Per inaugurare la nostra nuova rubrica “Itinerari fra arte, gusto e fede” siamo andati a scoprire la chiesa di San Nicola, ad Almenno San Salvatore. Un luogo da sempre caro alla popolazione locale che, ancora oggi, invita la gente a partecipare alla sua storia
Immaginate una serie di filari di vite allineati, che fanno da scudo ai suoni della strada che si indovina dietro il verde, il rumore composto di un trattore che li attraversa, il vociare eccitato della natura che si risveglia a primavera. Siamo in Bergamasca, ma non nelle zone più note per il vino come Scanzorosciate o la Val Calepio. Siamo in Valle Imagna, perché anche qui, sui dolci saliscendi della collina Umbriana e a pochi chilometri dal fiume Brembo, da secoli crescono grappoli al sole.
Ed è proprio qui che, protetta dai filari che le fanno da quinta, inizia, secoli fa, una storia. Una storia fatta di gente comune, fedeli e frati, di sacrifici, promesse e lasciti, noti artisti e misteri. Una storia che parte sul finire del 1400, arriva fino ai giorni nostri e ora chiede di esser raccontata e continuata: è la storia della chiesa di Santa Maria della Consolazione ad Almenno San Salvatore, conosciuta ai più come San Nicola.
Nata come voto della popolazione locale per far cessare la peste nel 1483-84 (inizialmente doveva essere solo una cappella, ma il frate agostiniano Alberto da Sarnico convinse il popolo a realizzare una chiesa con un monastero annesso), la chiesa, realizzata in pietra locale, con un matroneo sopra le cappelle laterali (unica in Bergamasca) e abbellita da un soffitto di circa 1500 formelle in cotto dipinto, fu consacrata il 16 novembre 1518. E da subito entrò nel cuore della gente.
Nei primi decenni del Cinquecento le famiglie più abbienti ottennero la possibilità di avere al suo interno una cappella con relativo sepolcro (potete divertirvi a individuarli, attraverso gli stemmi delle casate, sul pavimento ancora originale) e anche per questo provvidero a realizzare undici altari sui fianchi dell’unica navata e ad arricchirli con le opere di artisti di talento come Andrea Previtali (esposto anche alla National Gallery di Londra), Gian Paolo Cavagna (che realizzò affreschi anche nella chiesa di Sant'Alessandro e in Santa Maria Maggiore a Bergamo) e Antonio Boselli.
A favore delle cappelle laterali disposero inoltre lasciti perpetui per la celebrazione, talvolta giornaliera, delle messe. Ma fra i devoti non c’erano solo ricchi: persone di ogni ceto sociale facevano offerte e lasciavano in eredità denaro per opere di culto e per l'abbellimento dell'edificio. A testimonianza dell’arricchimento del monastero il fatto che, a un secolo esatto dalla posa della prima pietra, gli Agostiniani eremitani decisero di dotare la chiesa di un organo, oggi il più antico della provincia. E la situazione era tale che poterono commissionarlo agli Antegnati, maestri bresciani del Rinascimento e simbolo dell'eccellenza della tradizione organaria classica italiana. Mica male per quella che era “solo” una chiesa in un angolo remoto del territorio bergamasco.
L'Organo Antegnati
Il tempo passò, non senza nuovi splendori, problemi (nel 1630 tornò la peste e il culto per San Nicola da Tolentino fu tale che si iniziò a chiamare così la chiesa) o fatti che turbarono lo svolgimento della vita monastica come quando, nel 1628, il priore Emilio Bottani fu assassinato nel chiostro da ignoti e alcuni frati furono pesantemente sospettati di essere i responsabili del delitto. E oggi? A distanza di secoli, qual è la situazione? I frati, su volere della Repubblica veneta che nel 1772 soppresse diversi piccoli monasteri bergamaschi, hanno abbandonato chiesta e convento. Ora in campo c’è la Fondazione Lemine, capofila di una serie di realtà (la parrocchia, l’amministrazione comunale, il comitato San Nicola e la famiglia Lurani Cernuschi, composta dai discendenti del nobile Paolo Defendo Vitalba che nel 1773 comprò all’asta il complesso) che si spendono per la salvaguardia, il mantenimento e la promozione del luogo.
A loro si deve la candidatura ai “Luoghi del cuore 2017” del Fai e il relativo trionfo: con quasi trentamila voti San Nicola si è classificato sesto a livello nazionale e secondo in Lombardia. “Un risultato incredibile – spiega il presidente della Fondazione Giulio Mauri – che ancora una volta racconta il forte legame della popolazione con San Nicola e che ha permesso di ottenere dal Fai un contributo di 30mila euro per avviarne il recupero. Purtroppo il denaro non è sufficiente per procedere con i lavori necessari per la messa in sicurezza del tetto, del campanile, delle campane, per la realizzazione di un nuovo impianto di illuminazione e soprattutto per il recupero del meraviglioso soffitto in cotto, decorato con motivi floreali e astri e una delle principali attrazioni di questa chiesa”.
Per questo è nata la campagna di crowdfunding “Adotta una formella”: basta una donazione di 100 euro per adottare una mattonella e contribuire così recupero di questo gioiello. Un’occasione per sentirsi parte di una storia millenaria che, fra l’ombra e il profumo di quei filari, parla di bellezza, fede e amore per il territorio.
La curiosità
Il vino che veniva già ricavato dai frati (avevano creato una piccola cantina), oggi è prodotto dall’azienda agricola Lurani Cernuschi che ha sede nel convento. E due etichette sono proprio dedicate alla chiesa: San Nicola e Rosa di San Nicola.
Il mistero su cui indagare
Una volta all’interno dell’edificio restate ad ammirare il cielo di formelle fatto di fiori, astri, scritte e colori. Attenti però che fra di essi si nasconde un volto. Chi è? Qualcuno sostiene che, come erano soliti fare molti artisti, colui che realizzò il soffitto abbia voluto firmare la sua opera mettendoci letteralmente la faccia.
Quando visitarla
Apertura con ingresso gratuito da martedì a venerdì, 14.30-17.30, sabato 10.00-12.00 e 14.30-18.00, domenica 10.00-12.00 e 14.30-18.00. Per ulteriori informazioni visitare il sito www.antennaeuropeadelromanico.it
Come adottare un formella
Effettuando un bonifico alla Fondazione Lemine (IBAN IT28 T 05034 52510 000000005453): la donazione è deducibile secondo la normativa vigente; direttamente presso la chiesa di San Nicola, la Biblioteca di Almenno San Salvatore o la sede della Fondazione Lemine (accanto alla Rotonda di San Tomè in Almenno San Bartolomeo). I donatori sono pregati di confermare la donazione scrivendo a info@fondazionelemine.eu: saranno contattati per avere un omaggio a ricordo dell’offerta.