Stare in Valle si racconta – Lavoro e disabilità: giropizza all’Acquario per finanziare progetti

La serata del 28 Luglio la Lavorare Insieme, Cooperativa Serena e Pasticceria Acquario protagonisti di un evento di raccolta fondi finalizzato al finanziamento di progetti di inserimento lavorativo per persone con disabilità.
5 Settembre 2019

La Serata del 28 Luglio la Lavorare Insieme Cooperativa Sociale (con il suo Servizio Territoriale Disabili Stare in Valle di Sant’Omobono Terme), La Cooperativa Serena (con la sua band del CSE per l’Autismo di Bergamo) e la Pasticceria Acquario, sono stati protagonisti di un evento di raccolta fondi finalizzato al finanziamento di progetti di inserimento lavorativo per persone con disabilità.

E’ stato proposto un giro pizza con musica dal vivo, sia all’interno che all’esterno del locale. Erano presenti circa 150 persone, che hanno gustato svariate tipologie di pizza proposte dalla pasticceria, ascoltato buona musica proposta dalla band “Free Solo” e sono state servite da tanti volenterosi camerieri, tra i quali due ragazzi con sindrome di down che, dopo avere frequentato un breve percorso formativo presso il ristorante “dal Burbero” di Valbrembo (sotto la guida di Laura, che di seguito si racconta …) hanno avuto modo di sperimentarsi in prima persona all’interno di un contesto lavorativo.

Di seguito il racconto di Laura Carpentieri, Coadiuvante Tutor Ristorante Dal Burbero di Valbrembo, madre di Bruno, bambino di quasi 6 anni con Sindrome di Down, che ha supportato i due ragazzi nel percorso di preparazione al servizio durante l’evento, all’interno della sua attività.

“Le esperienze che offrono un reale confronto col mondo del lavoro per le persone disabili sono rare – spiega Laura –; le cause sono molteplici e sempre correlate fra loro. La famiglia è l’humus dentro il quale ci forgiamo tutti, il mondo fuori è quello nel quale nulla ci viene regalato. Fuori saremo forti e capaci di adattarci quanto più la famiglia ci avrà spinto verso la fatica della vita. Questi sono i principi che mi spingono ad affrontare la sfida del cambio culturale quando metto a disposizione la mia professionalità per le persone con disabilità, con due obiettivi. Innanzitutto insegnare a chi guarda da fuori (clienti, colleghi di lavoro e i cosiddetti operatori) a vedere prima la persona e non la disabilità, considerando al primo gradino sempre l’atteggiamento professionale. Certamente ognuno per quello che può, che di sicuro non sono io a stabilire, ma il mio “allievo” a dimostrare. Poco ma buono…fino al molto ed ancora migliore”.

“La prima naturale selezione – sottolinea Laura – la fa proprio “il bagaglio” della famiglia e di quella la spinta ad affrontare il mondo che si dimostra ancora più ostile quando a doversela cavare è una persona che di difficoltà ne ha più delle altre . Vanno dati tempo, spazio e fiducia. L’altro obiettivo è quello di dare alla persona che mi si affida la possibilità di sfidare se stessa mettendo a nudo la propria condizione. Grazie all’impegno ed alla grande disponibilità di titolari come Diego della pasticceria Acquario, si cerca di dare a chi ne ha i requisiti la concreta possibilità di entrare nel mondo del profitto alla pari con le dovute strategie e cautele”.

“L’evento del 28 luglio è stato un inizio – prosegue la tutor –, un tentativo per sondare il terreno, così come una opportunità per noi titolari di metterci in discussione e per collegare la nostra operatività. Personalmente credo che la valorizzazione della diversità sia possibile solo attraverso la massima serietà d’intento. Ovviamente non tutti sono adeguati al lavoro il quale implica per prima la capacità di saper essere e non quella di saper fare. È pertanto doveroso non precludere le strade a chi invece ha tutte le carte in regola per imparare e crescere. Il mestiere della ristorazione è spesso ritenuto quello più alla portata delle persone disabili, mentre invece così non è. È necessario ripristinare il concetto di professionalità senza il quale si dà spazio a piccole isole di buonismo e pietismo che creano false aspettative e sono sottese da principi contrari a quelli del rispetto della dignità della persona in una società che si denomina civile. Dare i contentini è pericoloso e umiliante, mettersi in gioco è un impegno severo e gravoso, sempre pienamente ripagato di ricchezza umana”.

“Grazie al supporto di un collega come Diego – conclude Laura – confido nella reale possibilità di creare serie opportunità di formazione per chi davvero lo merita, oltre che creare una nuova e più consapevole visione delle cose, soprattutto, come detto all’inizio, per cominciare a vedere prima la persona e poi la disabilità: cambio di prospettiva necessario per tutti, a partire dai genitori.

Resta davvero poco da aggiungere alle parole di Laura … Non ci resta che concludere ringraziando Diego e Laura per la preziosa opportunità che è stata rivolta ai nostri ragazzi. Auspichiamo che questo evento rappresenti un punto di partenza verso quel cambiamento culturale per il quale ogni giorno lavoriamo, con fatica ma con altrettanta tenacia, per la valorizzazione sociale della disabilità e della fragilità, affinché siano considerate una parte del mondo (e non un mondo a parte).

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