Maltempo, fra Zogno e San Pellegrino crollano 150 metri di ciclabile: 2 mesi per la sistemazione

Sabato mattina, nel tratto fra Ambria di Zogno e Pregalleno di San Pellegrino Terme, la piena del fiume Brembo pericolosamente alimentata dalle incessanti piogge, ha completamente distrutto una parte della ciclopedonale della Valle Brembana.
5 Ottobre 2020

Il maltempo del fine settimana ha fatto registrare diversi disagi anche in Valle Brembana. Sabato mattina, nel tratto fra Ambria di Zogno e Pregalleno di San Pellegrino Terme, la piena del fiume Brembo pericolosamente alimentata dalle incessanti piogge ha completamente distrutto una parte della ciclopedonale della Valle Brembana: 150 metri letteralmente “mangiati” dal fiume Brembo, creando disagi non solo per i cicloamatori, ma anche per i residenti.

Il crollo, infatti, ha lasciato a vista il metanodotto, fasciato e con i tubi picchettati grazie all'intervento di messa in sicurezza della Snam, oltre che alcuni fili elettrici dello stabilimento della San Pellegrino e la rottura dei tubi che trasportano l'acqua potabile da San Pellegrino alle frazioni zognesi di Spino al Brembo e Ambria. Per tamponare il disagio, Uniacque si è mossa immediatamente per servire le zone attraverso l'acquedotto della vicina Valle Serina.

Il tratto di ciclopedonale resterà chiuso fino alla sua sistemazione. “Ci vorranno due mesi, forse anche meno – ha spiegato Jonathan Lobati, presidente della Comunità Montana Valle Brembana, a L'Eco di Bergamo – Il lavoro non è complesso e necessita di essere realizzato rapidamente, anche per la presenza di importanti sottoservizi. Ad intervenire sarà la Regione con lavori per 200 mila euro”.

Sul luogo del crollo, un tratto dove non vi era alcuna scogliera, erano presenti l'assessore di Zogno Giampaolo Pesenti, il sindaco Selina Fedi, il presidente della Comunità Montana Lobati, i tecnici di Regione Lombardia e la Snam. “Il lavoro in sé – ha concluso quindi Lobati – non dovrebbe durare molte settimane. La Regione interverrà con un pronto intervento. Nell'arco di due mesi, anche meno, potremo forse tornare a percorrere pure quel tratto di pista”.

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