Dopo 28 anni da autista di pullman Arriva Italia (ex SAB), Giorgio Moreschi, 59 anni, nato e residente a Corna Imagna, raggiunge la pensione, lasciando con una nota di nostalgia un lavoro basato sull’incontro e sullo scambio umano.
Il mestiere dell’autista non è stato l’unico che Moreschi ha sperimentato: “Prima di iniziare l’avventura come autista – racconta -, dopo il diploma al Patronato San Vincenzo, ho lavorato come tornitore meccanico per circa 12 anni. Il lavoro era interessante, ma ero sempre al chiuso e questo aspetto cominciava a pesarmi. Per tre anni poi ho cambiato, lavorando nell’edilizia e iniziando, nel frattempo, a studiare per prendere le patenti superiori; raggiunto l’obiettivo ho inviato la domanda alla SAB, che poi mi ha chiamato per la prova e l’assunzione”.
Nella sua esperienza da autista, Moreschi ha percorso soprattutto le strade della Valle Imagna, ma anche quelle della Valle Brembana, oltre che altre tratte in pianura. Di fronte all’eterogeneità dei percorsi che ha attraversato, l’ex autista esprime: “È vero che ogni zona ha delle peculiarità, ma trovo che, alla fine, tutto mondo sia paese: i pregi e i difetti degli uomini si ripetono a ogni latitudine…”
“Ho amato il mio lavoro: quando si chiude un capitolo della propria vita non è mai facile – spiega Moreschi –; grazie al mio impiego ho potuto incontrare e conoscere tante persone giovani come gli studenti, che mi hanno lasciato in generale piacevoli ricordi. Dopo tanti anni, è bello vedere che i ragazzini che nel passato ho portato a scuola ora sono adulti e, anche se magari a volte li ho ripresi per comportamenti non proprio corretti, mi salutano con calore ricordando i vecchi tempi”.
Per l’ex autista l’azione di trasportare persone attraverso luoghi possiede un’essenza umana profonda, poiché “significa incontrare idee ed emozioni: insomma, in una parola, avere a che fare con la vita”. L’aspetto del proprio lavoro che più mancherà a Giorgio è, infatti, precisamente “l’umanità varia” con cui ha avuto modo di confrontarsi e condividere molto tempo. La professione dell’autista implica, tuttavia, anche molta responsabilità: Moreschi spiega infatti che “garantire la sicurezza ai passeggeri non è facile; spesso le preoccupazioni si facevano sentire, soprattutto d’inverno, con la neve, quando le nostre strade di montagna sono strette e difficili da praticare”.
Al fine di compensare la mancanza del contatto con i passeggeri sul pullman, Moreschi vorrebbe ora dedicarsi al volontariato, che gli permetterà “di conoscere altre persone con le quali scambiare parole gentili e sorrisi di comprensione”. Insomma, l’ex autista vuole continuare a tenere viva quell’anima umana tipica del suo lavoro; in definitiva, Moreschi ha dedicato tempo ed energie, unitamente a impegno e dedizione costanti, per quello che per lui è stato “un bellissimo viaggio”, che ora continuerà con declinazioni differenti, ma con il medesimo spirito.