Nicolò Marchetti, classe 1988, gestisce l’Azienda Agricola Cà Morone a Val Brembilla. Quando lo contattiamo per l’intervista è alle prese con i parti delle sue capre. 10 anni fa, a soli 24 anni Nicolò si trasferisce da Bergamo a Val Brembilla ed apre la sua attività, occupandosi della gestione delle capre, della trasformazione del latte e della vendita dei formaggi: “Dopo il diploma e il periodo di affiancamento presso un’azienda agricola avrei potuto scegliere di fare tutt’altro, benché sempre in campo agricolo: avrei potuto, per esempio, fare il viticoltore oppure dedicarmi all’orticoltura. Ma poi ha prevalso la passione per l’allevamento e la fienagione – racconta Nicolò – ora in Azienda allevo 48 capre, producendo 200 litri di latte al giorno ed occupandomi della trasformazione del latte crudo. Le nostre capre sono tutte di razza Camosciata delle Alpi e vivono in una stalla in legno costruita nell’ottobre 2012, dove gli animali si possono muovere liberamente”.
In azienda, insieme a Nicolò, lavora Lorenzo Cremaschi, che si occupa di alcune attività aziendali e della vendita dei prodotti: “Poi, nei tre mesi estivi, ci affianca anche uno stagista: c’è tantissimo da lavorare ma il lavoro con le capre ci regala anche tante soddisfazioni, soprattutto negli ultimi anni, e proprio negli ultimi giorni, nei quali siamo stati impegnati con i parti”.
L’Azienda Agricola Cà Morone punta soprattutto sulla produzione di formaggi: “Stiamo puntando sulla produzione di formaggi, come abbiamo fatto sin dall’inizio. Negli ultimi quattro anni, poi, avendo puntato molto anche sulla parte di allevamento, siamo arrivati a conferire una parte del latte non tanto per mancanza di vendite ma per mancanza di tempo per lavorare il latte e venderlo. Tra i nostri prodotti proponiamo formaggi caprini freschi, stagionati ed aromatizzati: caprino fresco, crosta fiorita, formaggella, stracchino, stravecchio ed una selezione di formaggi speciali”.
Nicolò si occupa anche di attività di selezione, attraverso la rimonta interna e praticando, per il 30%, la fecondazione artificiale. Questo gli garantisce uno standard di alta genealogia: “Sono vicepresidente del contratto genetico caprino (CGC) che si occupa in Italia di selezione genetica, progetto pluriennale molto ambizioso per la valorizzazione delle razze Camosciata o Alpina e Saanen, nato nella primavera del 2012 per volontà di un gruppo di allevatori caprini motivati e lungimiranti: se ci si limita a mungere non si arriva tanto lontano. Se si aggiunge anche una rete di contatti con i tecnici e se si dedicano tempo e soldi in innovazione tecnologica, questo ripaga”. Detto fatto, Nicolò stesso ha promosso alcuni interventi innovativi in azienda: “Per accrescere il livello di innovazione aziendale abbiamo investito sia nella stalla che nella gestione dei prati, con macchinari innovativi come una macchina svizzera per fare scendere il fieno a valle”.
Lorenzo Cremaschi (a sinistra) e Nicolò Marchetti (a destra) in azienda
I segreti del successo di un’azienda, per tenersi al passo con i tempi, sono l’aggiornamento e la formazione continua: “Per il successo di un’attività agricola è un fattore chiave l’investimento in termini di competenze – afferma Nicolò – noi del settore dobbiamo tenerci aggiornati sulla gestione del territorio e sulla produzione foraggera, dobbiamo tenerci al passo con i tempi anche sull’allevamento”. E, per il futuro, c’è l’idea di diversificare l’attività aziendale: “In futuro mi piacerebbe diversificare l’allevamento aggiungendo qualche maiale allo stato semibrado, cioè delimitato ma con possibilità di avere accesso all’esterno”.
Un’attività inserita a 360° nel suo territorio, quella dell’Azienda Agricola Cà Morone, che non si limita all’allevamento e si distingue per la sua sostenibilità: “Ritengo la mia pratica agricola sostenibile, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei prati e del territorio attraverso la fienagione: l’80% dei foraggi utilizzati per l’alimentazione delle nostre capre (e l’anno prossimo arriveremo al 100%) proviene direttamente dai nostri prati di Val Brembilla. Inoltre non compriamo mai animali dall’esterno, soprattutto per questioni sanitarie”.
E proprio nella gestione del territorio emerge il valore aggiunto dell’attività di Nicolò e degli agricoltori di montagna: “Il valore aggiunto che realizziamo con la nostra attività agricola, non parlo solo per me ma per tutti gli allevatori della Valle, è la gestione del territorio. Questo dovrebbe spingere l’acquirente a comprare i prodotti degli agricoltori locali. I prodotti del territorio sono buoni e salubri ma il valore aggiunto è proprio il nostro lavoro di gestione del territorio e mi rendo conto tutti i giorni che se mancassimo noi agricoltori andrebbe tutto in abbandono e il bosco prenderebbe il sopravvento. In tanti non ci fanno caso ma spero che in futuro si andrà a puntare proprio su questo aspetto: l’opinione pubblica e i livelli più alti dovrebbero impegnarsi a garantire più valore all’agricoltore di montagna”.
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