Andiamo a conoscere Priska Riceputi, 22enne di Carona, un piccolo paese dell’Alta Val a Brembana. La sua famiglia però non ci è nuova: abbiamo avuto occasione di conoscere anche la sorella, Pritibi Riceputi, grande appassionata di fotografia.
“Tutti quando mi vedono per la prima volta mi chiedono sempre quali siano le mie origini. Io sono nata in India, a Jorhat nel 1999 ma mi definisco più italiana che indiana, infatti ho cittadinanza italiana, sono stata adottata, sono cresciuta e vivo tutt’ora a Carona, con la mia famiglia, con i miei genitori e mia sorella, anch’ella indiana – ci spiega Priska –. Non bisogna fraintendermi quando dico che mi definisco più italiana che indiana. Ciò è legato al semplice fatto che sono arrivata in Italia all’età di due anni, quasi tre, quindi ricordo poco o nulla di quanto ho vissuto nel mio paese natale. Per me è come se vivessi in Italia da sempre, e posso solo dire che quel che ricordo è legato a quanto è scritto sulla mia carta d’identità e a quanto mi raccontano i miei genitori. Mi sembra quasi di deludere quelle persone che incuriosite chiedono il significato del mio nome, che io non so. Visitare il mio paese d’origine non rientra fra i miei piani per ora, penso che non potrei sopportare di vedere la povertà che devono vivere le persone laggiù, soprattutto i bambini”.
Come anticipato, Priska non ricorda quasi nulla dei suoi primi tre anni di vita, se non una sensazione di inquietudine e tristezza: i suoi genitori ricordano il giorno del suo arrivo in Italia, in cui non faceva altro che piangere quando la suora che l’aveva accompagnata l’aveva lasciata nelle loro mani. Fortunatamente, ci dice, c’era la sorella che la aspettava con i genitori e l’ha presa per mano consolandola.
“La mia vita è qui e adesso però. Ho avuto la fortuna di trovarmi in una famiglia fuori dall’ordinario con due genitori e una sorella affettuosi, che mi hanno sempre supportato, amato e non mi hanno mai fatto mancare nulla. Io e mia sorella siamo state adottate ma i nostri genitori ci hanno sempre fatte sentire a casa e in famiglia, mai diverse, anche a fronte di critiche e commenti.
Priska da sempre ha avuto chiari quali fossero i suoi obiettivi: diventare una veterinaria e curare i cavalli. Da sempre infatti coltiva la passione per gli animali e in particolare modo per i cavalli, suo animale preferito. Per questa ragione si è approcciata al mondo dell’equitazione, ha frequentato il liceo scientifico all’istituto David Maria Turoldo di Zogno e infine l’università.
Qui però è cambiato qualcosa: nonostante le sue capacità, Priska non è riuscita a superare il test per entrare nell’Università di medicina veterinaria, di conseguenza si è iscritta al corso di Scienze della Natura e dell’Ambiente all’Università di Parma. Questo anche grazie all’appoggio sempre presente della famiglia, che le ha permesso di studiare lontano da casa, e dei suoi amici che l’hanno aiutata a intraprendere questo nuovo percorso.
L’allontanamento dalla Valle Brembana è stata una conseguenza del diventare adulta: “Qui in valle ho vissuto gran parte della mia vita, mi ritornano alla mente una marea di ricordi di me bambina che giocava al parco giochi, andava per i boschi, giocava in riva ai fiumi e in riva al lago in tranquillità e senza preoccupazioni. Tuttavia, quando si cresce cambiano anche gli amici, che si trovano sempre più lontani da casa tua, cambiano anche gli interessi, le prospettive per il futuro, i propri orizzonti. È a questo punto che allora il tuo paesino e la tua valle cominciano a calzarti stretti e a non soddisfarti completamente, è a questo punto che il tuo cuore e il tuo cervello si dividono a metà. I miei interessi e i miei istinti mi hanno portato a trasferirmi a Parma per seguire le lezioni all’università: avevo bisogno di staccare, cambiare aria, fuggire, allontanarmi. Lì ho potuto fare delle nuove conoscenze, ho potuto farmi dei nuovi amici, purtroppo ne ho anche persi di vecchi, ma ho anche incontrato l’amore. Lì ho anche realizzato quali fossero le differenze fra l’ambiente di città e quello di provincia, e ho realizzato quanto fossi comunque legata a casa mia, e ogni weekend era un sollievo tornare dalla mia famiglia nella mia valle, all’aria “pulita”, alla vera aria fresca, nonostante le sue scomodità, la mancanza di servizi, trasporto, di opportunità di studio e di lavoro, nonostante il suo clima meno ospitale”, racconta. A fine degli studi Priska non è sicura del percorso che vuole seguire, se lavorare in un laboratorio di ricerca oppure in un parco faunistico, ma spera di trovare un lavoro che le piaccia, la rappresenti e nel quale possa mettersi in gioco.
Priska conclude condividendo un messaggio: “Spero di non essere una ragazza troppo fiduciosa e sognatrice in una società che al giorno d’oggi rende sempre più difficile ai giovani poter realizzare i propri sogni, che magari vengono definiti troppo immaturi o irrealizzabili o confusi. Al giorno d’oggi è sempre più difficile trovare la propria strada, la quale non mancherà sicuramente di ostacoli, delusioni e imprevisti. L’importante è riuscire sempre a non perdere se stessi: farsi aiutare dai propri cari senza tuttavia perdere il proprio punto di vista e le proprie aspirazioni. La nostra identità non è legata a quanto è scritto sulla nostra carta d’identità o al nostro aspetto, ma è data più dalle nostre azioni, dal nostro carattere, dalle nostre capacità, aspirazioni, sogni e interessi, insomma dal nostro essere interiore, che non sempre viene messo in mostra e non sempre ha avuto la possibilità di essere mostrato”.