I più grandi esperti nazionali e internazionali a San Pellegrino Terme sabato 9 luglio, presso la Sala Congressi dell’Hotel Bigio, in una full immersion di confronto sui progressi dell’utilizzo della robotica nel campo della neuroriabilitazione, dopo un lavoro durato 20 anni e che coinvolto quasi 200 esperti.
Un convegno organizzato da Associazione Genesis di San Pellegrino Terme e dall’Istituto Clinico Quarenghi con il patrocinio di AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata). Per l’occasione consegna (a sorpresa) del Premio Genesis – “Città di San Pellegrino Terme”, ogni anno donato dall’Associazione Genesis di San Pellegrino Terme ad un neuroriabilitatore di chiara fama.
A ricevere il prestigioso riconoscimento per la prima volta in assoluto un (bio)ingegnere: il Prof. Robert Riener dell’Università di Zurigo, pioniere della robotica per la neuroriabilitazione e promotore dell’iniziativa Cybathlon, evento multi-sportivo per persone con disabilità andato in scena nel 2016 a Zurigo e nel 2020 da remoto (causa Covid) che vede gli atleti impegnati in varie discipline con l’aiuto di dispositivi tecnologici – dalla gara in bicicletta per paraplegici completi con stimolazione elettrica funzionale a quella con protesi di arto superiore e arto inferiore fino alla gara per persone con disabilità motorie che utilizzano esoscheletri robotici. Il Cybathlon, oltre all’evento sportivo in sé, rappresenta anche un’opportunità di confronto tra ricercatori, dove discutere e condividere i progressi scientifici e tecnologici nell’ambito della bioingegneria e della riabilitazione.
“Il Cybathlon è una competizione per persone con disabilità ed è nato per aiutare proprio la stessa ricerca sui dispositivi tecnologici per queste persone – spiega il premiato -. Sono molto contento di aver ricevuto questo premio, tra l’altro ho sentito che è la prima volta che è stato consegnato ad un ingegnere. Per me è davvero un grande onore. La prossima edizione di Cybathlon si svolgerà ad ottobre 2024 (si svolge ogni quattro anno ndr)”. E a quel punto arriva la proposta di Salvi: “Magari potremmo candidare anche San Pellegrino Terme per un piccolo evento di Cybathlon”. “Perché no! Parliamone” ha subito replicato Riener.
Al centro il Prof. Robert Riener con il Premio Genesis.
L’appello al governo: “Terapie con i robot siano per tutti, siano mutuabili”
“Oggi – dichiara il dott. Gianpietro Salvi, presidente dell’Associazione Genesis e responsabile scientifico del corso insieme al docente di Bioingegneria presso il Politecnico di Bari Stefano Mazzoleni – siamo particolarmente soddisfatti perché abbiamo portato a termine una giornata incredibile dal punto di vista scientifico e culturale. Abbiamo avuto a San Pellegrino Terme i maggiori esperti della robotica e della riabilitazione neurologica, che da 20 anni lavorano sui robot. Hanno portato qui la loro esperienza ventennale e hanno fatto il punto della situazione ed esposto progetti per gli anni futuri. Un’esperienza incredibile anche per i giovani medici, fisioterapisti e bioingegneri presenti, che hanno potuto confrontarsi con i massimi esperti nel campo della robotica”.
Il futuro è nell’accessibilità, e arriva un appello anche al governo: “L’obiettivo è di poter realizzare robot sempre meno costosi e più facili da utilizzare affinché il maggior numero di persone disabili possano usufruirne. Abbiamo mandato un messaggio anche al governo per chiedere che i pazienti non debbano pagare queste prestazioni, ma usufruirne attraverso il Servizio sanitario nazionale.
Speriamo di riuscire ogni anno a celebrare questo evento così da tenerci aggiornati e tenere soprattutto informati i pazienti e le loro famiglie su queste opportunità – prosegue Salvi -. In tal senso è importante anche il ruolo delle associazioni”. I vantaggi della robotica per il recupero delle persone con disabilità neurologiche sono presto detti: “Con un fisioterapista – esemplifica Salvi – noi possiamo trattare un paziente alla volta e con un tempo limitato. Con un robot il paziente può essere trattato molte più ore al giorno, e anche a domicilio. Questa tecnologia è importante per il recupero non solo motorio, ma anche cognitivo”.
“La classificazione dei dispositivi robotici per la neuroriabilitazione è un prerequisito fondamentale per poter effettuare degli studi sperimentali clinici che hanno l’obiettivo di verificare l’efficacia degli interventi riabilitativi che se ne avvalgono – ha spiegato Stefano Mazzoleni, docente di Bioingegneria presso il Politecnico di Bari -. La Conferenza di Consenso sulla Robotica per la neuroriabilitazione (terminata a marzo 2022) è stata fondamentale per definire e trovare appunto un consenso su quali siano i criteri di classificazione di questi dispositivi, e abbiamo visto che sono fondamentalmente ripartibili in tre macro aree: una di natura clinica (ad esempio: popolazione sottoposta al trattamento, il tempo dall’evento acuto, il tipo di studio), una di natura tecnica (modalità di assistenza, tipo di indossabilità, segmento corporei coinvolti nel trattamento) e normativa (dispositivo in commercio o prototipale, certificazione CE). Il messaggio che noi lanciamo è quello che per tutti gli studi che saranno svolti in futuro in questo ambito della riabilitazione è fondamentale riportare queste informazioni, in modo da rendere gli studi confrontabili”.
Alice Leccioli
Altro argomento affrontato dal prof. Mazzoleni è stato quello del ruolo del fisioterapista, figura centrale nell’utilizzo appropriato di questi dispositivi: “Il ruolo dell’operatore sanitario è fondamentale – sottolinea Mazzoleni -, perché queste tecnologie sono nelle loro mani e sono loro ad essere in contatto diretto con il paziente ogni giorno. È fondamentale che i fisioterapisti sappiano usare al meglio questi dispositivi, ne conoscano le caratteristiche tecniche e cliniche, altrimenti il rischio è di avere a disposizione tecnologie molto avanzate, ma non essere in grado di gestirle al meglio. Gli operatori devono quindi continuare la loro formazione su questi dispositivi robotici durante la vita professionale.. Giornate come questa, che mettono insieme diverse discipline, sono senza dubbio utili ad allineare la conoscenza delle varie professioni sanitarie rispetto allo stato dell’arte e identificare gli obiettivi per il prossimo decennio. E sono utili anche per la cittadinanza, i pazienti, i loro familiari e le aziende che producono i robot”.
Esiste inoltre una capacità, insita in ognuno di noi, che rende la neuroriabilitazione per certi versi più “facile”: la neuroplasticità, ovvero “la possibilità di rimodellare il sistema nervoso e di migliorarne conseguentemente le funzioni e funzionalità di controllo della vita quotidiana dei nostri pazienti . – ha spiegato il dott. Franco Molteni, responsabile del presidio riabilitativo di Villa Beretta a Costa Masnaga (Lecco) –. L’esercizio supportato da tecnologie è un importante elemento per indurre neuroplasticità e quindi incrementare la qualità di vita quotidiana dei pazienti con problematiche di ordine neurologico. Alice è la dimostrazione di come si possano umanizzare queste tecnologie, e attraverso la motivazione e l’impegno regolare, anche a domicilio del paziente, si possano ottenere risultati sorprendenti e che sempre sono però determinati da una selezione di chi deve usare queste tecnologie, di come deve utilizzarle, e di dove e per quanto tempo le deve utilizzare”. Al convegno è stata infatti ospite Alice Leccioli, tornata a San Pellegrino Terme (nel 2019 era già stata nella cittadina termale brembana in occasione di Bergamoscienza). La ragazza, 21 anni, è affetta dalla nascita da paralisi cerebrale che la costringeva su una sedia a rotelle ed è tornata a camminare, nel 2019, grazie ad un esoscheletro robotico chiamato “Felicità”.
Casi come quello di Alice aiutano ad evidenziare l’importanza di mantenere sempre il paziente al “centro” di tutto, come ha spiegato bene la dr.ssa Donatella Banaiuti del SIMFER (Società Italiana Medicina Fisica e Riabilitatitiva): “Ci tengo a sottolineare il ruolo centrale del paziente, che è il reale utente di queste tecnologie. Noi clinici, ingegneri e ricercatore ci permettiamo di dire quello che è meglio per loro. Ma poi dobbiamo sapere cosa realmente chiede il paziente, ascoltare i suoi bisogni. Le associazioni dei malati devono sostenere i bisogni a tutti i livelli, portare avanti lotte che poi permettano il soddisfacimento dei bisogni del singolo anche a livello di normative e organizzazione dei sistemi sanitari in tutto il Paese. Le associazioni si facciano portavoce dei bisogni di chi non ha voce. Anche l’orientamento della ricerca deve ascoltare i bisogni dei pazienti, altrimenti si rischia di perdere tempo”.