Il Pertüs che non ti aspetti, nella magia del crepuscolo

Nuova puntata della rubrica “Vi racconto una fotografia” curata da Filippo Manini, musicista valdimagnino, direttore del Coro CAI Valle Imagna, compositore, educatore, amante della sua terra e da qualche anno appassionato di fotografia (qua il suo profilo Instagram se volete vedere i suoi scatti). Buona visione e lettura! Chi non s’è mai fatto un giretto attorno all’ameno Laghetto del […]
27 Febbraio 2023

Nuova puntata della rubrica “Vi racconto una fotografia” curata da Filippo Manini, musicista valdimagnino, direttore del Coro CAI Valle Imagna, compositore, educatore, amante della sua terra e da qualche anno appassionato di fotografia (qua il suo profilo Instagram se volete vedere i suoi scatti). Buona visione e lettura!

Chi non s’è mai fatto un giretto attorno all’ameno Laghetto del Pertüs? La risposta credo sia piuttosto ovvia: nessuno. E se ci fosse chi smentisce, beh, non avrà che da rimediare con poca spesa. Incastonato a metà via sul digradare a meridione della scogliera del Resegone, lo specchio d’acqua si trova sul confine tra Costa Imagna e Carenno, e quindi tra Valle Imagna e Val San Martino che geograficamente se lo contendono, proprio dove le propaggini delle Camozzere e dell’Ocone si innestano sull’Albenza, puntellato dalle cime di Tesoro, Picchetto, Linzone.

Per popolare sineddoche la zona del laghetto è spesso fusa nei riferimenti geografici con il Passo del Pertüs che però si trova molto più in là, proprio ai piedi dell’erta che sale l’Ocone, dove prende anche il nome di “Salto degli Spagnoli”. «‘Ndà al Pertüs» infatti significa spesso andarsene su al laghetto piuttosto che al passo. Il valico fu luogo di traffici tra Valle Imagna e Val San Martino, terre di confine della Serenissima.

Alcuni fatti di salienza storica lo hanno segnato, come il passaggio della guarnigione spagnola nel 1528 alla volta di Lecco per sgomberare l’assedio milanese. Racconti più leggendari riportano poi il passaggio dei trafugatori del celeberrimo crocifisso di Valsecca; parre fossero due mercanti, uno di Valsecca, appunto, e uno di Brumano, che sottratto il manufatto chissà dove, ripararono in patria attraversando il valico e si contesero poi a duello chi dovesse tenersi la preziosa scultura. Ovviamente ebbe la meglio quello di Valsecca.

Per tornare al nostro laghetto, fin da bambino mi sono sempre chiesto da dove venisse l’acqua. Ma considerando la fantasia carsica che caratterizza la valle, arrivai un giorno alla conclusione che si trattasse di uno stagno di risorgiva che andava a colmare il fondo di una dolina. Perfetto per le rane, che qui vengono stagionalmente a riprodursi richiamate dai boschi d’intorno.

La sua posizione lo rende luogo perfetto per ammirare praticamente il mondo, dagli appennini alle alpi. Il laghetto poi è meta di gitarelle, merende, pic-nic e similari di facilissimo accesso. Nella stagione favorevole non è difficile trovarvi astanti in numeroso concorso, più o meno svestiti (a seconda della stagione, ovviamente), sbragati sul verde prato tutto d’attorno, chi si lascia lessare dal sole, chi si perde in amene letture, chi arrosta generando golosi effluvi di brace e proteine e adipe animale. Una chiassosa “Rimini” d’altura. D’inverno poi il lago ghiaccia, e attorno hanno ricavato pure una pista di fondo. Certo, non fa più neve ormai, ma son dettagli.

Dal punto di vista fotografico, credo che il Laghetto del Pertüs sia nella top ten dei luoghi più inflazionati della nostra terra. Chi non ha mai fatto una foto col riflesso del lago al tramonto, con il rispecchiarsi della chiesetta degli alpini che va a ritmo con gli alberelli intorno? Ho fatto un sacco di scatti anch’io ovviamente in tal senso, fino alla nausea.

Per questo ora, se capita, ci vado in fasi crepuscolari molto avanzate, o in fasi di visibilità pari a zero dovute a meteo inclemente. Non so che farci, mi piace cercare prospettive insolite di luoghi che dò per scontato di conoscere bene. Ci son salito al volgere dello scorso inverno, primi di marzo, una classica toccata e fuga per decomprimere lo stress. Ho iniziato a vagare per i prati attorno alla pozza, che non si vedeva che a un paio di metri. Poi ho preso di mira quel bel canneto che c’era fino a poco tempo fa, a quanto pare ora scomparso. Soggetto perfetto. Si vedeva la sagoma della chiesina oltre il lago come un miraggio avvolto da un bagliore spettrale. D’un tratto ho immaginato d’essere in qualche terra sperduta del nord.

E questo è lo scatto che ne è venuto.

DSC 5184 1 - La Voce delle Valli

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Commenti:
  1. Complimenti per la rubrica, molto interessante e scatti davvero unici; tanto che ci hanno ispirato nel organizzare un corso di fotografia e successiva mostra fotografica, un progetto ideato in ambito del bando regionale Estate + e BgBs 2023 Capitale della Cultura.
    Il tutto avverrà a partire dal 18 marzo a Corna Imagna.
    Se fosse di interesse per la vostra testata giornalistica a noi farebbe molto piacere…

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