Donatello Rota e l’amore chiamato skyrunning: ”Vorrei aprire una scuola di corsa in montagna”

Uno scherzo tra amici che scatena una passione: la storia d’amore tra Donatello Rota, 35enne di San Pellegrino, e la corsa su lunghe distanze comincia così
25 Maggio 2021

Uno scherzo tra amici che scatena una passione: la storia d’amore tra Donatello Rota, 35enne di San Pellegrino, e la corsa su lunghe distanze comincia così. “Nel 2015 ci fu la prima edizione del Grain Trail Orobie: Marco, un mio amico, del tutto digiuno di corsa in montagna, mi disse “dai, gareggiamo anche noi!”. Io frequentavo la montagna quando ero piccolo, poi ho giocato a calcio come portiere. Quando Marco mi propose la sua folle idea, mi sono documentato un po’ sullo skyrunning e ho cominciato ad allenarmi. Ho corso quella gara in 10 ore e 40 minuti, da quel giorno è scoppiata una passione enorme”.

Un mondo che ha aperto a Donatello tanti incontri con appassionati come lui. “Ho avuto la fortuna di conoscere altri atleti, Marco Zanchi, Riccardo Faverio, Alex Baldaccini, tramite loro ho iniziato ad allenarmi con metodo, pian piano ho acquisito disciplina, con i libri e i video. Da lì ho iniziato a fare sempre più gare, è un mondo che mi ha preso davvero”.

Dopo 3 anni di formazione ho iniziato con le gare all’estero, ricorda Rota: “Canarie, Spagna, da lì è diventata la mia professione: da 2 anni faccio l’allenatore per atleti che fanno skyrunning e corsa su lunga distanza. Devo dire che nel corso degli anni i risultati sportivi sono arrivati, vincendo gare e facendomi un nome gli sponsor si sono interessati a me: ora collaboro con Kylas Gear, azienda cinese che produce abiti e calzature per la montagna”.

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Di corsa, in giro per il mondo

La vita da atleta lo ha portato a gareggiare in giro per l’Europa, con risultati soddisfacenti. “Ho vinto a Ibiza l’anno scorso una gara sui 100 km, la mia prima vittoria all’estero è stata davvero particolare. Ho corso per un team spagnolo, per forza di cose ho dovuto imparare la lingua e confrontarmi con gli altri. Mi piace tantissimo lo sport vissuto viaggiando, perché fa conoscere tante persone con la tua stessa passione. Ho amici atleti e amatori ovunque, mischio le lingue e mi confronto con gli altri”. Lo sport è anche un’occasione per scoprire luoghi lontani e fuori dai circuiti, come spiega Rota.

L’attività sportiva e l’allenamento non sono l’unico impegno di Donatello. “Da quest’anno sono presidente del Gruppo Sportivo Orobie, è società storica della zona. Siamo riusciti a tenere viva questa realtà e vorremo sviluppare una società che si occupi di corsa in montagna, ci stiamo riuscendo piuttosto bene: è un bel progetto che ci darà soddisfazioni. Io faccio l’allenatore perché amo trasmettere le cose positive agli altri – spiega  – con la Società mi piacerebbe coinvolgere più persone possibili; stiamo pensando di aprire una scuola di corsa in montagna per i ragazzi, è una cosa che ancora non esiste nelle nostre valli”.

Accanto a tutto questo, ecco un’idea di turismo sportivo. “Vorrei allo stesso modo portare persone dall’estero sulle nostre Orobi: sono molto sfruttabili a livello turistico, magari con un camp in data fissa in estate, si soggiorna qui e ci si allena”.

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Il quadro di vita che emerge dal racconto di Donatello è sicuramente affascinante agli occhi di un estraneo, ma ci pensa lui a smorzare gli entusiasmi di un sogno fatto esclusivamente di lunghe corse in località balneari.Solo di sponsor non vivrei, sono un professionista dello sport. Avere molto tempo per prepararsi è basilare per avere risultati buoni, ma c’è tantissima gente contro cui corro che fa un lavoro normale. Farlo come professione è piuttosto particolare, non c’entra solo il tempo che gli si dedica. Se io vado male, ne risentono i contatti con gli sponsor e con chi vuole allenarsi con me, c’è più tensione sicuramente, se va tutto bene è facile, se qualcosa va male la tensione può portare a brutti scherzi. È bellissimo perché faccio quello che mi piace, ma lo stress c’è”.

È uno sport povero, non sono un giocatore di calcio – chiarisce  – se vado male per tot gare poi si fa fatica a livello economico: è come avere un’attività, un locale, si deve essere sempre sul pezzo ed innovarsi. Io sono fortunatissimo, ma esiste un rovescio della medaglia”.

Si tratta di un impegno sicuramente gravoso, ma il nostro non ha intenzione di fermarsi qui. “Per il futuro spero che si torni a una vita normale, per poter organizzare tutto quello che nel GS Orobie abbiamo in mente: si punta a dare qualcosa di più alle Valli, è importante per chi ci vive.

A livello personale ho tanti obiettivi sportivi, anche importanti, voglio continuare a crescere pure come allenatore, migliorare sempre per farne un’attività ottimale per me e per gli altri. Si tratta di dare stimoli alle persone: allenare porta una componente positiva agli altri. Io seguo gli atleti che alleno e creo programmi per loro, magari senza nemmeno vederli di persona, faccio tutto online. Ovviamente con i ragazzi si lavorerebbe di persona, per portarli sui sentieri, il mio è un lavoro molto vario”.

Photo Credit: Michele Oprandi

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