Una Ca’, un luogo fisico e simbolico, centro abitativo e nucleo familiare, un termine che “presuppone una costruzione a carattere permanente, chiusa, atta a soddisfare esigenze di tutela e raccolta” (E. Guglielmi, Sulla genesi degli insediamenti abitativi: dalla Ca’ al Paese, in Genti, contrade e soprannomi di Valle Imagna. Castignì de Sansimù, a cura di A. Carminati, con il contributo di Costantino Locatelli, Provincia di Bergamo, Bergamo, 1998) tanto di persone quanto di specifici beni.
Una gente, una storia nobile e ricca di fascino, quella dei Berizzi-Bolis. Un casato originario di Rota Dentro destinato, a partire dal 1400, a divenire uno tra “i più importanti di Corna, con ingegneri, avvocati e notai” (Regòrda de sa, da antico centro di produzione agricola a luogo privilegiato per il “progetto culturale”, in Genti, contrade e soprannomi di Valle Imagna. Castignì de Sansimù). Tra le figure più illustri basterebbe ricordare “lo studioso dei trafori alpini, e un don Pietro, parroco quassù per ben 56 anni e morto nel 1750” (Op. cit.).
Un viaggio di pochi passi, dalla Contrada Foppa di Rota Dentro alla Regòrda de sa: un cammino, tuttavia, che segnò e diede impulso a questo “antico insediamento umano dell’Alta Valle Imagna che affonda le sue radici nel periodo tardo-medioevale” (A. Carminati, Centro di animazione culturale e di promozione dell’accoglienza nello spazio rurale, in C. Rota Nodari, Cà Berizzi. Tappe di un restauro conservativo, in Gente e terra d’Imagna, Collana di studi e testi di cultura valligiana, n. 32, 29 maggio 2016).
Ne nacque un sodalizio proficuo e fertilissimo, di rara bellezza, celebrato visivamente dalla dimora seicentesca ribattezzata Cà de Berés. Un palazzo nobiliare “completamente in muratura di pietre squadrate e cesellate con arte, parzialmente intonacato [che] si sviluppa sul pianoro naturale di Regòrda, a monte dell’attuale strada provinciale e quasi a ridosso del versante che culmina a settentrione con la Cèsa (Chiesa) e la dorsale del Cornèl” (Regòrda de sa, da antico centro di produzione agricola a luogo privilegiato per il “progetto culturale”, in op. cit.) ammirato per il pregio della pietra e dei legni.
Un complesso edilizio disposto su tre piani, circondato da orti, prati, boschi e campi terrazzati che davano lavoro e sostentamento a intere famiglie, alla comunità tutta, gradualmente dimenticato a partire dalla seconda metà del secolo scorso, complice “l’abbandono abitativo verso gli anni sessanta” (Op. cit.) che mise a rischio “l’efficienza statica di alcune componenti (tetto, solai, volte…) determinando un progressivo degrado strutturale” (Op. cit.).
Alla politica locale il merito di aver salvato l’antico e prezioso stabile, di averne riconosciuto “l’elevato valore simbolico”, mediante la delibera n. 201 del 28 ottobre 1994, mediante la quale “la Giunta municipale del Comune di Corna Imagna […] stabiliva di procedere all’acquisto dell’immobile” (A. Carminati, op. cit.), coinvolgendo “in questa operazione altre istituzioni locali, in primis la Regione Lombardia, la Provincia di Bergamo e la Comunità Montana Valle Imagna” (Op. cit.). Ca’ Berizzi si avviava ad assurgere a dignità di museo, destinata “ad ospitare il Centro Servizi di Cultura, Economia e Amministrazione della Montagna con valenza sovracomunale” (Op. cit.).
Un progetto ambizioso, ratificato ufficialmente “con atto a rogito del Notaio Russo di Bergamo in data 6 maggio 1997 [con il quale venne trasferito] a titolo gratuito il bene alla Provincia di Bergamo… con alcuni obblighi da rispettarsi a carico della parte acquirente, pena la risoluzione del contratto di trasferimento” (Op. cit.) che subì, purtroppo, dei rallentamenti: “Il cambio di governo in Provincia, e il conseguente sopraggiungere di diverse progettualità, ha fatto sì che, dal 1999 in poi, quel processo avviato con tanto entusiasmo ha subito una battuta d’arresto e, fatta eccezione per un modesto intervento di sistemazione della “rimessa” e l’allestimento di un “ufficio” all’interno della corte (effettuato con fondi messi a disposizione dalla Regione Lombardia nell’Anno Internazionale della Montagna – 2002), peraltro rimasto fine a sé stesso e prive di concrete progettualità, per oltre dieci anni il complesso di Cà Berizzi è stato nuovamente dimenticato” (Op. cit.).
Sembrò la fine di tutto, l’inizio di un triste cammino di oblio e di dimenticanza. Il Centro Studi di Cultura, Economia e Amministrazione della Montagna non volle, tuttavia, rassegnarsi all’ineluttabile destino, tenendo viva la memoria, stimolando la politica e testimoniando, mediante studi e ricerche scientifiche, il valore storico e artistico dell’antica residenza. Un appello accorato, proveniente dal mondo della cultura, che trovò accoglienza e ascolto presso le istituzioni: “Nel 2009 il Comune di Corna Imagna, contestando alla Provincia di Bergamo l’inadempimento delle condizioni essenziali richieste nell’atto di trasferimento del bene, con delibera consiliare n. 14 del 10 luglio 2009, richiedeva la restituzione di Cà Berizzi, in vista di rilanciare le progettualità originarie del complesso monumentale” (Op. cit.).
Retrocesso il bene, in data 14 novembre 2011, Ca’ Berizzi tornava nelle mani del Comune di Corna Imagna, ben determinato a rilanciarlo, “affidando all’architetto Cesare Rota Nodari l’incarico di redigere un progetto generale di restauro e rifunzionalizzazione” (Op. cit.). Il 29 maggio 2016, “a distanza di quasi un anno dall’apertura della Biblioteca Costantino Locatelli” (Op. cit.), veniva “inaugurato il nuovo centro, punto di arrivo di una progettualità sedimentata nel corso degli ultimi vent’anni, ma nel contempo anche start up verso altre frontiere di sviluppo territoriale” (Op. cit.).
Ca’ Berizzi è oggi un centro polifunzionale apprezzato e riconosciuto, un “palcoscenico” ideale per l’organizzazione di eventi (basti pensare alla Festa di Scambio Semi promossa dalla Casa dei Semi ormai da qualche anno, quest’anno in programma domenica 24 marzo), corsi (il seguitissimo Corso di muri a secco, per citarne uno) e manifestazioni, autentiche occasioni di accrescimento culturale, e di divertimento, in grado di attirare in Valle un pubblico eterogeneo per gusti e interessi. All’interno del grande edificio rurale, inoltre, dopo una lunga e minuziosa ristrutturazione, è stata inaugurata una delle realtà turistiche e commerciali più vive e originali del nostro territorio, una bibliosteria, un abbraccio ideale di saperi e sapori. Non meno importante, per studiosi o semplici cultori della materia, la preziosa biblioteca, area dotata di un rilevante archivio storico, riguardante l’intera Valle Imagna. Una casa e una famiglia, un passato glorioso e un futuro ancora tutto da scrivere, un orizzonte ricco di sfide, un percorso da decifrare e tradurre, da consegnare alle future generazioni.