Se è vero che Ennio Vanotti ha lasciato il segno nel ciclismo professionistico, suo nipote Alessandro Vanotti, pure lui Almennese doc, ha lasciato un’impronta indelebile nell’Olimpo del ciclismo che conta. Proprio così, come le favole di una volta, quelle che dalla buia umiltà quotidiana, fanno ritrovare il protagonista nella luce delle stelle, le stelle del ciclismo.
Comincia tutto 37 anni fa, quando la famiglia, dal bisnonno agli zii, a papà e mamma, tutti ammalati di ciclismo, invoglia Alessandro ad inforcare la bicicletta a soli 6 anni. Il rampollo non delude i suoi, tant’è che da giovanissimo capita spesso che si presenti solo al traguardo, a volte dopo aver doppiato gli avversari. Qui c’è stoffa, osservano gli addetti ai lavori. Ed Alessandro di gara in gara e nelle categorie immediatamente superiori, comincia a fare sul serio.
Poi, un bel giorno papà Luigi – operatore ecologico al Comune – con la morte nel cuore, da grande appassionato di bici qual è, prende da parte il figlio e gli dice …“Sandrino, che a n’sé tance in Famea, bisogna chè tè n’daghèt a laurà”. E’ così che la giovane promessa smette di pedalare, lasciando l’amaro in bocca a quanti avevano creduto in lui, ma anche la speranza, zio Ennio in testa, che possa “ritornare”. Nel frattempo, mamma Silvana che aveva per Alessandro due sogni nel cassetto ovvero vederlo al Tour de France e in passerella a sfilare quale modello, si ammala e lui opta per fare l’obiettore di coscienza trovando lavoro ad Almè, così che non distante da casa possa assistere meglio e per più tempo la mamma.
Qual è stata la scintilla che ti ha rimesso in sella? “Andavo avanti e indietro da Almè in bicicletta e tra me e me dicevo “ma come vado forte”. Se ne accorsero anche quanti, a mia insaputa, speranzosi mi tenevano d’occhio; fu un attimo e con grande gioia dello zio e dei sostenitori, entrai alla corte del compianto Piermario Rota Nodari e, da lì, ricominciai a gareggiare ancor più determinato di prima”.
Dopo due anni da Under-23, nel 2004 inizia per Alessandro l’avventura da professionista vestendo la maglia della De Nardi e partecipando al Giro d’Italia. Cosa ti ricordi di quei momenti quando per la prima volta ti sei ritrovato a gareggiare con i grandi del ciclismo internazionale?“Non ci credevo, ero lì schierato con corridori come Savoldelli, Guerini e gli altri big. Gente che fino a poco tempo prima erano i miei idoli. Wow, che emozioni forti. L’approccio fu molto timido, da Davide che guarda in su a Golia, ma poi ho saputo farmi apprezzare in fretta e, grazie anche al fatto di essere nipote di Ennio Vanotti, sono presto stato “assimilato” tra di loro.
L’anno successivo con la formazione della Domina Vacanze ho sfiorato la vittoria in una tappa del Giro d’Italia da Lissone a Varazze ed ho partecipato al mio primo Tour de France. Nel 2006 ho vestito la maglia della Milram acquisendo esperienza come uomo-regista del Team e nel 2007 sono passato alla Liquigas con il compito e l’obiettivo di crescere Vincenzo Nibali. Nel 2013 sono approdato all’Astana con l’amico Nibali rimanendo nella formazione kazaka fino a tutto il 2016, anno in cui ho concluso la carriera da ciclista professionista”.
Fedele alla sua innata modestia, Alessandro non elenca tutti i suoi successi, le vittorie di squadra, la partecipazione alle competizioni più importanti al mondo e non racconta nemmeno della tappa vinta alla Settimana Ciclistica Lombarda, (forse per evitare un po’ di magone) proprio quella con arrivo a Bergamo, proprio quella che col dito al cielo, aveva dedicata alla sua mamma scomparsa poco tempo prima. Racconta però, orgoglioso, un aneddoto poco pubblicato.
“Quando si conclude una grande corsa, la squadra del vincitore sfila in passerella davanti al Mondo intero. Con squadre diverse, abbiamo vinto 3 Giri d’Italia, 1 Tour de France, 1 Vuelta a Espana. In tutte le occasioni hanno messo me quale primo corridore davanti a tutta la squadra quale onorifico e riconoscenza – lo dico senza falsa modestia – per aver svolto al meglio il mio ruolo di uomo-squadra, “regista” delle situazioni in gara. Acclamati dalla folla e davanti a tutta la squadra a Milano sotto al Duomo, o a Roma al Colosseo, o sugli Champs Elysèes a Parigi, o nel cuore di Madrid, è una cosa da urlo, fa venire la pelle d’oca”.
Ecclettico e versatile, Alessandro Vanotti una volta “appesa la bici al chiodo” ha saputo reinventarsi nel mondo del ciclismo, non più come corridore ma come motivatore, organizzatore di eventi sportivi e di Camp ciclo amatoriali sotto il motto “Pedalando con Vanotti”, anche quale elemento di promozione turistica e ricaduta economica sul territorio.
E’ stato visto anche in qualità di modello (altro omaggio a mamma Silvana, oltre a quello del Tour), sfilare quale ospite sportivo alla chiusura della recente Fashion Week di Milano, mentre non disdegna gli sport motoristici (è partito apposta da Almenno alla volta di Valencia per incontrare ai box Valentino Rossi) e si cimenta quale cronista sportivo (ha commentato su Radio 1 Rai il Giro d’Italia, il Giro di Lombardia e La Grande Boucle, altrettanto su Euro Sport e Sky Sport dove ha prestato il commento tecnico per la chiusura di un’altra edizione del Tour). Alessandro Vanotti, che dopo un periodo di studio ha acquisito il titolo di Direttore Sportivo di III° livello è anche ambasciatore della Santini Cycling Wear (blasonato maglificio sportivo di Bergamo) in occasione di Gare nazionali e internazionali tra cui recentemente La Grande Boucle o Tour de France, con ruolo attivo nella promozione della produzione bergamasca nel mondo.
Non ultimo, l’appartenenza al Team di Lara Magoni, delegata CONI, nonché sottosegretario Sport e Giovani di Regione Lombardia; ruolo che lo vede impegnato nella valorizzazione di atleti bergamaschi di qualsiasi disciplina, con presenza ad eventi sportivi e loro premiazioni.
Programmi per il futuro? Sotto il profilo professionale, far crescere la Vanotti Cycle Camp per essere sempre al top nell’offrire agli amatori l’esperienza e la magia di un classico ritiro da team professionistico su strada, quale experience di un mix atletico, sportivo, vacanziero. Sotto il profilo del volontariato, seguire la sezione MTB del GC Almenno al quale ho dato la mia disinteressata disponibilità quale referente tecnico in favore della ventina di giovanissimi atleti. Da ultimo, ma proprio perché più importante, dedicare un po’ più di tempo alla mia Famiglia. Alessandro Vanotti ha partecipato a: 9 edizioni del Giro d’Italia; 5 Tour de France; 5 Vuelta a Espana; 1 Milano-Sanremo; 1 Liegi-Bastogne-Liegi; 2 Giri di Lombardia e 2 Campionati del Mondo.
La Gazzetta dello Sport in una edizione di metà marzo 2023 lo ha assurto ai Grandi Gregari della storia del Ciclismo Italiano inserendolo in questo elenco-monumento: Andrea Carrea “il fedelissimo di Coppi”; Giovanni Corrieri “l’ombra di Bartali”; Palmiro Masciarelli il “fair play di Moser”; Marco Velo “doppietta col Pirata”; Alessandro Vanotti “lo scudiero di Nibali”.
Insomma, un campione a tutto tondo Alessandro Vanotti, che a ragion veduta, parafrasando Totò (ecclettico e versatile dello spettacolo), ne ha ben donde per affermare “… Campioni si nasce… e io lo nacqui !”
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Complimenti vivissimi. Ripeto spesso vivendo a 500 km distante dalle mie valli, quando sento certi cognomi, non sbaglio pensando con orgoglio , che vengano dalla mia provincia natia.