancata va da sé che anche la neve è stata scarsa: le immagini delle webcam sono eloquenti. Se lo scorso anno il manto nevoso ai primi di febbraio ancora superava i 2/2.5 m a 2000m, oggi a fatica si arriva ai 60/80 cm.
Per non parlare delle temperature. A cavallo del Capodanno gran parte dell’Europa centro meridionale, nonché le nostre valli, ha vissuto una ondata di calore da record, sulla dinamica delle ondate di calore estive, con “calde” correnti nord africane che hanno portato le temperature oltre i 15°C anche sulle nostre montagne. Negli ultimi giorni, invece, ci hanno pensato le correnti di favonio a far riassaporare la primavera con picchi anche di 16/18°C.
Con la pioggia e la neve assenti le riserve idriche piangono, laghi e fiumi pure, e la campagna inizia ad accusare i primi colpi. Le ultime gocce di pioggia ( a dire il vero nemmeno troppe) le abbiamo viste il 5 gennaio, la dama bianca l’8 dicembre scorso. Ecco così che gli ultimi dati parlano chiaro: rispetto alla media 2006-2020 il bacino del Brembo segna un -75% e allargando lo sguardo anche quello del Serio è a -59% mentre il livello di riempimento del Lago di Iseo è di solo il 16%.
Quando la svolta? I modelli meteorologici non mostrano nulla di buono all’orizzonte. Anche la prossima settimana l’anticiclone detterà legge, in attesa che qualcosa inizi a cambiare verso la metà del mese, con l’arrivo finalmente delle prime perturbazioni atlantiche. Non deponiamo l’ascia, questo pazzo inverno potrebbe regalarci ancora qualche sorpresa, anche il detto lo dice: “Se i giorni della Merla sono caldi, la primavera arriva tardi…”