Insieme ai Mussinoni, Maffeis, Panizzoli, Astulfoni, Gariboldi, Rubis, Bruntinoni e Coreggi i Sonzogni, in antico Sonzogno e ancora prima Sonzonio e a volte Sunzonio, sono tra i primi abitanti del territorio di Zogno. Il loro cognome nella forma pura appare infatti per la prima volta in una pergamena del 1223, in cui si definisce un compromesso nella controversia per l’affitto di terreni posti sul cosiddetto Monte di Zogno tra il monastero di Astino e gli eredi del fu Petrino de Sunzonio da cui si ricava che Petrino visse a cavallo tra il 1100 e il 1200 e forse anche prima.
La località in cui i membri di questa famiglia risultano più concentrati in tempi così lontani risulta essere l’attuale contrada di Sonzogno posta su un piccolo altopiano a forma di terrazzo quasi in cima al cosiddetto Monte di Zogno alla quota di circa 900 metri sul livello del mare. Non a caso il significato etimologico del nome della contrada, derivante dal latino Summum Zonium, è “in cima a Zogno o Zogno Alto” in contrapposizione al nome di un’altra contrada del nostro paese che è quella posta più in basso e detta Inzogno sempre dal latino Immum Zonium che vale “in fondo a Zogno o Zogno basso”.
Tuttavia da numerosi atti notarili già nella seconda metà del 1400 i Sonzogno o Sonzogni appaiono distribuiti, anche se non in modo predominante, in tutte le altre contrade presenti sul nostro Monte sia sul versante meridionale quali Pernice, Tiglio, Gromo, Colle, Zergnone, Casarielli, Camissinone, Carubbo, S. Cipriano, Colorito, Padronecco e Molino sia sul versante settentrionale, oggi però territorio di Brembilla e di S. Pellegrino, quali Castegnola di qua e di là, Catremerio e Sussia. Il cognome Sonzogni delle persone coinvolte è spesso però accompagnato da un prefisso assai originale e fantasioso, mutuato quasi sempre dal dialetto, che vuole indicare in modo fondamentale per l’identificazione il fatto che la persona è senza dubbio un membro dell’estesa parentela dei Sonzogni ma appartenente ad un ramo ben preciso e inconfondibile.
Questo prefisso o soprannome, diverso dal nome proprio, si è generato nel corso dei secoli per varie cause. In antico infatti i nomi propri erano presi per devozione da quello del santo patrono della contrada o del comune di appartenenza oppure erano presi dal calendario della chiesa, giorno per giorno, ed una volta scelti si tramandavano in modo ripetitivo da nonno a nipote attraverso le varie generazioni senza alcun cambiamento. La piccolezza delle comunità primitive, costituite da poche case, e il fatto che spesso il nonno e il nipote erano contemporanei e vivevano nella stessa casa generarono ben presto degli equivoci per cui spontaneamente si sviluppò un modo alternativo di identificare le persone attraverso per l’appunto un secondo nome o soprannome.
Questo secondo nome è derivato per lo più da caratteristiche fisiche del soggetto quali il colore dei capelli, degli occhi o della pelle, oppure da caratteristiche somatiche quali la corporatura prestante o minuta, la statura alta o bassa, la grassezza o la magrezza del corpo. A volte sono gli atteggiamenti caratteriali tipici, vale a dire l’indole, a suggerire il secondo nome quali la facile predisposizione all’ira, oppure la bonarietà o il carattere taciturno; a volte è il lavoro che la persona svolge o la località di origine o di destinazione dopo un trasferimento definitivo. In alcuni casi è la forte personalità del soggetto, riassunta nel suo nome, a lasciare questa traccia aggiuntiva nel nome dei suoi discendenti o addirittura l’ordine con cui egli è nato in famiglia, ad esempio il terzo. A volte infine questo secondo nome deriva da storpiature di quello originario o da invenzioni del momento le cui motivazioni rimarranno per sempre sconosciute. Abbiamo così vari Francesco, Maffio e Zilio Furia de Sonzogni e dei Lorenzo, Marco e Pietro Mosca de Sonzogni (nei documenti più antichi “Moscha”), impegnati in varie attività economiche, che sono tra i primi a lasciare il Monte e a insediarsi nel centro storico del nostro paese.
In particolare ancora nel 1650 abbiamo il sindaco di Zogno Lorenzo Mosca de Sonzogni e il vice sindaco Francesco Sonzogno che reclamano “all’Ufficio del Maleficio di Bergamo” il pagamento, a favore del nostro comune, “dei bandi osia taglie” per aver contribuito già da parecchio tempo alla cattura “dei due asasini di strada Marco Lanfranchi detto Scartino di Sorisole e Paolo Galetto bresciano” i quali poi erano stati impiccati “nella piazza di Bergamo (piazza vecchia in Città Alta)”. Nel 1787 inoltre esiste ancora presso la contrada Colorito un appezzamento di terra vasto qualche pertica detto “la Ripa del Moscha”. Ci sono poi svariati Domenico, Giacomo ed Antonio Micali de Sonzogni. Nella forma più antica Micali è spesso scritto come “Michali” di evidente derivazione dal latino “Michael” che significa per l’appunto Michele. Questo ramo dei Sonzogni ancora nella seconda metà del 1700 risulta particolarmente concentrato nella contrada Colorito che occupa la parte bassa del Monte di Zogno.
Nei primi anni del 1600 invece si registra una forte concentrazione di Zavarelli de Sonzogni con dei Pietro e dei Giacomo abitanti già dagli ultimi anni del 1500 nell’attuale contrada di Casarielli il cui nome deriva per deformazione dialettale da “Casargelli” a sua volta derivata dalla più antica e originaria forma di “Cà Zavarelli”. Sempre nei primi anni del 1600 troviamo nella parte centrale del Monte, alla contrada detta Molino, gli ultimi Bigoni de Sonzogni i quali, seguendo quanto avevano fatto già da qualche tempo alcuni loro antenati, si trasferirono definitivamente a Romacolo, Endenna e Somendenna. A cavallo tra il 1600 e il 1700 da questo ramo discese il notaio Marc’Antonio Bigoni de Sonzogni con lo studio a Romacolo.
Sempre nella parte centrale del Monte di Zogno negli stessi anni troviamo nelle contrade Padronecco, S. Cipriano e Gromo dei Boldrini de Sonzogni, dei Marangoni de Sonzogni (dal dialettale “marangù” = falegname), dei Bono de Sonzogni (deformazione di Buono per la bonarietà del soggetto) e dei Tessera de Sonzogni. Dopo il 1632 i Boldrini sembrano però scomparire dal territorio di Zogno. Sul finire del 1500 sia nel centro di Zogno che a S. Pellegrino sono presenti vari Della Valle de Sonzogni, a volte indicati come Sonzogni della Valle, e dei Fuselli de Sonzogni (per la magrezza del corpo o perché filavano la lana con i fusi?), discesi comunque dalle contrade della parte alta del Monte di Zogno.
Nella stessa epoca e per almeno 200 anni si registrano molti Castellano de Sonzogni nell’odierna contrada di S. Cipriano, in antico detta Musselito o Sotto Torre, così chiamati forse perché avevano a che fare con l’antico castello di Zogno. A S. Pellegrino per tutto il corso del 1600 si ritrovano dei Gerolamo e dei Pietro Bocalaro de Sonzogni originari però della contrada Sussia posta poco a nord e non lontana dalla cima del Monte di Zogno costituita dalle località Foppi e monte Zucco. Questo singolare soprannome deriva quasi di certo dal dialettale “bocàl” ( = boccale o vaso con manico) forse perché uno di loro aveva a che fare con la produzione e smercio di vasi di terracotta o forse perché era propenso ad alzare i gomiti con i boccali di vino.
A Sussia sono presenti fin dai primi anni del 1600 anche vari Domenico e Lorenzo Papa de Sonzogni, provenienti però dalla contrada Pernice, così come dei numerosissimi Baroni o Barone de Sonzogni. Sempre sul versante settentrionale del Monte di Zogno, oggi però territorio di Brembilla, si trovano vari Papini de Sonzogni nella contrada Crosnello di Catremerio, mentre nella contrada Castegnola si hanno vari Borini (a volte Barini) de Sonzogni, Peletti e Papetti de Sonzogni (in dialetto “Papecc”), ma anche Parmeggiani de Sonzogni (in dialetto “Parmesà”) e soprattutto i più numerosi e duraturi Casgnoletti de Sonzogni. È da notare che in bergamasco la contrada Castegnola ancora oggi è detta “Casgnola”.
Nella contrada Carubbo accanto alla famiglia originaria e dominante dei Rubis sul finire del 1500 si trovano vari Lorenzo e Pietro Picenino de Sonzogni. Qui il soprannome è legato alla bassa statura della persona. Il dialettale “picenì” o “picinì” significa infatti “piccolo piccolo” o “proprio piccolo”, con valore rafforzativo. Questo soprannome appare molte volte anche nella variante al plurale Picenini de Sonzogni e nella forma diversa riferita a persone di altra famiglia quali a vari Felicetto, Francesco e Carlo Piceno o Picenno de Sonzogni originari sempre di Carubbo. In questo caso il soprannome deriva dal dialettale “picèn” o “pisèn” che significa semplicemente piccolo. Sempre nella contrada Carubbo poco dopo l’epoca appena indicata appaiono anche i Tirelli de Sonzogni. Alla metà del 1500 nel centro di Zogno si trovano dei Sonzogni per i quali è difficile stabilire se la loro primitiva origine sia sul Monte essendo residenti nel centro storico già da parecchio tempo. Tra questi ci sono dei Botta de Sonzogni commercianti di genere alimentari e di vino, dei Sandrinelli (o forse Sandrinetti) de Sonzogni e dei Gazina de Sonzogni. Questi ultimi risultano residenti nello stesso tempo anche a S. Pellegrino ma il notaio Giovan Pietro Gazina de Sonzogni, esercitante a S. Pellegrino tra il 1535 e il 1592, fece moltissimi rogiti (circa la metà) per abitanti di Zogno il che è una prova indiretta delle sue origini poiché era un’abitudine assai radicata un tempo che una persona privata continuasse a fare atti notarili con il notaio a cui si erano affidati i suoi genitori.
Per inciso è interessante ricordare che nei secoli passati anche i notai con cognome Sonzogni o Sonzogno, nella forma pura, esercitanti nel centro storico del nostro paese sono stati numerosi. Ancora nei primi anni del 1600 si registrano dei Bordogna de Sonzogni per i quali è lecito pensare che qualche personaggio zognese appartenente alla parentela in esame si sia trasferito per qualche interesse particolare in alta Valle Brembana ed abbia passato una buona parte della sua vita in quel paese ricevendone un’etichetta permanente. Molti dei componenti di questi vari rami dei Sonzogni grazie alle loro capacità ed iniziative si meritarono nel tempo dei titoli nobiliari e quando ottennero uno stemma fecero porre sempre come elemento fondamentale rappresentativo la cagna rampante che tiene con una zampa un giglio, per lo più dorato, oltre ad un elemento rappresentativo della nuova discendenza o nomea che si stava affermando e distaccando da quella dei Sonzogni. C’è da notare che lo stemma originario dei Sonzogni nella forma pura fu sempre comunque la cagna rampante, che non di rado è rappresentata con numerose mammelle per significare la particolare prolificità di questa famiglia, e non il furetto come sostenuto in modo assolutamente errato da qualche storico locale.
Quasi tutti questi soprannomi divennero col passare dei secoli dei cognomi veri e propri, autonomi, perdendo il vecchio legame sia formale che sostanziale con la parentela dei Sonzogni. Questo processo di distaccamento iniziò per alcuni di essi già nei primi anni del 1500 mentre per altri si verificò sul finire del 1700. Molti di questi nuovi cognomi a loro volta subirono nel tempo ulteriori trasformazioni. Oltre ai famosi Furietti, derivati dal primitivo Furia, e ai Mosca che sono tra i primi a distaccarsi in modo definitivo dai Sonzogni, qui si vuole ricordare in particolare le varianti intervenute successivamente, ed oggi assai diffuse, di alcuni di questi cognomi meno noti.
Ad esempio dalla contrada “Casgnola” (= Castegnola) e dal soprannome Casgnoletti derivarono i Cagnoletti ma anche i Cagnola e i Cagnoli diffusissimi ancora oggi nel Bergamasco. Ma forse le varianti più numerose e fantasiose intervennero per i primitivi Picenini e Piceno o Picenno che si trasformarono, a volte con scambi reciproci di forme, in Picinini e Piccinini (diffusissimi ancora oggi), in Piceni, Picenni e Pisenni; in Piccini (pure diffusissimi), Piccinelli, Picinali e Picinelli (altrettanto diffusi); nei più rari Picina e Piccina e infine in Picciali, Piciali e Piccioli (pure assai diffusi). Da notare che il termine dialettale “piciàl”, con cui si indica il pettirosso, è usato anche col significato di piccolo proprio perché è riferito ad uno degli uccelletti di più minute dimensioni.
Il cognome Baroni senza la precisazione “de Sonzogni” si trova nella contrada Sussia già a partire dai primi anni del 1700. Da questa famiglia discese la famosa guida alpina Antonio Baroni sul finire del 1800. Il cognome Tessera appare senza la precisazione “de Sonzogni” già nel 1686 allorché il rappresentante della Quadra di Zogno, Battista Tessera, e i corrispettivi delle Quadre di Poscante, Endenna, Stabello, Grumello de Zanchi e Piazza Monaci si accordarono per fare riparare la strada “poco oltre il ponte nuovo della Moia sul Brembo” (l’attuale ponte vecchio). Anche se oggi i discendenti Tessera sono alquanto rari è importante sottolineare che nella mappa catastale napoleonica di Zogno del 1812 ed in quella austriaca del 1845, poco sopra la contrada Molino del Monte verso S. Cipriano, è raffigurata una grande casa costituita da più corpi, quasi fosse una contrada, indicata semplicemente come “Cà Tessera”. Oggi questo poderoso edificio è in rovina e sta per essere ristrutturato nella indifferenza generale e nella dimenticanza che esso tuttavia è stato con certezza la sede di un ramo dei Sonzogni del nostro paese per quasi quattro secoli.
Il cognome Castellano, ancora oggi alquanto diffuso in Lombardia e altrove, è presente alla metà del 1500 in modo sporadico anche in alta Valle Brembana non legato però al primitivo “de Sonzogni” per cui è assai difficile dire quale sia la sua vera origine. Ciò nonostante è lecito pensare che alcuni Castellano attuali derivino dai nostri Castellano de Sonzogni abitanti in passato a S. Cipriano. Ci sono inoltre delle indicazioni indirette, non prove certe, per cui l’odierno e diffusissimo cognome Ghisalberti possa derivare da certi Gisarberti de Sonzogni abitanti sia a Casarielli che a Zergnone. Il problema però richiede ulteriori approfondimenti poiché questa diversificazione, se c’è stata, deve essere avvenuta molto presto, in tempi assai lontani quando il ricorso ai documenti scritti era un fatto molto raro. Analoghe considerazioni valgono per il cognome Restelli, oggi presente soprattutto nella zona di Lecco, che deriverebbe da un originario Restello (= rastrello) de Sonzogni. Per chiudere infine bisogna menzionare un ultimo soprannome con relativo stemma presente nella collezione Camozzi Vertova.Si tratta di Giocani o Gioccane de Sonzonio che il collezionista precisa espressamente essere stato presente a Zogno ma del quale l’autore di questo scritto al momento non ha ancora trovato alcun riferimento nei documenti notarili forse proprio perché è uno dei più antichi, risalente ad un periodo in cui nessuno o quasi sapeva né leggere né scrivere. Questo soprannome, che si è tramandato sino ai nostri giorni sia pure in modo non molto diffuso nella forma Zaccagni ed in quella derivata Zaccagnini, ha l’assoluta particolarità di contenere al suo interno la parola cane. Questa caratteristica ha colpito molto l’autore di questo scritto che è sempre stato impressionato anche dalla proprietà, che non sembra una coincidenza, che possiede questa parola, “Cà”, nel dialetto bergamasco e che consiste nel fatto che se essa è usata al maschile indica il cane (“ol Cà”), se invece è usata al femminile indica la casa (“la Cà”).
Questa parola così breve, e con un suono che si potrebbe definire essenziale ed arcaico, da sola infatti sembra sintetizzare alcuni degli elementi fondamentali per la sopravvivenza dell’uomo in un tipo di vita assai antico, quasi primitivo, quando l’uomo viveva solo dei prodotti della terra, della caccia o dell’allevamento. La casa in effetti, come la caverna preistorica, costituiva il supporto materiale più importante per la salvaguardia della vita di un uomo e in un certo senso con la sua forma e con il luogo in cui essa era posta identificava un ben preciso uomo. Il cane invece rappresentava l’aiuto più importante per la caccia e per la gestione delle mandrie, la sentinella sempre vigile contro i nemici della casa e l’amico più fedele in assoluto, il solo in grado di fornire una compagnia incapace di tradire. Il cane era l’animale per eccellenza della casa, quasi si identificava col suo padrone e con la casa che condivideva con lui donde forse l’origine del dialettale maschile “ol Cà” contrapposto ma insieme complementare, come i due sessi, al femminile “la Cà”. Un uomo e il suo cane molti secoli fa formavano un sodalizio molto unito, compatto, e la loro stretta collaborazione nelle fatiche quotidiane contribuiva alla conservazione della casa che a sua volta era la garanzia di un futuro più concreto e sicuro per tutti. Uomo, casa e cane erano come tre entità interdipendenti, che operavano come se fossero una sola entità con un solo scopo comune: la difesa, la conservazione e lo sviluppo della vita.
Nella definizione del loro stemma forse i Sonzogni, in modo inconscio, si sono rifatti a questa esperienza ancestrale a tal punto da sintetizzare in una sola immagine uno di loro, la sua casa o casata in senso lato e il suo cane saltellante, o rampante, come se si identificassero mutuamente tra di loro (uomo dei Sonzogni = casa (casata) = cane) per simboleggiare e sottolineare come l’integrazione di queste tre “forze” fosse indispensabile ad assicurare vita e vitalità.
Articolo estratto da “Quaderni Brembani n.9” e scritto da Giuseppe Pesenti.
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