Articolo estratto da “Quaderni Brembani n.21” a cura di GianMaria Brignoli.
Un giorno di tanti anni fa il signor Giovanni Sala, classe 1953, poeta in lingua bergamasca e italiana, noto come “l’Uomo del fiume”, ha intravisto sul deposito della legna del papà, in cima al prato, un travetto di legno particolare.
La legna per l’inverno era molto probabilmente raccolta nei pressi del Brembo come facevano diversi abitanti delle Ghiaie di Paladina e non solo, svolgendo un’attività ecologica preziosa. Abbiamo tutti visto sul greto del Brembo pezzi di piante ma anche pezzi di travi e travetti provenienti da demolizioni edili anche con chiodi antichi.
Dopo averlo sommariamente pulito e dotato di una base-supporto ha cominciato a chiedersi cosa fosse e da dove provenisse. Qualche anno fa me ne parlò e mi mostrò il reperto. Dopo averlo fotografato, pesato e misurato l’ho sottoposto all’esame della dott.ssa Casini Stefania del Civico Museo Archeologico di Bergamo e della dott.ssa Cristina Longhi della Soprintendenza Archeologica della Lombardia.
L’esame strumentale ha dato questo esito:“ La statua è di olmo e risale ad un periodo che va tra la metà del XV secolo e il secondo quarto del XVII. Cioè tra il 1450 d.c. e il 1650 d.c. o almeno il legno risale a quel periodo”. Il reperto dunque è di estremo interesse anche se non è così antico come lo si credeva.
Sala, credo, vorrà continuare a custodirlo nella sua casa delle Ghiaie di Paladina a due passi del Presepio dei Lavandai dove custodisce tanti attrezzi e oggetti raccolti nei pressi legati all’attività dei lavandai e non solo. Naturalmente l’Uomo del fiume mostra con piacere ad altri curiosi come lui il reperto che potremmo definire “antico valbrembano”? Cosa potrebbe essere? Il resto di una statua lignea religiosa? Una colonnetta di legno antropomorfa che sorreggeva un portico o una lòbia? Sul viso vi sono deboli tracce di colore e qualche chiodo infisso.