È difficile spiegare cosa avvicina un bambino allo sport, talvolta possono essere gli amici, altre volte una sana e naturale predisposizione, altre volte ancora può essere la famiglia. Così è stato per Simone Ravanelli, classe 1995 di Almenno San Salvatore, e già a 8 anni in sella ad una bicicletta per fare come il papà Giorgio prima, come il fratello Matteo poi e per far sorridere il nonno Romualdo, appassionato di ciclismo, sport nazionale da inizio Novecento fino al sopravvento calcistico nel tardo dopoguerra.
“Ho iniziato a correre nel 2003 nella categoria G2, volevo imitare mio fratello Matteo di sei anni più grande e mio papà Giorgio, dato che entrambi correvano, poi da quel momento il ciclismo e la corsa si sono trasformati in una vera e propria passione”, un percorso giovanile dove ha prevalso il divertimento, fino al 2014, quando Simone passa nella categoria Juniores, “da giovane vincevo poco, correvo soprattutto per divertirmi, quando nel 2014 sono passato agli Juniores ho capito che il ciclismo poteva diventare il mio lavoro, e piano piano sono arrivate le vittorie, soprattutto nel 2018 e nel 2019 dove ho vinto tanto”.
Nel 2018, infatti, Simone vince il Trofeo Alcide De Gasperi, una corsa in linea maschile di ciclismo su strada che si disputa annualmente tra il Trentino e Bassano del Grappa, si corre il 2 giugno, giorno della festa della Repubblica, ed è intitolata ad Alcide De Gasperi, statista originario di Pieve Tesino, proprio perché il percorso attraversa la Valsugana, di cui il Tesino è altopiano laterale. Nello stesso anno un secondo posto al Giro del Medio Brenta dietro al russo Aleksandr Evtusenko, ma nel 2019 Simone si riscatta e si porta a casa la vittoria. Vittorie importanti che lo portano a partecipare alla gara ciclistica più importante a livello nazionale e tra le più importanti e famose a livello mondiale, il Giro d’Italia: “Per un italiano il Giro d’Italia è ovviamente la gara più bella in assoluto. Sono le tre settimane più toste possibili per un ciclista ma regala talmente tante emozioni che ci si dimentica subito di tutto. Partecipare tre volte è stato qualcosa di indescrivibile, anche perché ho affrontato ciclisti che di solito guardavo solo in televisione e con i quali sono cresciuto, non è stato semplice ma è stata una vera soddisfazione. Poi una volta che la gara inizia ci si dimentica di tutto e si pensa solo a correre, come dovrebbe sempre essere”.
Le prime pedalate alla GS Vanotti
Per arrivare al Giro d’Italia e al professionismo Simone però di strada ne ha fatta, “Ho dato le prime pedalate nella GS Vanotti di Almenno San Salvatore (che nel 2014 si è unita alla GC Almenno San Bartolomeo dando vita al Gruppo Ciclistico Almenno ndr) e non posso non essere affezionatissimo ad Ennio Vanotti (ciclista professionista negli anni ’80) che è stato il mio allenatore nella categoria Esordienti, a 14-15 anni; anche Tomaso e Giovanni Brignoli, padre e figlio, sono stati due allenatori molto importanti. Non posso però non citare Giancarlo Foiadelli, è stato quello che più di tutti mi ha fatto apprezzare il ciclismo, l’ho avuto da bambino e mi ha fatto vivere questo sport senza stress e con tanto divertimento, conscio del fatto che poi lo spirito con cui lo si vive cambia repentinamente”.
Un legame profondo che Simone non nutre solo con i suoi allenatori, ma anche con il territorio in cui è nato e cresciuto: “Ad Almenno San Salvatore sono legatissimo, non solo ho sempre vissuto qui e mi trovo benissimo, ma anche perché per il mio lavoro le valli e il paese sono davvero un valore aggiunto. Mi piace tantissimo allenarmi in queste zone, tra la Valle Imagna e la Val Brembana. La famiglia poi è di qui, e mi ha sempre supportato e seguito dovunque, un po’ meno negli ultimi anni sia per il Covid sia perché sto girando davvero tanto, ma non mi hanno mai fatto mancare il loro sostegno, e per questo li ringrazio, soprattutto durante il periodo scolastico. Ho frequentato il Liceo Scientifico Maironi da Ponte di Presezzo. È stato difficile ed impegnativo conciliare la scuola e lo studio, principalmente quando in quarta ed in quinta ho iniziato ad allenarmi tutti i giorni. Devo dire di essermela cavata e di non avere assolutamente un brutto ricordo, con alcuni compagni ci sentiamo e ci frequentiamo tuttora”.
E come tutti gli sportivi che si rispettino, anche Simone ha degli idoli a cui si è ispirato, e dei punti di riferimento che guarda per migliorarsi costantemente: “Da bambino il mio idolo era Alberto Contador, ogni anno vinceva qualcosa, tra Giro d’Italia, Tour de France e la Vuelta di Spagna si è sempre portato a casa qualcosa. Adesso guardo soprattutto Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert, entrambi belgi, entrambi miei coscritti ma dei veri e propri fenomeni. Con il primo ci ho corso a Strade Bianche, mentre Wout l’ho affrontato al Giro d’Italia, davvero due fenomeni”.
Oggi invece Simone è concentrato sulla preparazione per le gare che arriveranno: “Mi alleno tutti i giorni tra le tre e le sei ore a seconda del programma, sempre su strada, adesso siamo in altura, su Passo Pordoi, dove stiamo 2-3 settimane per preparare la gara, poi ci sarà un periodo di recupero e nuovamente un richiamo per essere pronto a correre”. Simone corre da ormai tre anni per la Drone Hopper, precedentemente conosciuta come Selle Italia, Serramenti Diquigiovanni e Androni Giocattoli-Sidermec, con la quale prossimamente correrà due gare importanti: “Adesso ho in programma il campionato italiano che si correrà in Puglia il 26 giugno, una gara di 240km e circa sei ore su pista, poi ad inizio luglio una gara a tappe in Romania, il Sibiu Cycling Tour, dopo il quale staccherò per qualche settimana prima di prepararmi per andare in Francia a fine luglio”. Insomma, per Simone tante esperienze ancora in canna, ma altrettante importanti già vissute per rendere il territorio bergamasco nuovamente orgoglioso di uno dei suoi figli sportivi.
Photo Credit: Valentina Barzi