Si apre un nuovo capitolo per il Coro Polifonico Vicariato Valle Imagna, che ha trovato una nuova “casa” e presto rinascerà come Coro Polifonico Santuario della Cornabusa. Non solamente un semplice cambio di nome, ma un nuovo inizio per questo gruppo di giovani e meno giovani uniti dalla stessa passione.
L'istituzione ufficiale avverrà il 26 maggio, durante la celebrazione liturgica delle ore 16 al Santuario della Cornabusa, “luogo del cuore” della Valle Imagna. “È risultato dell'incontro di due esigenze – spiega Samuele Salvi, 28 anni, musicista di professione e direttore del coro -: quella del nostro coro vicariale di avere una collocazione stabile e perché ormai la parola “vicariato” non ha più significato (lo scorso settembre i vicariati locali sono stati sostituiti dalle Comunità Ecclesiali Territoriali ndr), e quella della Cornabusa di un avere un coro eterogeneo per le celebrazioni solenni.Il cambio del nome, a parte la formalità – prosegue Salvi – è anche per rimarcare un tutt'uno con questo luogo, il Santuario, che è un po' il fiore all'occhiello di questa valle” . Il “nuovo” coro si occuperà di animare le celebrazioni principali e solenni, senza scordarsi della concertistica – un importante tassello che rientra nelle attività del gruppo.
La storia del Coro ha origine nel 2014 con un concerto insieme al Coro CAI Valle Imagna “Amici della Combricola”, svoltosi in memoria del corista Sergio Manini “una di quelle persone che davano l'anima in tutto” sottolinea Samuele. Un evento molto sentito dai partecipanti e che ha acceso la scintilla fra i coristi. “Durante gli anni, poi, il coro si è un po' perso ma il gruppo solito si è sempre trovato fino ad arrivare a quest'anno, quando si è deciso di dare una svolta ed intraprendere un percorso “serio”, impegnativo al fine di realizzare un qualcosa di culturale e musicale” spiega Salvi. Il “solito gruppo” che, ad oggi, conta ben 30 persone: 20 donne fra soprani e contralti e 10 uomini, fra tenori e bassi. Un Coro ricco e omogeneo che ospita fra le sue file persone di ogni età, dai giovani ai più adulti, che insieme condividono l'impegno e lo studio della musica. “È richiesto un impegno non solo settimanale per la prova, ma anche uno studio individuale proprio. È un po' questa la particolarità. Vuole essere un coro serio a tutti gli effetti” aggiunge il direttore.
Un gruppo che ha saputo accogliere personalità di ogni genere, seppur differenti fra loro: ci sono, ad esempio, gli “storici” coristi Samuele Manzinali e Bona Dolci, ma anche ragazzi come Rachele Locatelli, di soli 14 anni. “Faccio parte del coro da quando è nato – spiega Manzinali, 43 anni che di lavoro fa l'operaio – Tutto ebbe inizio dal coretto di Mazzoleni, nato per il matrimonio di una cugina. Poi è diventato coro e poi da questa realtà è nato il coro parrocchiale e successivamente quello interparrocchiale”.
Anche Bona Dolci, la “decana”, settantenne pensionata e da sempre inserita in varie realtà di volontariato sul territorio fa parte del gruppetto storico: “Io canto da sempre. Tutto è iniziato con un concerto per ricordare Sergio Manini – ricorda Bona – Nel concerto abbiamo cantato un brano, scritto da suo figlio apposta per lui, collaborando con il Coro della Combriccola che lui stesso aveva contribuito a creare”. C'è spazio anche per i giovani, come ad esempio Rachele Locatelli, studentessa di 14 anni. “Canto nel coro da 2-3 anni, ho partecipato per la prima volta in occasione del concerto a Rota Imagna” spiega Rachele.
Cinque anni di concerti, canti, soddisfazioni, ma soprattutto cambiamenti, che hanno portato questa piccola, grande famiglia a maturare insieme, legati dall'amore per il canto e la musica, specialmente sacro-liturgica. “Sono contenta di farne parte nella mia piccola parte che posso fare, lo faccio volentieri e lo vivo come un servizio” commenta Bona, in comune accordo con Samuele, che afferma “Sono soddisfatto di far parte del coro della Cornabusa, è un bel servizio e comunque uno stimolo per crescere come corista insieme ad altre persone che hanno la stessa mia passione per il canto”. “Mi sento fortunata – aggiunge Rachele – per me significa pregare due volte”.
Le prove del Coro Polifonico Santuario della Cornabusa