Attese troppo lunghe e tempi che, per chi non ha disponibilità economiche, possono tradursi nell’impossibilità di ottenere una diagnosi e le cure necessarie, ledendo gravemente un diritto universale, quello alla salute. La storia è una delle numerose, gravissime, che si verificano sul nostro territorio. È la vicenda di B. S., una lavoratrice bergamasca malata oncologica. La richiesta che l’oncologo le ha rivolto durante l’ultima visita, qualche settimana fa, è di sottoporsi a quattro esami diagnostici entro la data del prossimo consulto. Così, con largo anticipo, B.S. si è subito attivata per le prenotazioni (malgrado fosse compito della struttura che l’ha in cura prenotare le prestazioni successive alla prima visita). Sulle ricette che ha ricevuto dal medico specialista la classe di priorità indicata è la P, che significa esame “programmabile”, per prestazioni da erogare entro 120 giorni.
“Ho cercato così di fissare una mammografia, un’ecografia mammaria, un Rx torace e un’ecografia dell’addome completo, esami per i quali fino all’anno scorso c’erano circa 6 mesi di attesa. Di questo ero consapevole” ha raccontato B. S. negli uffici della CGIL questa mattina. “Al telefono però mi sono sentita rispondere che le prime date disponibili per tutti e quattro gli esami sarebbero a fine 2025. Dovrei, dunque, attendere quasi due anni. Mi sono, allora, rivolta al sistema privato, riuscendo a fissare i quattro esami per dopodomani, giovedì 7 marzo. Pur essendo io esente totale da ticket, cioè pur avendo diritto a non pagare nulla alla luce della mia patologia, nel sistema privato mi troverò a sborsare in totale 422 euro. È chiaro che in Lombardia se un paziente ha i soldi vive, se uno non li ha, rischia la vita”.
La normativa regionale prevede che “nel caso la struttura a cui si rivolge il cittadino non avesse disponibilità ad erogare la prestazione entro i tempi previsti dalla specifica priorità, il Responsabile Unico Aziendale per i tempi di attesa […] si attiva per individuare altre strutture in grado di offrire la prestazione entro i tempi indicati. Qualora sul territorio dell’ATS non fossero presenti le disponibilità richieste, la struttura scelta è tenuta ad erogare la prestazione con oneri a proprio carico chiedendo al cittadino di riconoscere il solo valore relativo al ticket se non esente. Tale opzione non è prevista nel caso in cui il cittadino non dovesse accettare la prestazione offerta dal Responsabile Unico Aziendale presso altra struttura nei tempi previsti dalla classe di priorità” (passaggio tratto dalla Delibera Giunta Regione Lombardia n.2672 del 16 dicembre 2019).
Proprio sulla base di queste disposizioni, lo SPI-CGIL di Bergamo ha approntato un modulo da distribuire ai cittadini danneggiati da liste d’attesa troppo lunghe, da indirizzare alle Aziende Socio Sanitarie Territoriali per rivendicare presso la Regione quanto la delibera prevede (ci si rivolge alle ASST in quanto erogatrici del servizio e sedi del Responsabile Unico Aziendale. Modulo a disposizione su cgil.bergamo.it).
“Invitiamo i cittadini a rivendicare il proprio diritto alla salute e a farsi sentire, scrivendo alle ASST a cui si sono rivolti per fissare esami e visite, e in protesta a richiedere secondo la normativa vigente, che venga garantita l’erogazione della prestazione indicata dalla propria ricetta entro i tempi della classe di priorità” ha spiegato Carmen Carlessi della segreteria dello SPI-CGIL di Bergamo. “Non si può obbligare la popolazione a rinunciare alle cure, non si può ledere un diritto universale”.
Intanto, proprio per salvaguardare il diritto alla salute è partita il 1° marzo anche a Bergamo (e nelle 44 sedi della CGIL sul territorio) la raccolta firme per la petizione “La Lombardia SiCura” – a QUESTO link – promossa dal comitato composto da Medicina Democratica, Osservatorio Salute, CGIL, SPI-CGIL e FP-CGIL Lombardia, Federconsumatori, Arci e Acli Lombardia, nato e promosso dagli stessi soggetti promotori del Referendum per la Sanità Pubblica, per proseguire la battaglia referendaria abrogativa di alcuni commi della legge sanitaria regionale. Da diversi anni associazioni, comitati locali e forze politiche in Lombardia si sono mobilitati con iniziative nelle piazze e nelle istituzioni per invertire la tendenza alla privatizzazione e alla disparità di accesso ai servizi della sanità lombarda.
La petizione “La Lombardia SiCura” chiede: un centro unico di Prenotazione, con le agende di tutte le strutture, per l’abbattimento delle liste d’attesa, e controllo da parte di Regione e Ats; lo stop all’utilizzo dei medici a gettone (non dipendenti), la stabilizzazione e l’assunzione del personale sanitario, la riduzione dell’esternalizzazione dei servizi, più democrazia e diritti nei luoghi di lavoro; la copertura dei costi sanitari nelle Residenze Sanitarie Assistenziali, la diffusione e il potenziamento dei servizi territoriali per gli anziani, personale adeguato per numero e professionalità necessarie per servizi rispettosi della dignità delle persone; il potenziamento della medicina territoriale per la prevenzione: salute sessuale e riproduttiva delle donne, salute mentale, sicurezza alimentare e del lavoro, tutela dell’ambiente: riempiamo di servizi e operatori le Case di Comunità.
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la sto vivendo in questi giorni una situazione inacettabile.