Proseguono a San Pellegrino Terme i lavori di sistemazione e recupero delle aree esterne del Grand Hotel. L’intervento, insieme al completo restauro del piano terra conclusosi qualche mese fa, non è altro che un ulteriore tassello di un più ampio progetto di valorizzazione che vede nel suo culmine il completo recupero della struttura, ad opera di un gestore esterno di cui l’Amministrazione è alla ricerca. I lavori, assegnati all’impresa Guerinoni Costruzioni di Dalmine e all’Azienda Agricola Vivai Cattaneo di Valbrembo, volgono ormai alla conclusione e tutto dovrebbe essere pronto per la primavera del 2022.
Si tratta, come scrive PA+N Associati che si è occupata della progettazione, di un intervento “dal doppio significato: da un lato essenziale rivalorizzare il monumento architettonico antico, dall’altro rinnovare l’area per la quale risulta necessaria una progettazione innovativa che, pur conservando il valore storico dell’edificio, lo attualizza dando così all’icona del Grand Hotel nuove sfaccettature di una storia che continua immersa ancora di più nel contesto naturale”. Il costo complessivo dell’opera di sistemazione è pari a 710 mila euro, parte del finanziamento statale di 18 milioni e 650 mila euro erogato nel 2014 nell’ambito dell’iniziativa “Cantieri in Comune”.
L’opera di riqualificazione delle aree esterne è suddivisa in tre aree: il lato Brembo (chiamato “Terrazza Brembo”), il giardino di servizio e la zona a nord-ovest dell’hotel, definita “Parco Sud. La Terrazza Brembo ha funzione di rappresentanza e ingresso principale all’albergo; una vera e propria terrazza che si affaccia sul fiume, affiancata da un sentiero pavimentato e aiuole fiorite, con lo scopo di accogliere gli ospiti e unire il Grand Hotel, il fiume Brembo e lo storico viale Bartolomeo Belotti.
Il giardino di servizio sarà invece trattato in maniera più “semplice”, in vista del futuro utilizzo come cantiere per l’eventuale recupero dei piani superiori dell’edificio. La sua sistemazione comprende la messa a punto della scarpata verso la ciclopedonale della Valle Brembana che si trova a monte, impreziosita da una nuova fila di alberi, nuova recinzione e siepi. Infine il Parco Sud prevede il completamento del perimetro con una recinzione in acciaio e la realizzazione del nuovo piazzale di accesso all’Hotel. In quell’area verrà inoltre realizzato una sorta di zona carico/scarico per gli ospiti, che potranno invece parcheggiare nel nuovo multipiano alle spalle del Grand Hotel.
“Gli ultimi bandi per la ricerca di un gestore del Grand Hotel e di Villa Giuseppina, che ospiterà invece le Terme Curative, sono purtroppo andati deserti – spiega Vittorio Milesi, vicesindaco di San Pellegrino Terme –. Abbiamo, però, recentemente ricevuto la visita di alcune realtà che sembrano interessate. Il nostro obiettivo ora è attendere qualche settimana per vedere se qualcuno decide di formalizzare una proposta di gestione e completamento per questi due edifici. Poi valuteremo il da farsi”.
Inaugurato nel 1904, il Grand Hotel è stato il perno del movimento liberty dell’epoca dove, fra sfarzo e maestosità, ha accolto dentro le sue mura grandi personaggi storici – dalla Regina Margherita di Savoia al Premio Nobel Salvatore Quasimodo. Purtroppo la sua fortuna non è durata che pochi decenni e nel 1979 l’Hotel è costretto a chiudere i battenti, abbandonato al degrado.
Dopo alcuni interventi nel biennio 2008-2009, nel 2016 ha preso il via il lotto principale grazie al finanziamento statale, che ha permesso il completo restauro del piano terra, il più importante dal punto di vista artistico. Tutto ciò in ottica di trovare un gestore che voglia completare la ristrutturazione dell’immobile, stimata a circa 26 milioni di euro per la quale il Comune comparteciperà con un contributo finanziario a fondo perduto di 3 milioni di euro, ricevuto nell’ambito di un bando regionale.
“Ovviamente il nostro obiettivo è quello di cercare di chiudere l’operazione con l’intervento di un privato – conclude Milesi – Però, dopo aver speso diversi milioni di euro per il recupero del Grand Hotel, adesso non possiamo pensare di lasciarlo chiuso. O troviamo qualcuno che lo completi, o l’alternativa è quella di dare eventualmente in concessione il piano terra e permettere per il momento di utilizzare solo quello. Chiaramente, però, si tratterebbe di una semplice soluzione di ripiego”.