Secondo numero della rubrica dedicata alla salute a cura della Farmacia Visini di Almè. In questa seconda puntata il dott. Michele Visini spiegherà il significato di “influenza” e chi dovrebbe vaccinarsi.
Si avvicina l’inverno e con esso lo spauracchio delle malattie stagionali: ne abbiamo già parlato nella scorsa edizione di questa rubrica affrontando in modo allargato il tema delle strategie di prevenzione contro le patologie invernali (LEGGI QUA). Certamente la parola che da qui a primavera, in tema di malanni di stagione, sentiremo pronunciare, non solo da parte di noi addetti ai lavori ma anche a livello di organi di informazione, sarà “influenza”.
Credo si possa affermare senza timore d’esser smentiti che per la maggior parte dei casi si tratterà di un abuso, ossia di un uso improprio, di questa parola riferendosi a sintomi vari che vanno dalla tosse, al mal di gola, alla febbre, al raffreddore, alla spossatezza ecc… Chi più, chi meno, tutti noi da qui a primavera affronteremo in una o più occasioni uno o più di questi sintomi, insieme, in sequenza, separati, in vario modo. Difficile pensare di poter fare di tutta l’erba un fascio, ma l’esperienza diretta in farmacia dice che la tendenza molto comune in questi casi è definirsi “influenzati”.
La realtà è ovviamente diversa: l’influenza è una malattia stagionale molto ben definita, imputabile ad un virus presente in differenti ceppi (da qui la possibilità di potersi ammalare anche per chi si è vaccinato!): il virus dell’influenza! Questo microrganismo molto facilmente trasmissibile da un individuo ad un altro determina stati di forte spossatezza, dolori a tutte le ossa, febbre solitamente piuttosto alta al punto da costringere l’individuo a starsene a letto a riposare e solitamente nulla più!! Nei giorni in cui l’individuo affronta il decorso, di solito benigno, dell’influenza, le sue difese immunitarie si abbassano in modo significativo, per cui in quel momento possono sovrapporsi tutta una serie di patologie parainfluenzali, causate da altri microrganismi batterici o virali, del tutto differenti rispetto al virus dell’influenza e quindi, come tali, del tutto non interessati dall’eventuale vaccinazione eseguita.
Se, dunque, analizziamo la questione da questo punto di vista emergono alcuni elementi su cui soffermarsi:
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Vaccinarsi contro il virus dell’influenza non esclude la possibilità di ammalarsi e contrarre uno o più differenti microrganismi batterici (ad esempio Streptococco, Stafilococco, Klebsiella, manifestando stati di malattia a carico solitamente dell’albero respiratorio come Bronchiti, Tonsilliti, Faringiti, Polmoniti, ecc…) oppure virali (il più comune: il virus del raffreddore);
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La vaccinazione antinfluenzale non esclude, ma certamente riduce, le probabilità statistiche che l’individuo possa contrarre le malattie di cui sopra per effetto dell’abbassamento delle difese immunitarie durante il decorso influenzale: in tal modo si può ipotizzare una riduzione significativa del rischio di un peggioramento degli effetti dell’influenza non in modo diretto ma per effetto delle patologie parainfluenzali
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L’eventuale sovrapposizione di patologie parainfluenzali e il conseguente peggioramento degli effetti del decorso influenzale suggerisce e consiglia la vaccinazione in tutti quei casi in cui appare opportuno evitare tale evenienza
VACCINO ANTINFLUENZALE:
Proverò a spiegare in termini più semplici possibili un concetto non del tutto facile da comprendere. Il virus dell’influenza si presenta come una sorta di sfera chiusa, all’interno della quale sono conservate le parti del microrganismo responsabili dei sintomi della malattia; al suo esterno il virus presenta invece le parti strutturali (gli “antigeni”) responsabili del contagio.
Il vaccino antinfluenzale viene realizzato selezionando alcuni ceppi, ossia alcune tipologie, di virus isolati negli anni precedenti in diverse parti del mondo; i virus vengono resi innocui (“inattivati”) mantenendo però la loro cosiddetta “batteria antigenica”, ovvero la loro “struttura esterna” che determina la possibilità di essere riconosciuti dall’organismo ospite come elementi estranei contro i quali sviluppare difese specifiche, ovvero gli “anticorpi”: tali anticorpi, specifici contro questi ceppi virali, in caso di contagio con virus influenzali che presentino caratteristiche antigeniche (ossia la “corazza esterna”) simili ai ceppi presenti nel vaccino, riconosceranno il microrganismo come nemico e contro di esso smuoveranno le batterie di difesa. I virus, come tutti i microrganismi patogeni, hanno la capacità di mutare: da qui la possibilità che la vaccinazione possa essere inefficace o solo parzialmente efficace nei casi in cui il virus che si è diffuso in una parte della popolazione possa essere andato incontro ad una mutazione che ne abbia modificato in modo più o meno significativo la struttura al punto da non essere più riconoscibile (o esserlo solo in parte) da parte dell’ospite. Sono questi i casi in cui essersi vaccinati non elimina il rischio di ammalarsi.
Esistono differenti tipologie di Vaccino: la più comune presente in commercio associa nella medesima preparazione quattro differenti ceppi (viene definito “vaccino quadrivalente” ) elencati, per tipo e provenienza, sul retro della confezione; tali virus vengono sottoposti ad un processo di rottura che ne conserva la struttura senza conservarne però la virulenza.
La vaccinazione antinfluenzale è dunque consigliata per tutte quelle categorie di popolazione che non possono permettersi di affrontare serenamente gli effetti dell’influenza, soprattutto per le potenziali conseguenze a carico dell’organismo ma anche per esigenze di ordine pratico legate per esempio all’attività lavorativa.
Nel primo caso parliamo soprattutto di pazienti (soprattutto anziani) con una storia precedente o attuale di problemi respiratori cronici, di cardiopatie, di diabete scompensato o poco compensato: la forte febbre causata dall’influenza può generare stati di disidratazione e debilitazione con perdita di liquidi ed elettroliti che devono essere reintegrati. Inoltre le eventuali patologie parainfluenzali potrebbero richiedere cure antibiotiche pesanti che andrebbero a sovrapporsi ad un quadro già complesso. E’ chiaro che tanto più forte è la fibra dell’individuo interessato, tanto meno complesso e problematico potrà risultare il decorso influenzale e quindi tanto meno consigliato e opportuno potrà essere il vaccino.