Dicono che nei giovani brilli la speranza delle cose più grandi e del futuro che verrà… Questo è un po’ quello che pensa anche don Gabriele Bonzi, sacerdote 38enne originario di San Pellegrino Terme, che da qualche anno a questa parte spende parte della sua vita negli oratori e nelle parrocchie entrando a stretto contatto con i giovani.
“Ho capito che sarei voluto diventare sacerdote circa una ventina di anni fa. È stato un cammino progressivo… la vocazione non è una cosa che ti cade sulla testa come un fulmine a ciel sereno, ma è una storia che si costruisce giorno dopo giorno e passo dopo passo. Tutto ciò è nato poco alla volta… dentro di me è cresciuto questo desiderio” – racconta il giovane prete. – “Nel 2002, all’età di 17 anni, ho vissuto un momento di discernimento in Romania, durante un’esperienza missionaria vissuta insieme ai Gesuiti.
Quella situazione particolare è riuscita a dare una svolta nella mia vita facendomi riflettere attentamente sui miei obbiettivi, i miei progetti, ed alcuni valori che stavo costruendo man mano. Nel 2003 ho vissuto il cammino degli incontri vocazionali, che anch’essi mi hanno fatto ragionare ulteriormente su ciò che stavo vivendo, ed infine ho ascoltato il mio cuore e ho preso la decisione di entrare in Seminario“. Riguardo gli studi, il sacerdote ha frequentato le scuole elementari e medie nel paese dove è cresciuto, San Pellegrino Terme, e poi ha frequentato il Liceo Scientifico dell’Istituto Turoldo di Zogno. Infine ha studiato per sei anni Teologia presso il Seminario di Bergamo. Terminati gli studi, il 4 giugno 2011 è stato ordinato sacerdote.
“Appena ordinato sacerdote i primi mesi di servizio li ho svolti a Orio al Serio, dove mi trovavo già da due anni: prima come seminarista e poi come diacono. A Settembre 2011 sono stato mandato a fare il curato nell’oratorio di Cologno al Serio dove ho svolto otto bellissimi anni di servizio all’interno di una grande parrocchia e di un oratorio molto vivo. In quegli anni ho avuto l’occasione di conoscere molte persone e ho condiviso la fraternità con altri cinque sacerdoti. Posso dire che è stata un’esperienza molto bella, arricchente e al tempo stesso molto impegnativa: arrivare da prete novello in una comunità così grande, e così viva, come quella di Cologno al Serio mi ha costretto a mettermi in gioco al 100%. In oratorio ho visto crescere un’intera generazione: i bambini piccoli li ho lasciati alle superiori, quelli che ho accolto alle superiori si laureavano e gli universitari li ho accompagnati all’altare o al battesimo dei figli. È stato molto bello vederli crescere – prosegue – Dopo quegli anni di servizio a Cologno al Serio, il vescovo mi ha chiesto di andare ad Osio Sotto a fare il curato dove ci son rimasto per 4 anni (fino al 2023 ndr). Anche questa esperienza, come quella precedente, è stata molto bella e l’ho vissuta all’interno di un paese anch’esso grande, dove il suo oratorio possiede una storia importante. Un’altra cosa in comune con l’esperienza di Cologno è stata il fatto di aver condiviso il suo ministero insieme ad altri quattro sacerdoti. Io mi occupavo per lo più di Pastorale giovanile e della vita dell’oratorio“.
In quegli anni, purtroppo, don Gabriele ha dovuto affrontare anche la pandemia del Covid: “Pastoralmente li ho vissuti bene nonostante le varie fatiche, restrizioni e normative che cambiavano continuamente. Posso dire che quel periodo è stato di creatività in quanto, rispettando norme e restrizioni, abbiamo dovuto inventare un volto nuovo di fare Chiesa ed un modo nuovo di fare Pastorale. Abbiamo riscoperto un po’ la meta del nostro fare Pastorale in oratorio e questo, per me, è stato molto prezioso! Sono stati anni veramente molto belli che hanno visto grandi lavori strutturali, coinvolgimento e condivisione della comunità e grandi progetti attuati (ne è un esempio il concerto live del cantante valdimagnino Teo Carminati che ha tenuto all’oratorio del paese ad inizio estate 2022 ndr)“.
Da bambino e ragazzo il sacerdote sanpellegrinese ha frequentato l’oratorio del suo paese natale, mentre ora frequenta quelli di molti paesi in veste di incaricato diocesano: “Dal mio punto di vista, vivere la vita negli oratori è una grande fortuna oltre ad essere una cosa bellissima. Io amo stare con i ragazzi e i giovani! Mi piace accompagnarli in quella fase della vita estremamente importante dove nascono le prime grandi domande e dove si ha il coraggio di cercare le risposte, di fare scelte forti lasciandosi provocare dall’incontro con il Signore. Io credo molto negli Oratori in quanto possiedono un grandissimo potenziale e potersi dedicare a tempo pieno alla vita dei ragazzi e dei giovani dentro questi luoghi la reputo una grande fortuna, che ho sempre avuto in questi anni. Ciò non toglie che è molto bello anche prendersi cura del resto della comunità, in particolare gli ammalati. Sono delle persone che ti ridisegnano i problemi quotidiani e te li ricollocano dentro questioni più grandi della vita. Gli ammalati ci riportano un po’ con i piedi per terra e col cuore in cielo, come diceva don Bosco. Infatti lui diceva: “Camminate coi piedi per terra e con il cuore abitate il cielo” ed è proprio questo che mi hanno insegnato loro”.
Da settembre 2023 il vescovo di Bergamo, Monsignor Francesco Beschi, ha nominato don Gabriele Direttore dell’Ufficio per la Pastorale dell’Età Evolutiva, Direttore dell’Ufficio Vocazioni, Direttore dell’Ufficio Tempio dello Spirito, Assistente diocesano del CSI comitato di Bergamo. Inoltre presta servizio nella parrocchia di Valtesse Sant’Antonio: “In poche parole mi prendo cura della Pastorale Giovanile della Diocesi in tutte le sue forme”.
All’interno della famiglia del giovane sacerdote c’è una persona che, come ha fatto lui, sta seguendo il percorso teologico ovvero suo nipote Davide Bonzi (classe 2003, originario anche lui di San Pellegrino Terme): “Confesso che è stata una grande sorpresa quando mio nipote è venuto a condividermi alcune domande che portava nel cuore, tra cui il suo desiderio di seguire questa chiamata del Signore provando a fare discernimento in Seminario. Sono stato da subito molto contento, è una grande gioia! È chiaro che quando vedi che una persona a te cara sceglie di seguire lo stesso sentiero che hai percorso tu è qualcosa di veramente speciale. Sono contento che anche lui abbia ricevuto questo dono che è la vocazione e che abbia trovato il coraggio per seguirla”.
Come accennato prima, don Gabriele ormai vive da anni lontano dalla cittadina dove è cresciuto e ora per lui è una cosa quasi rara che gli capiti di farci ritorno a causa dei numerosi impegni lavorativi. “A San Pellegrino ci torno sempre molto volentieri e una cosa che dico è che in quel paese mi sento sempre molto a casa! Quando torno sento sempre molto l’affetto di tante persone che mi salutano. Dall’altra parte, invece, è che quando torno lì trovo la cittadina sempre più bella. Quando giri tanti paesi, e tanti posti diversi, ti accorgi di come la nostra cittadina sia veramente veramente bella!”.
Il rapporto che il prete ha con i giovani d’oggi è di grande speranza dove, nei loro sguardi e non solo, vede il mondo di domani in una versione molto positiva: “A volte descriviamo i giovani con categorie estremamente giudicanti e negative, invece hanno tanti strumenti e hanno anche il desiderio di mettersi in gioco. Penso che nel cuore portino delle grandi domande che li porteranno a far cose grandi se troveranno qualcuno capace di ascoltarli, sapendo incanalare ciò che chiedono ed infine tenerli in ricerca. Il giovane che sta in ricerca è il giovane che fa grandi cose. Quello che si arrende, invece, si accontenta. Se invece tutti trovano lo stimolo giusto sono sicuro che faranno grandi cose”.
Per quanto riguarda il futuro, don Gabriele ha dichiarato: “Da settembre dello scorso anno sono entrato in questo servizio diocesano che mi piace molto perché mi permette di dedicarmi a tempo pieno ai giovani in cui, come ho detto prima, credo molto, oltre agli oratori. È un servizio che mi allarga molto gli orizzonti ed è una cosa che mi fa molto bene: mi permette di guardare tutta la nostra Diocesi, che è tanto lunga e tanto larga, attraverso le tante realtà molto diverse, dalla pianura alle Valli fino alla città. Comunità piccole, comunità grandi… Tutto questo mi permette anche di guardare un po’ fuori Diocesi collaborando con la Pastorale Giovanile delle altre Diocesi lombarde e persino quelle di tutta Italia. Mi aiuta molto e mi offre anche dei modelli di Chiesa diversi, dai quali sarebbe bello poter imparare qualcosa per arricchire la nostra Pastorale. In sintesi, in futuro, continuerò a servire la Chiesa nella semplicità e nella dedizione custodendo, spero, questa passione educativa”.