“Rosso: immagine e simbolo del femminicidio. Perché oggi, in Italia, in Lombardia, nella nostra stessa bergamasca, le donne muoiono ancora per atti di violenza. E bisogna ricordarsene sempre, non solo il 25 novembre”: con questo parole, il Consigliere delegato ai Servizi Sociali di Piazza Brembana, Gloria Rubini, ha descritto la nuova panchina rossa inaugurata sabato 23 novembre, nella sala polivalente del Comune, per ricordare la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne.
Nonostante il maltempo, un nutrito numero di persone ha assistito all'inaugurazione, che ha visto presenti anche il sindaco di Piazza Brembana Stefano Ambrosioni e due rappresentanti del Centro Antiviolenza Penelope di San Pellegrino Terme, Cinzia Mancadori – responsabile – e Chiara Refosco, operatrice di accoglienza e psicologa. “Oggi è un momento di ricorrenza per le donne – ha spiegato il primo cittadino – La nostra Amministrazione è molto sensibile ai temi dei diritti umani. Negli ultimi tre giorni, questo è il secondo 'anello' di una catena che stiamo formando: la prima ha riguardato i diritti di adolescenti e bambini, oggi delle donne”.
“Amore, cura, rispetto, protezione”: sono le parole che si leggono sullo schienale della panchina rossa, affiancate da una targhetta con il logo del Centro Antiviolenza Penelope: “Abbiamo pemsato anche ai bambini – ha aggiunto Rubini – pensiamo che esporli a parole positive possa essere utile a farli crescere ed educarli, perché spesso sono esposti a parole e atti di violenza. Questo è invece un simbolo di bellezza e parole buone, che fin da piccoli possono imparare”. La panchina è stata infatti posizionata vicino alla Biblioteca Comunale, luogo di aggregazione per i piccini della zona.
Cinquantotto donne, di cui quarantadue prese in carico, si sono rivolte al Centro Penelope nell'arco dei primi quattro mesi di apertura: questi sono i dati emersi durante il confronto, un numero che non lascia indifferente, in un contesto piccolo come quello vallare. “A voi oggi vogliamo lasciare il nostro messaggio – sono state le parole della responsabile Mancadori – Di essere coraggiosi nell'esprimere il proprio pensiero, di denunciare quei comportamenti che non funzionano e soprattutto di capire che non c'è giustificazione alla violenza. Questi comportamenti, per la legge italiana, sono un reato e come tale tutti ci dobbiamo assumere la responsabilità di far sì che quel reato non venga compiuto attraverso la nostra giustificazione”.