“La mia prima missione è durata soltanto cinque giorni. Cinque giorni che, posso assicurarlo, hanno cambiato realmente tutto il mio modo di vedere le cose”. Sono parole di grande umanità e profondo rispetto quelle che Michele Visini usa per descrivere il suo primo viaggio in Nepal, quando insieme alla fondazione Time For Life di Modena ha deciso di fare sua quella filosofia che muove i cuori e le azioni dei volontari, impegnati in luoghi a migliaia di chilometri da noi.
Un percorso iniziato due anni fa e che ha portato Michele, 48 anni di Almè e da 23 impegnato nella Farmacia ereditata dal padre, a vivere incredibili esperienze nei lontanissimi Nepal e Africa, dove ha avuto l’occasione di portare la propria conoscenza alla popolazione locale gettando le basi per un’adeguata educazione alla salute. “Volevo provare un’esperienza diversa rispetto al lavoro quotidiano – racconta – per vari motivi personali, alcuni episodi mi hanno portato ad avere bisogno di fare qualcosa di più e di diverso”.
Così nel novembre 2019 Michele sale su un aereo, destinazione Nepal: qui passa cinque giorni in un villaggio rurale distrutto da un terremoto e ricostruito grazie all’azione di una Onlus italo-nepalese. “Inizialmente non ero convinto, mi sembrava un periodo di tempo troppo breve – racconta – Ma una volta arrivato lì mi sono catapultato immediatamente all’interno del Centro Medico, dove c’è anche una farmacia, e qui ho conosciuto un farmacista giovane con cui ho collaborato attivamente”. La scintilla era ormai scattata, e dopo un viaggio saltato causa Covid il farmacista-missionario di Almè è partito alla volta dell’Africa, nel settembre 2020 prima e più recentemente nell’aprile del 2021.
“La mia idea è quella di andare a cercare e portare le mie conoscenze per costruire un sistema di controllo e consapevolezza nella gestione di una farmacia, intesa come punto salute di una comunità – spiega Visini – Il progetto che stiamo realizzando in Nepal ne è un esempio: qui stiamo cercando di organizzare proprio dei punti salute anche in villaggi dove il Centro Medico non c’è. Dobbiamo fare in modo che sia possibile intercettare le problematiche prima che diventino realmente patologiche, aiutando a sviluppare un’idea di educazione alla salute e formando persone competenti nella gestione delle risorse che ci sono e che arriveranno, come medicinali e donazioni, e nella cura di problematiche legate alla salute proprio per evitare che degenerino”.
La base attorno a cui ruota l’intera filosofia dei volontari è, quindi, quella di instillare la cultura del cosa fare e come farlo nel migliore dei modi, per far sì che figure mediche e popolazione diventino autonomi e indipendenti nella gestione diretta della salute, a prescindere dalla presenza – o meno – di missioni come quelle a cui partecipano Michele e tantissimi altri volontari che offrono gratuitamente il proprio tempo con passione e cura. “Noi portiamo il nostro bagaglio culturale, le nostre conoscenze e tutto il resto – aggiunge – Ma alla fine chi deve fare il vero lavoro sono loro, non noi”.
In cambio delle sue competenze, Michele ha ricevuto un’esperienza umanitaria incredibile, un’accoglienza difficile da scovare altrove. “La cosa che mi ha colpito di più? Sicuramente la semplicità ed il sorriso della gente – racconta – Sono persone sempre sorridenti, aperte, non abbiamo mai trovato nemmeno un muro chiuso. Una cosa che qui da noi, purtroppo, sembra invece essere quasi la costante. In Nepal ho lasciato amici con cui mi sento tuttora, in Africa ho incontrato entrambe le volte delle persone che mi hanno raggiunto apposta per mostrarmi i loro progressi. Attendono delle ore anche solo per avere qualcosa, anche solo per essere accolte. Questo è il senso delle missioni, ed è sempre per questo che ho deciso di metterci tutto me stesso”.
Situazione sanitaria permettendo, in autunno Michele dovrebbe tornare in Nepal, a due anni di distanza dalla sua prima missione. Nel frattempo gestisce ad Almè la farmacia di famiglia, aperta nel 1968 dal papà Giovanni Pietro, con tutte le difficoltà ed i cambiamenti annessi da quando è scoppiata la pandemia di Covid. “A parte le normali prestazioni, in questo periodo i nostri servizi principali sono erogare tamponi, stampare Green Pass e prenotare vaccini – commenta Visini – Purtroppo in questo ultimo anno e mezzo, e questo secondo me è il grande impatto negativo della pandemia, si stanno perdendo di vista alcuni temi fondamentali. Uno di questi, che io ho particolarmente a cuore, è il concetto di Farmacia dei Servizi, che definirei un po’ come la farmacia del nuovo millennio”.
Di cosa si tratta? “L’idea è quella di erogare dei servizi che siano volti ad intercettare quanto precocemente possibile le problematiche di salute, monitorandole e dando consigli sulla loro gestione. Tutto ciò consentirebbe un’ulteriore integrazione al sistema sanitario di medicina di base ed ospedaliera, andando così a creare una sorta di network della salute che parte dal paese ed arriva fino al centro di cura dove il paziente, previe visite mediche, viene poi instradato in un percorso terapeutico”. Per il futuro, la prospettiva di Michele è di proseguire lungo il proprio percorso volontario, “con la speranza di tornare ad un minimo di normalità per riuscire a dare a questi territori la continuità, ciò che in questo momento purtroppo manca drasticamente”.