“Là dove c’era l’erba, ora c’è una città” sono le intramontabili parole di una celebre hit di Celentano. C’è chi però ha fatto il percorso opposto: dal cemento al verde dei prati, dall’hinterland milanese alla Valle Imagna – precisamente a Brumano – nel caso di Enrico Corba Colomba e della sua famiglia. “Siamo una famiglia che fino ad agosto viveva a Cambiago, appena fuori Milano. È comunque un paese pieno di verde, con i suoi comfort, le comodità come la metro, l’autostrada vicina, ogni tipo di attività, cinema…. Se non a Cambiago, nel Comune appena vicino”. Perfetto, si potrebbe dire. Tante comodità e un luogo vivibile. Invece, per Enrico, la felicità è ben altro.
“Io ho 45, mia moglie ne ha 24 e si chiama Sofia. Abbiamo 3 bambine di 6,4 e un anno: Maryam, Amira Ramia”. Sono loro, in un certo senso, il motore (inconsapevole) di questa storia. “Io vi venivo a Brumano in vacanza da piccolo perché mio padre ci veniva in colonia e i miei nonni lo andavano a trovare: diciamo che ho imparato a camminare qui, in pratica. Dal ‘95 al 2020 non sono mai più tornato – racconta Enrico – mi occupo di gelateria per lavoro, le vacanze di conseguenza le ho continuamente saltate. A Brumano, però, ho sempre pensato come luogo ideale, mi sarebbe piaciuto venire qua e quando ho avuto l’occasione l’ho colta”.
L’occasione, eccola. “La nostra ultima bimba è arrivata in pieno lockdown, in quel momento dovevamo decidere dove andare in vacanza, ma era aprile e non si sapeva bene quando e dove si sarebbe potuti andare: ho provato a sentire uno dei titolari del bar del paese per chiedere se fosse riuscito a trovare un appartamento. Abbiamo fatto due mesi d’estate in villeggiatura e io dovevo fare su e giù per lavorare”. Quel ritorno fugace in alta Valle Imagna ha però gettato un seme nel cuore di Enrico e Sofia.
“Quando siamo arrivati ci siamo innamorati del posto, abbiamo sentito quelle differenze che ci hanno portato a vivere qui. Siamo rientrati a Cambiago, ma il nostro chiodo fisso era tornare a Brumano: era un po’ una corsa contro il tempo perché la nostra figlia maggiore doveva iniziare la scuola elementare, crescere e formarsi in un posto così è diverso, la mentalità cambia”. Le differenze tra la periferia di Milano e il piccolo comune valdimagnino sono numerose. “Vivere qui è come tornare indietro, non sei un numero ma una persona, tutti sanno chi sei, prima non sapevo nemmeno il nome del mio vicino di casa, ora siamo un nome e un cognome per tutti. Trovare una casa non è stato facile, anzi, ma siamo contenti di aver aspettato. Un grande aiuto è arrivato dal sindaco di Brumano, Giovanni Manzoni: ci ha aiutato tantissimo ad inserirci nella vita del paese, per il quale le nuove ‘reclute’ sono importantissime”. La vita nel paese ha attrattive non indifferenti a cui Enrico e Sofia non hanno resistito. La qualità della vita, in generale, è altissima, come ci spiega lo stesso Enrico: la comunità è tutto.
“Ti senti in una grande famiglia, ma ognuno sta al suo posto. Noi abbiamo una chat del paese su WhatsApp, se dico che mi serve qualcosa arrivano tutti, ma non c’è nessuno di troppo invadente. Io posso contare sugli altri, le mie figlie sono le loro e viceversa. Diciamo che le difficoltà di un paese così piccolo porta a compattarsi, la situazione porta a vivere così: 70 anni fa era così praticamente ovunque”. La famiglia di Enrico non è l’unica ad essersi trasferita, il saldo delle famiglie aumenta. Le ragioni, alla fine, sono molto chiare.
“Un altro pro grosso era l’aria, la qualità. Non abbiamo parlato a nessuno di questa scelta: 99 su 100 ci hanno chiesto se fossimo pazzi, ma quando elenchi i benefici poi tutti riconsiderano la scelta. Le mie bambine vivono in mezzo agli alberi, senza telecamere ma con maggior sicurezza, non c’è delinquenza, i bimbi giocano per strada: per fortuna, i bambini ci sono, 15 dagli 1 agli 8 anni. Mia figlia va a scuola in pullman da sola, prima non l’avrei nemmeno lasciata andare a buttare la spazzatura: ci vuole molto più coraggio a vivere a Milano, è sbagliato pensare che serva chissà cosa per vivere”. Lo stress non si sente, anzi, si vede la serenità sul volto di chi abita a Brumano: sono rari gli insulti, si intende in modo diverso la vita e il rapporto con gli altri.
Rispetto al passato, qualcosa è cambiato, ovviamente, ma Enrico nota anche la volontà collettiva di mantenere quelle tradizioni, come le persone che vanno a messa la domenica. Un conto, ci dice, è passeggiare per strada vedendo la gente al lavoro per fare il fieno, con i suoi sacrifici, piuttosto che le situazioni che si incontrano a Cambiago. “A questo punto, devono dirmi un motivo per cui non fare quello che ho fatto, o per tornare indietro. Consideriamo anche il costo di una casa, che alla fine compensa il costo del tragitto”. I contro ci sono, come la strada per andare al lavoro, ma per Enrico non è cambiato molto. “Ci vogliono due ore, ma non sono nel traffico. Come papà, ho il dovere di far crescere le mie bambine in un posto così, non stanno sotto una campana, ma anzi sono liberissime, ma in un contesto sano”. A noi, dice Enrico, basta stare insieme per stare bene, e a Brumano, con l’asino al posto del clacson, sembrano avere trovato la felicità.