Il mese scorso vi abbiamo parlato dei folletti che abitavano la Valle Imagna, piccole creature che si divertivano a tirare scherzi a chiunque capitasse sotto tiro. Una certa analogia dal punto di vista comportamentale la possiamo trovare nelle leggende brembane dove i protagonisti non sono più i folletti, bensì l’orco. Un essere gigantesco, violento e crudele, che si cibava di bimbi sottraendoli dalle culle. Ciò che il mostro più bramava era incrementare a dismisura le proprie dimensioni: qualcuno raccontò di averlo visto attraversare il fiume con un solo balzo, altri affermarono di averlo trovato in precario equilibrio sui tetti di due case ai lati opposti di una strada e perfino sopra gli aguzzi speroni rocciosi che si trovavano sui due versanti della valle.
Se ne andava in giro di notte, a fare dispetti ai più nottambuli o a chi doveva alzarsi presto al mattino. Bastava un nulla per agitarlo e per chiunque lo incontrasse erano guai seri. Soltanto alle prime luci dell’alba, dopo il suono dell’Ave Maria mattutino, l’orrenda creatura tornava nel suo rifugio chissà dove per il resto della giornata. Sono diverse le malefatte dell’orco raccontate, specialmente in Valle Brembana. Questa è una delle tante, tradotta dal dialetto.
“Una volta, in Val Brembana, una mamma stava uscendo dalla propria stalla con una culla sottobraccio, in cui dormiva il suo figlioletto. Era tarda sera e si vedeva poco, a causa del cielo nuvoloso. Tutto ad un tratto la donna si accorge che la culla si era fatta più leggera, mentre un’ombra scura simile a quella di un uomo cercava di rubarla con la mano. In un attimo l’ombra si allungò, su su fino al tetto dove vi lasciò la culla prima di sparire. La giovane sposa si mise a piangere e ad urlare: “Aiuto, aiuto, l’orco mi ha rubato il bambino e lo ha messo sul tetto!”. La gente del posto accorse con una scala per arrampicarsi sul tetto e portare in salvo la culla, dove il piccolo ancora dormiva beatamente”.
Un’altra disavventura capitò ad un mandriano di Stabello mentre faceva ritorno dalla stalla con un bidone di latte sulle spalle. L’uomo si vide apparire l’orco proprio di fronte: altissimo, con le gambe divaricate sopra la strada. Il mandriano non voleva passare sotto l’orco e tentò così di spingerlo per una gamba. Ma, per tutta risposta, ricevette un calcio talmente forte che lo fece rotolare giù dalla valle, spargendo latte da tutte le parti. Le vittime preferite dei suoi scherzi erano, però, le donne. Se ne incontrava una che stava rincasando sul far del buio, le metteva una mano sulla testa e la trasformava in una gatta. Arrivata a casa la malcapitata di turno, che spesso non si accorgeva della metamorfosi, veniva assalita dai cani o presa a calci dal marito.
Ad alcune donne capitava, invece, di trovare gomitoli di lana morbida per strada, che raccoglievano per farne un paio di guanti o calzini. Peccato che, una volta giunte a casa, si rendevano conto di aver racconto delle puzzolenti… feci! Ma il più atroce fra tutti fu uno scherzo giocato ad una donna di Oltre il Colle. La poveretta, un mattino, trovò nell’armadio un bel vestito nuovo. Credendo che si trattasse di un regalo del marito, partito il giorno precedente per un viaggio di lavoro, lo indossò prima di recarsi a messa, pavoneggiandosi con le amiche. Ma durante la funzione religiosa, il bell’abito cadde in mille brandelli e si dissolse in un mucchiettino di stracci, lasciandola solamente in camicia.
(Tratto da: “Storie e Leggende della Bergamasca” di Wanda Taufer e Tarcisio Bottani – Ferrari Editrice)