Sotto la Valle Imagna c’è un mondo che aspetta solo di essere esplorato. Da quasi trent’anni, il Gruppo Speleologico Valle Imagna percorre le grotte valdimagnine (e non solo), come racconta il presidente, Franco Ravanelli: “Il gruppo è nato nel 1996, con Piero Cattaneo e altri due soci: all’epoca, avevano seguito un corso di speleologia e abbiamo iniziato a girare le grotte, così è cominciato il viaggio. Il primo anno siamo cresciuti fino a una ventina di soci: abbiamo sostenuto tutti un corso base di speleologia e si è cominciato a esplorare. Nel ’96 abbiamo anche scoperto la prima grotta a nostro nome”. Inizia dunque un’attività che prosegue da quasi tre decenni.
“Fin dal principio abbiamo portato avanti l’attività divulgativa, accompagnando scuole, bambini e persone nelle grotte della nostra Valle, almeno in quelle più accessibili. Abbiamo condotto molte esplorazioni, creando gruppi interregionali sulla Grigna o verso Como. Siamo arrivati, nel 2005 e nel 2008, ad organizzare due raduni internazionali con molto successo, ancora adesso gli speleologi italiani se li ricordano” l’attività del gruppo spazia per tutta la provincia: “Nel 2006 è iniziato il progetto Sebino, con l’obiettivo di esplorare la zona verso Tavernola. Stiamo ancora portando avanti il lavoro, per mappare ed esplorare un grosso complesso di circa 35 km”.
Insieme a tanti bei ricordi e impegni, Ravanelli non nasconde qualche difficoltà attuale. “Negli ultimi anni, abbiamo avuto un po’ un declino, siamo rimasti i soliti sette o otto, ma non riusciamo a trovare più nessuno che voglia venire con noi. Questo inverno vorremmo proporre iniziative per attirare i neofiti: paradossalmente – spiega – negli ultimi anni la richiesta di accompagnamento nelle grotte è aumentata, ma noi facciamo tutto per volontariato e se siamo pochi è molto più complicato”.
La Valle Imagna resta però il punto di riferimento, anche grazie alla sua natura particolare. “La nostra Valle è molto carsica, vengono speleologici anche da fuori regione perché ci sono 330 grotte messe a catasto nazionale. È conosciuta perché ce ne sono di molto belle, come quella del Forgnone, chiaramente abbiamo tante grotte piccole, ma anche di più grandi. Noi abbiamo esplorato la zona e ci sono stati alcuni ritrovamenti, come nella Tomba dei Polacchi, dove abbiamo trovato i resti dell’insediamento più antico, con scheletri datati 15mila anni fa, si pensa fossero una famiglia. Abbiamo rinvenuto pure i resti di un orso delle caverne, la specie più antica e grande”. Il legame con il territorio è indiscutibile, spiega Franco: “Abbiamo fatto un progetto con il patrocinio di Uniaque, per esaminare le sorgenti nella grotta del Forgnone. Lo scopo era ripristinare una piccola presa d’acqua, sono riusciti a sistemarla grazie ai dati che abbiamo portato”.
Anche le persone giocano un ruolo fondamentale: non solo gli esploratori del Gruppo Speleologico, ma anche tutti coloro che le montagne le conoscono davvero. “Abbiamo iniziato ad esplorare tante grotte grazie ai consigli degli anziani, che durante la guerra le usavano come nascondigli per le armi o per i partigiani. Partendo dai loro consigli, sono state mappate e accatastate. Gli agricoltori magari le usavano come cantine, la grotta ha temperatura costante tutto l’anno, dunque ha caratteristiche utili per l’uomo”.
Venendo al presente, Franco descrive un Gruppo molto attivo nella divulgazione. “Ora siamo concentrati sulla didattica: accompagniamo le persone o anche le scolaresche, sperando di riuscire ad appassionare qualcuno che poi venga e continui, informandosi per entrare a fare parte del gruppo. È sempre uno stimolo in più. Proseguiamo naturalmente con le esplorazioni, nel Sebino innanzitutto. Abbiamo un nostro collega che fa parte dello staff regionale del Catasto, stanno rivedendo tantissime grotte per rimetterle su carta”.
E se qualcuno volesse provare il brivido della speleologia? Nessun requisito particolare, dice Franco. “Per entrare, ci si affida al gruppo come il nostro, che fa corsi di introduzione: bisogna essere in buona salute, ovviamente, e avere voglia a volte di fare un po’ di fatica, ma con lo stimolo di vedere cose nuove. Tu sei il primo al mondo che mette piede in quel posto, hai lo stimolo di scoprire posti nuovi: l’ambiente delle grotte è molto particolare”. Per informazioni contattare Franco al numero 347.8386249.
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Buongiorno Franco, interessato alle visite e da febbraio quando sarò in pensione al volontariato.. tenetemi aggiornato, grazie