Un ritorno in campo da incubo e una sconfitta che non è certo il miglior viatico per il tour de force che a febbraio potrebbe indirizzare non poco la stagione neroazzurra. Si conferma stregato per l’Atalanta il Gewiss Stadium di Bergamo, violato per 1-2 dal Cagliari di Mazzarri, nel quale giganteggia fra gli altri il fresco ex Lovato. Dopo due settimane di lavoro intenso e collegiale, Gasperini punta sulla difesa a 4 per scardinare la Maginot del Cagliari di Mazzarri. Davanti a Musso ci sono Zappacosta, Djimsiiti, Palomino e Pezzella, mentre a metà campo sono titolari Koopmeiners, Freuler e Pessina. In avanti a supporto di Muriel ci sono Malinowskyi e Pasalic.
Nel primo tempo l’Atalanta mostra buona lena, ma sembra non voler premere troppo sull’acceleratore, affidandosi al movimento di Pasalic e Pessina sulla trequarti più che alla vena di Muriel, ben isolato dalla difesa dei sardi. Sul taccuino di fatto finisce solo un sinistro centrale ma violento di Malinovskyi, ben parato da Cragno.
Nel secondo tempo il segnale di riscossa arriva con l’ingresso di Mahele al posto di Pezzella. Ad uscire allo scoperto è invece il Cagliari, che prima va in vantaggio con un gol sottomisura di Pereiro (dubbio controllo di mano) e poi si trova addirittura in superiorità numerica per l’espulsione di Musso, costretto al fallo disperato per un contropiede cagliaritano. Entra Rossi (e non Sportiello) e poi Gasperini sfodera l’artiglieria pesante, inserendo anche Zapata e Boga.
La Nord spinge la squadra, che raggiunge il pari grazie a Palomino che schiaccia di testa da consumato cestista una miracolosa respinta di Cragno su diagonale di Zapata. Il pari dura poco, perchè in contropiede Bellanova (un ex) brucia Mahele (disastroso) sulla destra e porge a Gaston Pereiro la palla di un cinico e meritato 1-2. Giusto per veder piovere sul bagnato ecco che arriva anche il nuovo stop di Zapata (risentimento dall’infortunio non del tutto assorbito.
Il colombiano lascia il posto a Mihaila, arrivato dal Parma in chiusura di mercato. Sotto di un gol e di un uomo, l’Atalanta fatica a dare continuità alla riscossa e via via prevalgono stanchezza e passaggi sbagliati. Otto minuti di recupero ottengono la sola solenne arrabbiatura di Mazzarri e l’occasione niuda dell’1-3 per i sardi, murati all’ultimo da Rossi.
Il calendario ora non conosce soste e non concede il tempo per processi e recriminazioni. In rapida successione ci sono altre 6 partite in una ventina di giorni: si annunciano la Fiorentina in Coppa Italia (Giovedì 10 febbraio ore 18, chi vince va in semifinale), la Juve in campionato e l’Olympiakos in Europa League, ma anche i viola e la Sampdoria in campionato oltre al ritorno decisivo ad Atene. La fase è ovviamente cruciale, anche e soprattutto per determinare le priorità, anche se non sembra proprio che l’Atalanta abbia voglia di scegliere. Piuttosto come mille altre volte c’è da azzerare tutto e ripartire. Adoss!