Educare alla non violenza è un dovere che ognuno di noi ha nei confronti dei propri figli, dei propri scolari, dei propri nipoti… Un compito doveroso e sempre più importante che il mondo di oggi ci invita ad assumere in maniera consapevole e responsabile. I fatti di questi ultimi giorni, poi, ce lo chiedono ancora di più e nessuno di noi deve sottrarsi a questo invito.
Questa presa di coscienza ha indotto gli studenti ed i professori delle classi terze della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo di S. Omobono a realizzare una mostra molto significativa su questo tema. Una mostra che vuole essere un momento di riflessione per tutti e per questo rimarrà aperta al pubblico anche nei giorni di martedì e di giovedì dalle ore 15.00 alle ore 17.30 (fino al 15/12), proprio per permettere alle famiglie di avvicinarsi in modo semplice, ma toccante, ad uno dei grossi problemi del nostro tempo.
La mostra, accuratamente realizzata nelle aule della scuola secondaria di Selino Basso, è stata presentata ufficialmente venerdì 24 novembre alla presenza della dirigente scolastica Marzia Arrigoni, dei rappresentanti dell’Anpi Valle Imagna “Anna Papis” con il presidente Omar Carminati e la vicepresidente Moira Cassi e dell’assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Sant’Omobono Terme Stella Sirtori.
“Come eri vestita?” è il titolo dato a questa esposizione proprio a voler significare come, molto spesso, la violenza sessuale sia un fenomeno in cui le donne violentate diventano vittime due volte: la prima durante l’atto di violenza vero e proprio, la seconda nel momento in cui non si sentono tutelate e supportate dalla legge o da chi di dovere, caricando talvolta su queste sfortunate donne anche la motivazione che ha spinto il violento animo umano a scagliarsi contro di loro.
Molto spesso, infatti, a queste vittime la prima domanda che viene posta loro è proprio.” Come eri vestita?” Una domanda che presuppone l’idea che la vittima avrebbe potuto evitare lo stupro se solo avesse indossato abiti diversi. Agli occhi dei visitatori, dunque, sono presentate 17 storie di violenza sessuale raccontate attraverso l’abbigliamento delle vittime, ricostruito in maniera fedele, al fine di distruggere un diffuso pregiudizio che grava pesantemente su donne già distrutte dal dolore, caricandole così della responsabilità della violenza subita.
“Le immagini crudeli che la TV ci offre, le notizie terribili che riempiono le pagine di cronaca dei nostri giornali non devono farci pensare che questo fenomeno si verifichi solo lontano da noi. Leggendo le testimonianze riportate dalle donne di “protagoniste” di questa mostra prendiamo atto che molto spesso le violenze avvengono proprio dove non si creda sia possibile, tra parenti e amici, tra persone rispettabili e impensabili, magari proprio dentro le mura domestiche, magari sulla strada o anche in ufficio. Credo che riflettere su queste testimonianze sia doveroso per tutti noi affinchè, non solo per noi stesse, ma anche per le persone che ci stanno accanto, possiamo essere capaci di riconoscere nella nostra vita eventuali pericoli di violenza. Ringrazio e mi complimento con i docenti Chiara Bertuletti, Myriam Fontana e Pierangela Vassali e con tutti gli alunni delle classi terze per quanto realizzato e invito loro ad esporre questi contenuti anche in sala municipale, affinchè il messaggio possa arrivare a tutti coloro che volessero visitare questa bellissima mostra” dice l’assessore alla Pubblica Istruzione Stella Sirtori.
Anche la dirigente scolastica Marzia Arrigoni è molto soddisfatta del lavoro svolto dai ragazzi :”All’inizio ero piuttosto titubante nell’accettare la proposta dei professori di affrontare con i giovani alunni questo tema così delicato quanto importante. Ho però compreso subito quanto i docenti avrebbero fatto per assicurare un corretto approccio al problema, senza turbare l’animo di nessuno di loro, ma favorendo una consapevole conoscenza del tema a livello di azione educativa e informativa. Oggi, dopo aver visto il risultato ottenuto e aver compreso il grado di consapevolezza dei ragazzi su quanto trattato, sono molto soddisfatta e contenta perché la scuola non deve solo trasmettere contenuti disciplinari legati alle varie materie, ma deve anche preparare i nostri giovani alla vita che li aspetta, trattando con estrema delicatezza anche i problemi di attualità più crudeli. Direi che con questo percorso sulla violenza di genere abbiamo pienamente raggiunto il nostro obiettivo”.