Un insetto sta devastando i boschi dell’Alta Val Brembana: a Branzi il bostrico si “mangia” 350 ettari

Nei boschi dell'Alta Valle Brembana c'è un insetto che sta proliferando e facendo ammalare centinaia di alberi: il bostrico. Solo a Branzi sono stati colpiti 350 ettari di bosco.
16 Luglio 2022

A causa dei cambiamenti climatici e quindi dell’innalzamento delle temperature, nei boschi dell’Alta Valle Brembana – precisamente fra Branzi e Isola di Fondra – c’è un insetto che sta proliferando e facendo ammalare centinaia di alberi: il bostrico. Solo a Branzi sono stati colpiti 350 ettari di bosco.

Si tratta di un insetto (Ips thypographus) originario dell’Asia settentrionale, meglio noto come bostrico tipografo, un coleottero del gruppo degli Scolitidi, di forma cilindrica e di colore bruno, lungo circa 4-5 mm.

Il Bostrico, presente nei nostri boschi dagli anni Novanta, attacca prevalentemente l’abete rosso, in cui si sviluppa sotto la corteccia scavando intricate gallerie, che interrompono il flusso della linfa; in tal modo porta inevitabilmente a morte le piante in breve tempo.

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Il bostrico

“La situazione adesso sta esplodendo, anche a causa dei cambiamenti climatici e l’innalzamento delle temperature – fa sapere a Bergamonews la presidente di Legambiente Bergamo, Elena Ferrario -. Con il caldo, il ciclo riproduttivo di questo parassita è praticamente raddoppiato. Inoltre, molti boschi sono stati trasformati a fini produttivi in monocolture di abete rosso, che è proprio la pianta attaccata dal bostrico”. 

Il bostrico va a “mangiare” la parte di legno tenera, sotto la corteccia. Quando il bosco di abeti rossi si trova in condizioni di siccità o non in condizioni di clima ottimale, allora la pianta abbassa le sue difese e diventa più esposta all’attacco del bostrico. Tuttavia, ad oggi, gli insetti sono così tanti che purtroppo anche gli alberi più forti faticano a resistere.

Come difendere i nostri alberi? Con la prevenzione. “Gestire il bosco per mantenere alto il vigore degli alberi e il grado di mescolanza con altre specie – spiega l’esperto Giorgio Vacchiano, ricercatore e docente in gestione e pianificazione forestale all’Università Statale di Milano – quali larice, abete bianco e faggio,  è la strategia migliore per mantenere resiliente la foresta e tutti i suoi indispensabili benefici”.

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Foto: Giorgio Vacchiano via Facebook

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