Quanto lontano occorre andare per trovare la propria passione? A qualcuno non occorre nemmeno uscire di casa, ad alcuni invece serve cambiare totalmente aria per aprirsi nuove prospettive. È il caso di Eleonora Valsecchi: dopo un’esperienza agli antipodi del globo, ha trovato la propria strada nell’ambito della caffetteria. Eccome come è andata.
“Vengo da Almenno San Salvatore e il mio diploma in tecnico dei servizi sociosanitari non c’entra nulla con quello che poi ho fatto. Spessp le passioni nascono dopo l’adolescenza, almeno in in base a quello che ho visto” . Eleonora, 27 anni appena compiuti, qualche anno fa lascia Almenno per una vita completamente diversa: “Ho fatto un’esperienza in Australia vivendoci per due anni, da ventenne volevo crescere e maturare. Ho incontrato un luogo molto differente dal nostro, anche culturalmente, e mi sono affacciata al mondo del caffè e della caffetteria, ho visto servizi di caffetteria molto diversi, come cliente, con tecniche di servizio che mi facevano dire “bellissimo, come si fa?”.
Una curiosità che ha portato Eleonora ad esplorare un mondo nuovo. “Mi è rimasto il pallino, dunque fatta la gavetta in Australia, per due anni ho lavorato in ristoranti e caffetterie, la professione del barista australiano è molto diversa: per diventarlo devi avere certificazioni, aver studiato e devi sapere cosa stai facendo. Io non potevo stare dietro il bancone ma lavorando per una grande catena mi sono fatta spiegare come funziona la loro tradizione in ambito di caffetteria”. Una tradizione che differisce da quella italiana, con elementi che che nel Belpaese erano ancora sconosciuti.
“Utilizzano tecniche diverse dalle nostre, non il semplice espresso ma hanno anche milk-shake, hanno il flat white, un cappuccino con doppio espresso e poca “schiuma”, non è così diverso dal nostro cappuccino ma in pochi lo conoscono – spiega -. Quando sono tornata, mi sono iscritta a corsi di caffetteria e di milk art, servono per imparare a disegnare sull’espresso. Da lì ho conosciuto una persona che mi ha spronato ad andare avanti, un ragazzo di Brescia che è campione italiano di caffetteria: è stato lui a dirmi che avevo del potenziale e a consigliarmi di fare un percorso formativo più serio, valido in tutto il mondo. Ho conosciuto così l’Accademia Italiana Maestri del Caffè (AICAF), che opera in tutta Italia e si occupa di formare professionisti nel mondo del caffè, si parte con un programma da barista, che è diverso dal barman, per arrivare a conoscere tutta la filiera del caffè”.
Un percorso formativo che ha richiesto grandi sacrifici, ma che ha permesso ad Eleonora di diventare una vera sommelier del caffè. “Riesco a raccontare cosa contiene una tazzina, si estrapolano i sentori, pregi e difetti. Ho studiato le tecniche innovative di estrazione del caffè, come il brewing: in Italia fa fatica ad arrivare perché c’è la cultura del caffè veloce, mentre il brewing è più un rituale, più simile a un tè, c’è anche molta più acqua ma esalta le note della bevanda. A febbraio sono diventata formatrice per conto dell’Accademia Italiana Maestri del Caffè, da essere dietro il banco mi sono ritrovata dall’altra parte. L’Accademia, infatti, collabora con liberi professionisti, mandati in giro per l’Italia per diffondere la conoscenza del caffè e dare il giusto peso alla figura del barista, e io sono tra questi”.
Eleonora Valsecchi (ultima a destra nella foto) con i suoi allievi all’Accademia Italiana Maestri del Caffè (AICAF)
Il ruolo di formatrice, che Eleonora ricopre tutt’oggi, l’ha portata a interfacciarsi con numerosi allievi. “Essere diventata insegnante per me è una cosa pazzesca, sono una persona emotiva e dunque cerco sempre di capire chi mi è davanti perché ero così anche io, riconosco magari chi è più entusiasta del lavoro e a loro posso consigliare. Voglio scendere al loro livello e creare un bel rapporto, anche io sono lì per imparare: i professionisti che più mi rimangono dentro sono quelli che hanno passione per il loro lavoro”. Una posizione privilegiata sul mondo della caffetteria in questo momento, da cui emerge una fotografia non molto confortante.
“Purtroppo, nell’ambito caffetteria, soprattutto a Bergamo, si fa fatica a diffondere le idee e non capisci perché – spiega Eleonora -. Siamo un po’ chiusi sulle novità, magari a Brescia vengono recepite meglio, anche se devo dire che il cambiamento sta avvenendo, anche grazie al periodo particolare che sta creando una clientela sempre più esigente, il barista nel suo piccolo pensa a come poter fidelizzare il tuo cliente: io dico che se due caffè costano ugualmente, guardo il sapore, questo rientra nella formazione. Se sono un bravo barista e conosco il mio caffè, ho una marcia in più, dunque c’è una marcia in più per andare oltre il caffè che vediamo oggi, succede soprattutto nei giovani”.
È a questa fascia di età che si rivolgono i nuovi locali con cui Eleonora collabora. “A tanti ragazzi il caffè non piace più, alcune realtà provano a distinguersi e sono quelle che, nonostante il periodo non facile, riescono a lavorare e attirano clienti, che magari non vanno tutti i giorni ma cercano un prodotto migliore”. La ricerca di maggior qualità sembra l’unica strada. “Mi auguro che ci sia la stessa rivoluzione avvenuta all’estero, vorrei che anche da noi si prendesse coscienza di questa cosa, noi siamo la patria dell’espresso ma siamo rimasti indietro, tutti gli altri hanno portato evoluzione. Questo movimento c’è soprattutto a livello social, dove conta la presentazione anche di un singolo cappuccino. Le novità si diffondono, basta guardare i locali nuovi, anche a Bergamo ci saranno posti che puntano a questa “rivoluzione”, magari con attrezzatura artigianiale e di qualità, mantenendo la tradizione che caratterizza la nostra provincia e unendola al cambiamento”.
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