Il nome “arti marziali” non è una casualità: le specialità raggruppate sotto questa etichetta si contraddistinguono anche e soprattutto per la disciplina che esse richiedono. Ne sa qualcosa Paolo Roncaglia, 14 anni, judoista di Capizzone e fresco di partecipazione ai Campionati italiani di Judo. La sua storia è simile a quella di altri giovani atleti. “Avevo sei anni, quando ero piccolo volevo giocare a calcio, però per fortuna mia mamma mi ha fermato, ha cercato qualcosa di adatto per me e abbiamo visto un volantino a scuola di un corso di judo”, racconta Paolo. “Ho iniziato piano piano finché ho capito che quello era il mio sport“.
“La palestra è diventata la mia famiglia– prosegue il giovane judoka -, non è uno sport ma una passione, quello che vuoi fare nella vita, arrivando ad alti livelli”. L’impegno sportivo non si limita alle ore passate in palestra. “Prima di partire per i Nazionali a Roma, il mio allenatore mi ha detto che non potevo uscire con i miei amici. Ovviamente mi ha pesato, ma se qualcuno mi dice di fare qualcosa devo farla, altrimenti ci sono conseguenze; ho capito che stare a casa mi serviva, mi piace stare con gli amici, ma in quella circostanza serviva altro”.
È chiaro quanto lo sport sia parte integrante nella vita di Paolo, ma non è l’unica e il nostro atleta ne è consapevole. “Frequento il primo anno del liceo sportivo, devo dire che per ora mi sto trovando bene con la scuola, mi alleno 4 giorni a settimana, ho orari buoni e tempo per studiare o per avere tempo libero. Non è detto che nello sport andrà bene, non posso concentrarmi solo su quello, se non hai una base di scuola poi non puoi puntare ad un’altra carriera”. Parallelamente, l’attività sul tatami prosegue. “Mi piace mettermi alla prova, con cose sempre più difficili. Finché non ci riesco, non mollo e poi alzo il livello. Un mese fa, ho alzato i massimali a panca piana e facevo fatica, poi li ho alzati e ora punto ad alzarli ulteriormente”.
Paolo Roncaglia primo ai campionati regionali, grazie ai quali strappa il pass per i Nazionali
L’asticella si alza sempre più: Paolo ha partecipato ai Campionati italiani, come detto, ma ora bisogna guardare avanti. “In questo momento bisogna darci dentro, allenarsi e continuare ad allenarsi mentalmente, perché magari per le gare che ci saranno tra un mese già ti viene l’ansia. Non c’è un momento di riposo dopo la gara, ma bisogna subito ripartire. Si lavora sugli errori e si riparte”.
Concentrazione massima, dunque, dopo la bella esperienza di Roma. “Io ero l’unico che gareggiava per la mia squadra, mi hanno supportato tutti. L’hanno visto tutti in streaming, mi danno supporto dall’esterno e mi fanno capire cosa sbaglio. In gara si annebbia tutto e fai fatica a capire cosa devi fare. È uno sport complesso a livello mentale, per quello occorre analizzare a posteriori”.
Un lavoro costante che porta i suoi frutti: “Il momento più bello? Direi quando mi sono qualificato per Roma, perché non me lo sarei mai aspettato: forse è stato bello proprio per quello, era la prima gara dopo due anni”. Paolo è stato infatti lontano dal tatami per un lungo periodo. “Il primo anno mi sono rotto una tibia, il secondo non potevamo gareggiare a causa del Covid e rientrare con poco allenamento e vincere una qualifica al primo tentativo è stato bello. Dopo due anni, il fisico non era quello di prima, cresci sempre ma il corpo non è più abituato a combattere. Quando ti alleni, invece, migliori sempre e ti abitui subito”.