Come garantire una buona qualità della vita al proprio figlio con disabilità una volta che non si potrà più provvedere in prima persona? Da questo interrogativo è nato il progetto “Trust e Dopo di noi in Valle” che è stato presentato ieri, venerdì 28 ottobre, alla Green House di Zogno.
Il convegno si è inserito all’interno del progetto promosso dalla Cooperativa La Bonne Semence con il contributo dall’Ambito della Valle Brembana e dalla Fondazione della Comunità Bergamasca finalizzato proprio ad informare sulle possibilità del Trust e accompagnare le famiglie interessate in un percorso poco conosciuto. Proprio Laura Arizzi, presidente dell’Ambito Valle Brembana, e Giuseppe Guerini, vicepresidente della Fondazione Comunità Bergamasca, hanno aperto i lavori; seguiti da Elena Carnevali, redattrice della legge sul Dopo di noi, che in quest’occasione ha riportato le opportunità dalla legge 112/2016.
Il progetto è nato dall’esperienza concreta del primo trust bergamasco, sottoscritto tra la famiglia Vismara e la cooperativa La Bonne Semence. «“Trust” significa fiducia. La fiducia che una famiglia decide di dare a una persona, una realtà, che un domani si prenderà cura del proprio caro con disabilità» spiega Flavio Valli, trustee dell’atto di Cesare Vismara per la figlia Samantha, che continuando sottolinea «non c’è il modello, la risposta, ma dipende da ogni persona, ogni famiglia. Per cui abbiamo cercato l’incontro con le famiglie per ascoltarle e capire come essere utili per loro. Integrarci con loro e portare il nostro contributo».
Un concetto, quello della flessibilità, che è emerso più volte ieri per la costruzione del progetto di vita. In particolare dalla testimonianza delle famiglie coinvolte: «emerge il bisogno che l’accompagnamento ai figli non sia standard, ma costruito sulla persona, sulle sue attitudini, esigenze. Come fanno i genitori.». Elisabetta, mamma di Alice, ha raccontato la sua esperienza sottolineando che nonostante le paure, fare il percorso nel “durante noi” può alleggerire le ansie verso il futuro e dice «stiamo iniziando un percorso che step by step la porterà a prendere in mano la sua vita. non posso tenerla sotto una campana di vetro.. Fuori potrebbe essere più felice, fare cose, conoscere persone, emanciparsi».
Claudio Ubiali, esperto giuridico in materia, ha descritto le figure coinvolte nel Trust ed il funzionamento dello strumento, ma ha sottolineato che il Trust è uno degli strumenti possibili ma centrale è capire cosa una famiglia vorrebbe per il Dopo di noi, poi i tecnici possono accompagnarla a scegliere lo strumento migliore per il progetto di vita ed a intraprenderla. I lavori sono continuati con le voci di Federica Arioli della coop. In Cammino, Claudio Burini del Direttivo Coordinamento Bergamasco per l’Inclusione e Maurizio Colleoni della rete Immaginabili Risorse che hanno portato diverse esperienze e realtà possibili.
Infine Giovanni Faggioli per la cooperativa La Bonne Semence ha ringraziato le famiglie per averlo messo personalmente in condizione di ascolto, portando la cooperativa a mettersi a disposizione: «porteremo avanti questo progetto e ci saremo come gruppo di persone in rete che possa dare risposte e creare percorsi, mappe per il “Dopo di noi”. Per accompagnare le famiglie per capire e fare chiarezza sul progetto di vita che vorrebbero realizzare». Lucia Bassoli dell’Ambito Valle Brembana ha accolto e ribadito l’impegno, sottolineando che l’alleanza pubblico-privato deve continuare per fornire sul territorio risposte. «Sono felice ci sia stata molta presenza oggi, significa che l’interesse e forse il bisogno c’è. Speriamo sia l’occasione per iniziare un percorso per coinvolgere le famiglie e mettere al centro cosa si potrebbe fare per le persone con fragilità».