Cosa hanno in comune la fotografia, la musica e la fredda neve dell'alta montagna? La risposta è in realtà un nome: Michelangelo Oprandi. Classe '65 e residente a San Pellegrino Terme, Michelangelo è una persona poliedrica, a “tutto tondo” come si suol dire, che – guidato dalla voglia di scoprire e imparare cose sempre nuove – ha saputo nella sua vita circondarsi di stimoli ed input che lo hanno portato, oggi, a fare delle sue passioni un lavoro a cui dedicarsi con talento e passione.
Ma partiamo dall'inizio. Il Michelangelo di “oggi” arriva da un passato sportivo, costellato di competizioni di sci alpinismo e sky running in cui ha eccelso sia a livello nazionale che internazionale, portandolo ad ottenere anche alcuni premi e registrare dei record ancora imbattuti. Fra questi, la salita in 1h 48'' e 49'' nelle Orobie Brembane da Carona al Pizzo del Diavolo, percorrendo la via Baroni nel 2006 insieme al maratoneta Davide Milesi. Ma è in gioventù che Michelangelo scopre una nuova attività: la guida alpina.
“Io mi definisco una guida alpina 'per caso', perché questa non è la mia unica attività – racconta – Fin da ragazzino mi sono dedicato alle corse in montagna e allo sci alpinismo. Ho conosciuto poi dei valtellinesi, alcuni dei quali erano guide alpine: questo ha acceso in me qualcosa, che poi è diventata quasi una sfida oltre che una possibilità lavorativa. Durante il mio percorso ho fatto conoscenza con Simone Moro, ora un mio caro amico. Abbiamo fatto tante cose insieme e abbiamo viaggiato molto, i periodi insieme sono per me molto importanti”.
Da circa 18 anni, collabora con una scuola di sci a St. Moritz, in Engadina, dove accompagna gruppi di bambini in montagna. “Si sta fuori – spiega Michelangelo – d'estate andiamo ad arrampicare e a dormire al rifugio. Amo la Svizzera, amo l'Engadina: per me è una vera e propria seconda valle. Facendo la guida alpina, hai la possibilità di conoscere tanti valligiani nel mondo. E una delle cose che li accomuna, specialmente in una valle 'stretta' come la nostra, è che la valle diventa un prolungamento di casa tua e ti attacchi sentimentalmente ai tuoi luoghi. L'Engadina la sento proprio come una mia seconda casa, mi ci sono affezionato. Ma ci è voluto tempo”.
Da qualche tempo a questa parte, però, la vita di Michelangelo è mutata. Un 'ritorno alle origini', le passioni latenti nate in tenera età si prese il proprio spazio e ora sono due fra le principali occupazioni. Non è raro vederlo in giro con la macchina fotografica sotto braccio, magari fra le fredde nevi montagne, a cogliere l'attimo giusto per una foto sì bella, ma che sappia anche raccontare qualcosa. “Ho uno stretto rapporto con la fotografia ed i video fin da quando ero piccolo, sono stato uno di quelli a cui piaceva sperimentare – racconta – Per cui ecco che mi dilettavo con filmini, interviste e reportage della mia frazione. Quando poi ho iniziato ad andare in montagna, è diventata una cosa naturale per me iniziare a ritrarre anche certi paesaggi e realtà”. Alla domanda su quali siano i suoi soggetti preferiti, risponde: “un po' tutto. Reportage, posti, situazioni. La fotografia ha molti campi. Ora mi occupo di scattare foto per cataloghi di agenzie internazionali e per progetti anche locali”.
Nel 1998, partecipa al Camel Trophy in Patagonia – Tierra del fuego, una storica manifestazione all'epoca molto riconosciuta che nell'edizione di quell'anno partì con 19 equipaggi dal Cile, a Santiago del Cile, fino in Argentina a Ushuaia – la città più a sud del Paese. “Tramite dei mezzi di trasporto sportivi, come la jeep ed il kayak, bisognava trovare dei punti con le coordinate GPS – spiega Michelangelo – Ho fatto le selezioni nazionali e sono passato. Successivamente ho partecipato a quelle internazionali e sono diventato uno dei due che ufficialmente rappresentavano l'Italia, insieme ad un'altra persona di Ivrea”.
La musica è la seconda grande passione di Michelangelo, ereditata in particolare dallo zio che, nel corso della sua vita, ha registrato più di 2.500 canzoni del folklore locale. “Io sono cresciuto nel mondo della musica – racconta – ho sempre avuto in mano strumenti per 'strimpellare' grazie, anche e soprattutto, ai miei zii”. Il suo focus è principalmente nei confronti della musica folk. “In quest'ambito ho sempre macinato – spiega Michelangelo – Come dico sempre io, 'il folk non è studiabile': è come una lingua, o ci sei nato altrimenti, nonostante lo studio, non riuscirai forse mai a comprendere certe cose apprendibili solo a livello culturale”.
Musicista dai mille suoni e strumenti, dopo i primi gruppi di gioventù fonda insieme ad un amico i “Colour Sound”, un complesso di musica anglosassone. Allo stesso tempo, per soppesare alla mancanza di studi di registrazione, decide di aprire il proprio piccolo studio. “Da qui è cominciata la mia attuale avventura musicale – racconta Michelangelo – Fra le diverse cose che ho realizzato, una che porto nel cuore è quando ho musicato le ultime dieci poesie in bergamasco che mio zio ha scritto prima della sua dipartita e le ho fatte interpretare a Luciano Ravasio. È stata un'esperienza bellissima”.
Nello studio inizia anche ad arrangiare brani e musica per agenzie internazionali di tutto il mondo. “La musica, al giorno d'oggi, si fa in modo diverso e viene usufruita in modo diverso – afferma – Suono la chitarra, ho la cassa a pedale, il flauto irlandese, l'armonica a bocca e appoggio gli accordi alla tastiera. Scrivo pezzi, ho musicato poesie bergamasche e mi piacciono moltissimo quelli che sono il popolare e la tradizione, quello che viene dall'anima. Quello che è l'anima del folk, la musica che viene dalle persone e dalla terra. Anche se mi piace un po' tutta la musica, quando viene dal cuore”.
Michelangelo non si definisce un professionista. È poliedrico e curioso. “Mi è sempre piaciuto il concetto in generale di polivalenza – spiega – Questo pensiero forse permette di arrivare al risultato senza quella 'marcia in più'. Personalmente preferisco 'pagare' la mancanza di quella marcia a favore della polivalenza, che mi permette di viaggiare trasversale a tante cose. Una cosa che ritengo importante nella vita è che bisogna essere sempre principianti in qualcosa: se tu, in qualsiasi momento della tua vita, ti approcci come un principiante, tutto si ridimensiona. Ti stimola ad essere sempre un ragazzino, perché ti abitua ad essere sempre un principiante con la voglia di fare e la voglia di imparare. Io non mi ritengo un professionista. Mi emoziono quando faccio le cose che piacciono a me ed emozionano gli altri”.
E se qualcuno lo avesse mai accusato di non essere una persona che sa stare fissa su un campo, Michelangelo risponde: “sì, sembra che salto da una cosa all'altra, ma il mio obiettivo nella vita è riuscire a vivere di cose che mi piacciono e mi soddisfano. Secondo me la vera ricchezza non è il vero guadagno, ma sta nel tempo libero, nella libertà di poter fare quello che vuoi e vivere con le cose che tu faresti comunque perché ti piacciono. Significa anche lasciarti portare un po' dalla vita, dalla bellezza di essere in giro, con la propria macchina fotografica, nella leggerezza di non sapere per un attimo dove si sta andando ma assistendo semplicemente a ciò che ci circonda”.