Rinascita. Ultimamente, chissà quante volte abbiamo sentito questa parola per strada o in televisione. Anche per la nostra rubrica è giunto il tempo di tornare a occuparsi dei nostri allevatori, artigiani e agricoltori, che in questi mesi di stop hanno lavorato, forse ancora più duramente, per accudire i loro animali e curare i loro coltivi. E, come se non bastasse, i capricci del meteo hanno ulteriormente appesantito una situazione già di per sé complicata.
Ci sarebbero tutti gli elementi per scrivere un articolo di lamentele e piagnistei, e difficilmente qualcuno potrebbe darci torto. E proprio mentre stiamo iniziando a raccogliere l’elenco di tutti i disastri di quest’infausto anno, un’immagine potente inizia ad albergare nella mia testa. Le mani di mio nonno, “ol Piero barbèr” di Rizzolo. Me le ricordo ruvide, solcate da profondi tagli, che si riempivano di terra ogni volta che si chinava nell’orto per piantare o raccogliere. Mani gentili e mai ferme, pronte a stringere e ad aprirsi seguendo i ritmi della terra. Ed è proprio pensando a queste mani che abbandoniamo ogni proposito di scrivere di cose che non vanno, convincendoci così a parlare veramente di rinascita.
Al fine di dare un riscontro concreto al nostro proposito, ci rechiamo a Selino Alto, frazione di Sant’Omobono, per incontrare Fiorenzo Cavagnera, ventitreenne titolare dell’azienda agricola “La Selva dei Fungù”. Fiorenzo, oltre a portare avanti l’azienda con la sua famiglia, è uno studente iscritto alla facoltà di Scienze Naturali dell’Università Statale di Milano; teoria e pratica, insomma: “L’idea che cerco di portare avanti è di un’agricoltura che deve sapersi inserire nel territorio in maniera armoniosa – ci precisa subito Fiorenzo – ed è una cosa a cui tengo molto; è un’attività che è diventata parte della nostra vita famigliare. Spero che gli studi mi aprano delle ulteriori possibilità sempre nel campo della salvaguardia dell’ambiente, in particolare quello legato agli ecosistemi di acqua dolce di cui sono molto appassionato.”.
Dopo questa presentazione, la nostra curiosità cade sulla denominazione dell’azienda. “Abbiamo scelto questa denominazione in omaggio al nome anticamente attribuito all’appezzamento di terreno dove sorge l’azienda (i Fungù) e alla presenza di una secolare selva castanicola.”
Domandiamo cosa possa spingere un giovane a cimentarsi in un’attività imprenditoriale del genere. “La mia passione è nata grazie ai miei genitori, che hanno aperto l’azienda nel 2012. Poi, una volta terminato il mio percorso di studi presso l’istituto agrario Mario Rigoni Stern di Bergamo, ho pensato di poter contribuire con azioni concrete al miglioramento dell’azienda.
La produzione dell’azienda è molto varia, e spazia dalla coltivazione frutta selvatica e locale trasformata in confetture, “Tra i nostri prodotti quelli più particolari, molto apprezzate sono la crema di castagne e le confetture di rabarbaro e menta, sambuco, zucca mele e zenzero”, all’allevamento di razze animali particolari: “In azienda, come pollame da uova abbiamo galline Livornesi. Inoltre, alleviamo bovini di razza Jersey, di cui trasformiamo il latte in diversi prodotti caseari nel piccolo laboratorio aziendale, e conigli da carne della razza rossa di Nuova Zelanda.”.
Perché queste razze particolari? “Le razze sono state scelte per la rusticità e l’adattabilità all’ambiente di montagna, ma anche per la qualità superiore delle produzioni e il fatto che siano poco diffuse in loco.” La vita di Fiorenzo è, probabilmente, un po’ diversa rispetto a quella dei suoi coetanei; l’azienda necessita, infatti, di continue attenzioni. Tutte le operazioni di cura dei coltivi avvengono rigorosamente a mano, con un’attenzione che si traduce in qualità dei prodotti. Anche gli animali vengono accuditi costantemente, iniziando al mattino con le operazioni di pulizia dei ricoveri, mungitura, somministrazione dell’alimento, caseificazione, a seguire di nuovo pulizia e manutenzione dei ricoveri e somministrazione dell’alimento serale. In ultimo, ma non meno importante, occorre dedicare del tempo anche al bosco e al prato, a seconda della stagione.
Chiediamo a Fiorenzo da dove tragga le energie per conciliare tutte queste incombenze con il percorso universitario, e la risposta ci sorprende piacevolmente: “Tutto parte dall’idea di poter autoprodurre risorse alimentari direttamente dalla terra e dagli animali, come hanno fatto per secoli i nostri antenati, ma anche il desiderio di contribuire alla conservazione delle pratiche colturali e del paesaggio rurale unico tipico della mia valle. E per far ciò – aggiunge – bisogna affrontare questo tipo di attività con buone competenze tecniche sulle coltivazioni e sugli allevamenti, tenendosi sempre aggiornati.”.
Rinfrancati da questa risposta, lo incalziamo chiedendogli cosa pensa di aver imparato dalla natura e, in particolare, da quella valdimagnina. “Ho imparato ad agire dopo aver osservato e “ascoltato” i segnali che provengono dalle creature e dall’ambiente in cui vivono; inoltre ho imparato diversi lavori artigianali di un tempo, come costruire gerle e realizzare muretti a secco, e anche preziose antiche ricette per fare formaggi.” Capiamo che la buona volontà non sempre basta, ma servono le competenze acquisite con gli studi e l’inventiva, per risolvere i mille problemi che si presentano in una attività di questo genere.
Vista la piacevolezza della conversazione, chiediamo come si immagina il futuro, soprattutto in tempi come questi. “Farcela è possibile solo se non ci si chiude in Valle ma si cercano costantemente contatti e innovazioni all’esterno. Occorre aprire i nostri orizzonti per acquisire mercato e migliorare le proprie competenze. Non è ancora stato creato un sistema funzionante che possa valorizzare tutte le aziende agricole della valle nel loro insieme. I costi e la burocrazia per la singola azienda sono spesso insostenibili.”.
Chiudiamo, chiedendo quali siano le soddisfazioni e le difficoltà che vive portando avanti questo mestiere: “Le soddisfazioni vengono quando si riesce a meravigliare una persona con un sapore, un paesaggio, un prodotto ben fatto. Senza contare quella di vivere in un posto bellissimo. Le difficoltà sono la fatica fisica, le avversità naturali, il tempo che non basta mai, la necessità di essere sempre presenti in azienda senza disporre di molto tempo libero, i costi elevati e i margini di profitto bassi.”.
Mentre discorriamo amabilmente, un tuono ci ricorda che anche oggi non la faremo franca. Salutiamo Fiorenzo, con la certezza che dalla Selva dei Fungù abbiamo riassaporato il gusto dolce di queste quattro sillabe: “ri-na-sci-ta”.
Potete trovare i prodotti di Fiorenzo direttamente in azienda, ma potete anche richiedere consegne a domicilio. Lo troverete ai mercati agricoli di San Tomè ogni terza domenica del mese e di Paladina ogni sabato mattina.
Potete inoltre visitare sito web www.laselvadeifungu.it, e pagina Facebook dove troverete anche i recapiti telefonici.