“All’età di 15/16 anni avevo un grande desiderio: fare un’esperienza di volontariato in un continente come quello dell’America; l’America Latina in particolare modo mi ha sempre attirato. Ho sentito una chiamata forte, accentuata quando ho conosciuto il Movimento dei Focolari, movimento di laici composto da giovani, studenti, professori, medici che fremevano dalla voglia di fare quel qualcosa in più, ed io, ero come loro: volevo aiutare”, così Adriana Valle, originaria di Zambia Alta (Oltre il Colle) classe 1953, ci spiega l’inizio della sua avventura.
La gioia, la libertà di queste persone, i sorrisi l’avevano colpita, è così in lei è nato un forte sentimento di lasciare tutto e partire, ma la famiglia non condivideva il suo entusiasmo: avevano appena acquistato un terreno per costruire un albergo e lei, l’unica figlia femmina tra 5 fratelli maschi, avrebbe dovuto occuparsene, mentre tre fratelli studiavano all’Istituto Alberghiero di San Pellegrino Terme, mentre altri due frequentavano il liceo scientifico per poi intraprendere l’Università di medicina e diventare uno un cardiologo e uno un ortopedico. In questa avventura che è la via, la famiglia di Adriana ha costruito l’albergo che negli anni ‘70/‘80 ha vissuto il boom economico del tempo, tanto che in cinque anni hanno estinto tutti i prestiti.
“A 23 anni, però, sentivo questa chiamata che negli anni era cresciuta con me. È così che ho deciso di partire per Loppiano, vicino Firenze, per fare un corso di formazione di 2 anni per riuscire a intraprendere questa esperienza e per trovare la mia strada. In famiglia questa notizia è stata appresa come una tragedia, ma il mio entusiasmo era tropo forte e sono partita”, ci racconta, proseguendo poi, “La mia fede è stata messa fin da subito alla prova: in quei giorni uno dei miei fratelli parte per il Paradiso. Li per li è stata dura credere che Dio fosse amore, invece ci ha creduto e, dopo il funerale, sono tornata a Firenze per concludere la mia formazione”.
Nel ‘79 ad Adriana viene fatta la proposta che avrebbe da lì cambiato per sempre la sa vita: c’era bisogno di lei in Brasile, era la persona giusta per aiutare. Non ci pensa due volte ad accettare e parte, arrivando a San Paolo, per poi raggiungere un piccolo villaggio a 45 chilometri di distanza. “Quando si parte la paura viene ed è forte: l’impatto in sé è forte, ci sono un nuovo clima, nuovi paesaggi, una nuova lingua, nuove persone con cui bisogna ambientarsi. Il popolo brasiliano però ti accoglie con tanta gioia, ti fa sentire a tuo agio, quindi la mia integrazione è stata soave. Dopo qualche anno ho iniziato a girare nei villaggi dove avevamo due centri sociali, i villaggi erano contraddistinti da povertà e da violenza. I genitori lavoravano, i bambini rimanevano a casa ad accudirsi tra di loro. L’obiettivo era quello di portare i bambini con se in questi centri sociali prima che avessero l’età di iniziare la scuola. Dietro ai bambini si conoscevano storie tragiche: genitori in galera, madri con figli di 3 uomini diversi”, ci spiega Adriana. Una cosa, però, l’ha sempre affascinata: alla prima cosa positiva che riescono a trovare, i brasiliani dicono “menomale che va tutto bene”, e questo fa capire come cerchino sempre il buono nelle cose, anche laddove magari è difficile vederlo.
Dopo 12 anni Adriana ha iniziato a interagire con il Comune per poter aiutare maggiormente, infatti è riuscita ad avere degli aiuti dal Brasile tramite una grande presentatrice della televisione che ha donato dei soldi per costruire dei campi sportivi. Il Comune ha riconosciuto il lavoro di Adriana dandole un riconoscimento, e nel 2001 il console di San Paolo le ha dato l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della stella d’Italia (Questa onorificenza, che si qualifica come seconda onorificenza civile dello Stato, rappresenta un particolare attestato in favore di tutti coloro che, italiani all’estero o stranieri, hanno acquisito particolari benemerenze nella promozione dei rapporti di amicizia e collaborazione tra l’Italia e gli altri Paesi – fonte: Wikipedia).
Un’altra delle imprese che Adriana ha portato a termine, è stata la vendita del pane: “Abbiamo iniziato dapprima con delle amiche la vendita per strada, eravamo note come le “Ragazze del pane”, in seguito abbiamo aperto un panificio che ad oggi è molto conosciuto e si chiama “Espiga Dourada”. Attualmente abbiamo 24 dipendenti per i quali sono state costruite quattro casette, per chi versava in particolari condizioni familiari, e la particolarità del nostro personale è che assumiamo dipendenti giovani, figli di persone a cui hanno dato assistenza. Li assumiamo per permettere loro di guadagnare i soldi necessari con cui continuare gli studi, oppure per farli crescere nel mondo del lavoro: all’interno del forno infatti, vengono forniti dei corsi di formazione nel settore gastronomico”, ci racconta.
Hanno poi creato il gruppo “Cuore di madre” per donne incinta, fornendo dei kit con tutto il necessario per prendersi cura del neonato e della famiglia, contenenti beni primari: pannolini, riso, fagioli, zucchero, farina eccetera. Nei due anni di pandemia, sono stati consegnati circa 5000 di questi kit. Inoltre, per le persone con meno possibilità economiche, danno la possibilità la mattina, prima dell’apertura ufficiale, di prendere il pane avanzato il giorno prima a soli 2 reali (equivalenti circa a 5 centesimi).
Un paio di anni fa le è stata data la possibilità di tornare a Firenze, ma lei ha deciso di restare lì: tornare in Italia non è nei suoi programmi se non per visitare la famiglia. Nei suoi rientri in patria, Adriana ha avuto la possibilità di stare accanto ai suoi genitori, entrambi scomparsi: “La figlia lontanissima che temevano non ci sarebbe stata nel momento del bisogno, è colei che ha sostenuto i loro corpi fino alla fine. Perché Dio ai genitori chiede tanto, anzi, tutto! Ma nel momento del bisogno, Dio sa dare”, conclude Adriana. Il suo impegno sociale continua quotidianamente, e per chiunque volesse sostenere la sua causa, questo è il codice IBAN a cui è possibile donare: IT59N0503411111000000011126