Mancano soltanto 40 giorni a Natale, ma la tradizionale aria festiva tarda a mostrarsi. La preoccupazione, infatti, è orientata ai primi di dicembre, quando le misure imposte dall'ultimo Dpcm cadranno: ci sarà un'ulteriore stretta o ad aspettarci sarà un allentamento? Nonostante la forte opinione di alcuni virologi che vorrebbero “approfittare del Natale per chiudere tutto”, la linea del Governo sembrerebbe virare in un'altra direzione, fatta di rimodulazioni.
Le prossime due settimane saranno decisive per definire l'andamento della pandemia e la possibilità, o meno, di tornare ad una fase di convivenza con il virus allargando le maglie. Molti presidenti di Regione hanno già intuito il percorso da seguire, tanto da aver messo in campo misure ancora più restrittive pur di arrivare al 3 dicembre con numeri decisamente migliori tali da scongiurare un prosieguo delle limitazioni.
Le ipotesi sono diverse. Si inizia dal coprifuoco, ora fissato alle 22, che potrebbe essere posticipato di qualche ora per poi essere cancellato nei giorni di festa: la misura concretizzerebbe l'ipotesi che vede nel Governo l'intenzione a muoversi in due tempi, forse con due distinti provvedimenti. Il primo riguarderebbe le chiusure e le riaperture a ridosso del Natale, che possa supportare gli esercizi commerciali profondamente segnati dall'emergenza, il successivo invece permetterebbe alle famiglie di festeggiare il Natale seppur con raccomandazioni e divieti.
L'anima commerciale del Natale è lo shopping, che secondo le ipotesi potrebbe essere permesso già dal 4 dicembre non solo all'interno delle zone gialle, ma anche nel resto d'Italia con orari contingentati oppure per fasce d'età. Nei ristoranti resterebbe l'obbligo di non più di sei a tavolo, mentre nelle case resterebbe una forte raccomandazione di concedere il cenone di Natale soltanto ai parenti di primo grado.
Se l'indice Rt si dovesse abbassare abbastanza da restare al di sotto del livello 1, allora ci sarebbe la riapertura di bar e ristoranti nelle ore serali e dovrebbero così cadere anche i divieti agli spostamenti fra regioni, a patto che non ci si debba recare in una zona rossa o arancio. Al contrario di marzo, non ci si preoccupa di un eventuale “esodo” dal Nord al Sud, ma si pensa ai ricongiungimenti familiari. Intanto l'indice Rt nelle prime “zone rosse” sta calando, seppur leggermente; la Sicilia si trova ora a poco sopra l'1%, il Piemonte è sceso a 1,3% e anche la Lombardia ruota attorno all'1,5%. Rimarrà ovviamente l'obbligo della mascherina all'esterno.