Salendo in Valle Imagna, uno dei primi paesi che fa capolino fra distese, colline e boschi è Almenno San Bartolomeo, il paese più popoloso – ad oggi – dell'intera valle e uno dei centri territorialmente più estesi. Intrecciato nelle origini al “fratello” Almenno San Salvatore, offre una ricca storia, soprattutto dal punto di vista di crescita demografica e sviluppo economico fra i più evidenti ed importanti della zona.
Il paese è diviso in otto frazioni: Carosso, Albenza, Barlino, Campino, Canova, Carobais, Cascine d’Agro e Longa. Con i suoi 6302 abitanti è al momento il centro più popoloso di tutta la Valle Imagna: il picco demografico degli ultimi anni è il più alto mai registrato nella storia del Comune (in poco più di 30 anni la popolazione è quasi raddoppiata: si è passati dai 3.700 abitanti nel 1982 agli oltre 6 mila di oggi) . Il suo nome deriva da “Lemine”, il paese originario che comprendeva entrambi gli Almenno. Il toponimo ha origine incerta, forse romana, ed era utilizzato per indicare quel vasto comprensorio territoriale che si sviluppò sulla sponda occidentale del Brembo e comprendeva la Val Brembana fino al confine con la Val Taleggio, la Valle Imagna, incuneandosi a sud nella cosiddetta Isola bergamasca, tra l’Adda e il Brembo, fino all’attuale territorio di Brembate.
Nel corso del tempo, la sua denominazione subì diverse variazioni: nel 1797, il Comune prese il nome di “Comune di Almenno San Bartolomeo con Albenza” grazie ad una legge, che sancì anche la nascita del Comune di Barzana, staccatosi in parte da Almenno e in parte da Palazzago. Nel 1801, i Comuni dei due Almenno vennero uniti temporaneamente, fino al 1804 quando i due “fratelli divisi” tornarono ad essere autonomi. Nel 1810 vennero aggregati nel Comune Clanezzo e Ubiale: tuttavia questa notizia non è certa, perché potrebbe trattarsi di un errore di trascrizione e il Comune aggregante essere il vicino San Salvatore. Nel 1812 un decreto prefettizio stabilì la nuova riunione dei due Almenno, che si divisero nuovamente quattro anni dopo, staccando anche Ubiale e Clanezzo. Da allora, nel 1816, la situazione è rimasta immutata e il Comune di Almenno rimase sempre autonomo.
La storia di Almenno San Bartolomeo parte da Lemine, un paese medioevale dalla grande valenza storica, culturale e artistica grazie alle sue innumerevoli opere e capolavori romanici, che riuniva quelli che ora sono i due Almenno sotto una unica comunità. Nel 1368, al tempo di guelfi e ghibellini, iniziavano già i primi presagi di divisione del paese: Lemine inferiore, una zona pianeggiante e guidata dai ghibellini e Lemine superiore, collinare di stampo guelfo. Con la distruzione di Lemine inferiore nel 1443, ci fu una riunione fra i due versanti. Ma la scissione definitiva avvenne il 30 marzo 1601, circa due secoli dopo, probabilmente a causa di liti d'interessi continuate anche nei secoli successivi. Da qui inizia la storia di Almenno San Bartolomeo come territorio autonomo. Nel 1600, poco dopo la divisione, nel paese vivevano 998 abitanti, di cui 10 sacerdoti, 2 diaconi e un sottodiacono.
Tra la fine dei Seicento e l'inizio del Settecento, la “Commissaria Vignola” (una benefattrice), promosse la scuola nei due Almenno, con diversi maestri e maestre assunti dalla commissione per insegnare ai bambini e alle bambine almennesi a leggere e scrivere, un'opera importantissima in un tempo in cui le scuole, di fatto, non esistevano e l'educazione scolastica era inesistente con un tasso di analfabetismo elevatissimo. Dopo il 1783 fino al 1804 furono attivi ad Almenno ancora sei maestri, dopodiché la scuola fu riunita nel Convento dei Cappuccini di Almenno S. Salvatore in cui insegnavano i frati. Le bambine, invece, erano seguita da due maestre, una per Almenno S. Bartolomeo e una per S. Salvatore: si tratta, questa, di una grande innovazione in un paese così piccolo, che ha saputo però dimostrarsi proiettato al futuro, permettendo un'educazione anche alle bambine in un periodo di emarginazione nei confronti delle donne.
Nel 1600, i nostri territori erano governati dal 1428 dalla Repubblica di Venezia, fino a quando fu travolta dalle truppe di Napoleone nel 1797. La dominazione veneta aveva assicurato una certa tranquillità e prosperità anche ad Almenno, almeno fino a quando le truppe napoleoniche avanzarono in Lombardia. Anche ad Almenno, come nel resto della bergamasca, la situazione non era vista di buon occhio, soprattutto dopo l'innalzamento dell'”albero della libertà”, simbolo di rivoluzione. Nel 1797, anche la Valle Imagna insorse al grido di “Viva San Marco” e il suo popolo si unì a quello della Valle Brembana in una marcia verso la città, mentre ad Almenno l'albero venne bruciato.
UN PAESE CONTADINO – L'azione finì, però, in malo modo e portò al saccheggio del paese valdimagnino da parte dei soldati francesi. Durante il Settecento, Almenno era un paese contadino dall'economia contadina e dominata da alcune famiglie, proprietarie di terreni: un'economia che resterà tale fino alla fine degli anni Cinquanta, quando muterà lentamente in industriale con conseguente abbandono dei campi. La popolazione nel 1714 era di 998 anime nella parrocchia di S. Bartolomeo e di circa 200 in quella di Albenza, dove sorge la chiesa di S. Rocco in Albenzia. Verso la fine del secolo, qui vivevano invece 245 persone, mentre nel 1784 a S. Bartolomeo incrementarono a 1206. Il centro storico ruotava attorno alla chiesa e al Comune, con frazioni sparse qua e là in mezzo ai boschi. C'erano strade dove passavano i carri, ma la maggior parte della viabilità era costituita da sentieri e mulattiere che collegavano le varie “Cà”.
Nell'Ottocento, al governo della Serenissima succedette quello degli Austriaci, che suddivisero la Lombardia in provincie e Comuni. Ma il malcontento dilagava e ci furono delle rivolte: anche Almenno fu interessata dalle vicende del momento, divenendo teatro di una rivolta nel 1848. Sul monte Albenza un gruppo di insorti, capitanati da Federico Alborghetti di Mapello, tennero per alcuni mesi in scacco le truppe austriache con la “Guerriglia di Palazzago”. Il 5 novembre l'aiutante di Alborghetti, Luigi Leali, scese ad Almenno con cannoni di fuoco e mortaretti spaventando gli austriaci, che si ritirarono. Nel 1859 iniziò la seconda Guerra d'Indipendenza, che portò alla successiva sconfitta degli austriaci prima e all'istituzione del Regno d'Italia poi, in seguito alla famosa spedizione dei Mille: fra le file garibaldine ci fu anche un abitante di Almenno San Bartolomeo, Giuseppe Enrico Gualandris.
LE GUERRE MONDIALI – Arrivò il Novecento e con lui le due Guerre Mondiali. Numerosi almennesi furono chiamati alle armi e mandati al fronte a combattere quel conflitto logorante sia per i soldati che per le donne rimaste a casa. Per loro, fu istituito un comitato di soccorso nei Mandamenti di Almenno, Piazza e Zogno. Nel cuore del secondo scontro mondiale, numerose persone scapparono dalle città più colpite, per rifugiarsi in luoghi ritenuti “non a rischio”: anche ad Almenno giunsero diversi sfollati, circa 300 nel dicembre del 1944. Subito dopo la seconda Guerra Mondiale, Almenno San Bartolomeo era ancora un paese contadino di circa 2500 abitanti, disperso fra le sue numerose frazioni. Da allora, il paese subì un boom demografico, soprattutto grazie alle numerose aziende industriali instaurate nei territori di questo centro in continua espansione. Boom che continua ancora oggi.
LE CHIESE DI ALMENNO – Patrimoni storici indiscutibili, Almenno ha posseduto – fra presente e passato – ben 21 fra chiese e cappelle ricche di tesori artistici. Attualmente, in paese ci sono 17 chiese e 4 cappelle, distribuite nelle varie frazioni: la più importante e famosa è la Chiesa di San Tomè, alla pari con la Chiesa parrocchiale di San Bartolomeo. La rotonda di San Tomè, nei secoli oggetto di litigi fra i due Almenno, è un vero e proprio gioiello architettonico, testimone diretto della meravigliosa arte romanica che quei territori offrono. La Chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo è, attualmente, al suo quarto rifacimento di tre chiese già esistenti: quella che vediamo oggi sorse dal 1783 al 1820. In stile impero con qualche accenno barocco, è dedicata a San Bartolomeo, da cui prende il nome anche Almenno.