Ad Almenno San Salvatore sorge una chiesa meravigliosa, ricca di affreschi dall'antico pregio e dalla caratteristica facciata a doppia coloritura. Ma ciò che meraviglia i visitatori della affascinante chiesa di San Giorgio in Lemine non è l'architettura o le sue opere d'arte, bensì la presenza di una particolare ed antichissima reliquia, posizionata alla vista dei fedeli: la costola di un drago.
Non esiste una documentazione certa sulla nascita di questa chiesa, ma ciò che è certo è che nel 1171 risultava già fondata dal vescovo di Bergamo. Costruita in due momenti differenti della storia, San Giorgio vide il suo massimo splendore dalla seconda metà del XIV secolo alla prima metà del XV, quando i conflitti sempre più accesi fra guelfi e ghibellini spinsero i cittadini a privilegiarla per via della sua posizione facendola diventare fulcro dell'attività religiosa e comunitaria dell'epoca.
Nel 1630, durante il periodo della peste “manzoniana”, grazie alla sua posizione isolata San Giorgio divenne la “Chiesa dei Morti”, ovvero il luogo in cui vennero seppelliti centinaia di defunti a causa della pestilenza. Mantenne la sua funzione anche dopo la fine della peste e grazie a questa “devozione” la maggior parte dei suoi preziosi affreschi ancora oggi visibili si salvarono dall'incuria negli anni.
La figura di San Giorgio era molto diffusa ai tempi: secondo la tradizione, il Santo sconfisse un drago – simbolo del maligno – per proteggere la principessa. Le sue gesta sono raccontate anche negli affreschi all'interno della chiesa di Almenno San Salvatore. Ma ciò che più conquista l'occhio è la reliquia per cui è diventata famosa la chiesa almennese: una grossa costola, che secondo la leggenda apparterrebbe proprio al drago sconfitto dal Santo.
La leggenda narra che questo enorme drago fosse vissuto in quelle zone, tanto da avere la propria tana vicino al fiume Brembo. La creatura provava gusto nel terrorizzare i contadini che vi abitavano, facendo strage di tutto ciò che incontrava sul suo cammino e ammorbando chiunque con il suo tanfo asfissiante. La storia andò avanti fino all'arrivo del prode cavaliere San Giorgio, che sconfisse il drago riportando pace e serenità in quelle terre. Per celebrare l'impresa, una costola della bestia alata venne conservata ed esposta nella chiesa, per essere mostrata a tutti i fedeli come segno di ringraziamento.
In realtà, l'osso non è di drago, bensì di balena: secondo gli studi condotti sulla reliquia, pare che abbia ben 5 milioni di anni. Ma come ci è finita ad Almenno San Salvatore? La causa è da ricercare nell'antica struttura della Terra. Un tempo, infatti, la maggior parte dell'Italia era completamente sommersa da un caldo mare tropicale, in cui nuotavano squali, delfini, pesci di ogni tipo e – appunto – balene. Un altro osso simile si trova a pochi chilometri di distanza, nel Santuario di Sombreno a Paladina: un'ulteriore prova che la zona fosse abitata, milioni di anni fa, da questi enormi cetacei.
(Fonte immagine in evidenza: fondazionelemine.eu)