Don Gianluca Salvi: tra viaggi e insegnamento, da Valle Imagna a Val Brembana: “Oggi meno fedeli, ma autentici”

Don Gianluca Salvi, dallo scorso anno parroco di San Giovanni Bianco, ha sentito la chiamata al sacerdozio fin da giovanissimo. È stato responsabile dei pellegrinaggi della diocesi, direttore di un istituto omnicomprensivo in Valle Imagna, dove è stato curato per 15 anni.
21 Agosto 2024

Don Gianluca Salvi, dallo scorso anno parroco di San Giovanni Bianco, ha sentito la chiamata al sacerdozio fin da giovanissimo. Cresciuto in una famiglia non praticante e piuttosto indifferente alla fede, dopo aver intrapreso le scuole superiori a Bergamo ha avvertito il desiderio di diventare prete. Ecco allora che, all’età di 15 anni, intraprende il percorso, mostra una forte inclinazione per l’aspetto storico e si specializza come ecclesiologo, terminando il seminario all’età di 26 anni. Nonostante la mancanza di entusiasmo da parte dei genitori, don Gianluca – che oggi di anni ne ha 59 – è stato in grado di far prevalere il proprio desiderio, seguendo la sua vocazione con ardore e forza di volontà.

Il suo primo incarico come curato lo vide impegnato presso l’oratorio di Carvico, dove ha la possibilità di entrare in contatto con il mondo dei giovani, assumendo un punto di vista completamente nuovo: quello del parroco. Questa primissima esperienza, un punto di partenza necessario, serve a gettare le basi di quello che sarebbe poi diventato un vero e proprio scopo di vita: quello dell’insegnamento. Successivamente si sposta a Roma, nella borgata di San Basilio, dove presta servizio per circa 3-4 anni, durante i quali ha modo di perfezionare i propri studi in teologia.

“In quel periodo – ricorda – mi dedicai con passione alla cura dei detenuti e dei malati terminali, leggendo per loro passi della Bibbia e svolgendo altri piccoli compiti. L’impegno all’interno di una borgata simile, popolata da circa 30.000 abitanti, m imise in contatto con realtà complesse e dalla fragile natura, rafforzando la mia personale convinzione per cui conoscere il passato e riflettere su di esso sia di fondamentale importanza per comprendere il presente a noi circostante”.

Dopo l’esperienza romana, don Gianluca si sposta in Valle Imagna, dove per 15 anni ricopre il ruolo di curato. Inizialmente dell’intera valle e, solo successivamente, di un paio di parrocchie. “È a questo lungo periodo – spiega – che risale la mia carica a direttore di un istituto omnicomprensivo, tramite il quale ho la possibilità di scoprire i ragazzi e di conoscere ulteriormente anche me stesso”. Tale impiego permette a don Gianluca di scoprire nell’insegnamento una passione che lo avrebbe accompagnato a braccetto fino ad oggi, da una parte, e di mostrarsi abilmente capace di guidare e ispirare la comunità, dall’altra.

Successivamente, dal 2011 al 2023, dopo una chiamata del Vescovo, don Gianluca si sposta presso gli uffici della curia di Bergamo, dai quali ha organizzato e seguito i viaggi della diocesi, ricoprendo il ruolo di direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale dei pellegrinaggi, tempo libero e turismo. Tra le mete ricorrenti da lui toccate, Israele occupa un posto speciale: qui ha guidato numerosi pellegrinaggi, offrendo ai fedeli un’opportunità unica di crescita spirituale. “Il mondo è cambiato drasticamente negli ultimi trent’anni, ma ciò che mi conforta è la costante ricerca di sapere. Informarmi, leggere e conoscere sono strumenti essenziali per comprendere meglio la realtà odierna e per affrontare le sfide che si presentano”. Citando un’immagine di Sant’Agostino, don Gianluca intraprende un discorso sull’importanza del punto di vista assunto: “Piuttosto che soffermarsi su ciò che sta finendo, è importante guardare a ciò che di nuovo sta nascendo, poiché solo così si può alimentare la speranza e contrastare la tristezza che spesso affligge il nostro tempo”. 

Oggi è parroco a San Giovanni Bianco e, parlando del futuro della Chiesa, don Gianluca è depositario di un pensiero decisamente concreto: ” Sarà una Chiesa minoritaria, più leggera e consapevole di sé, meno legata alle tradizioni, ma più autentica. Costituita non più da fedeli rappresentanti di fasce d’età, ma da famiglie che per una propria e libera scelta abbracceranno il cristianesimo”. Una visione non è pessimistica, bensì realista: “Una Chiesa che, pur ridimensionandosi, saprà mantenere la forza del Vangelo, capace di donare sollievo anche a quelle realtà che sembrano sempre meno stabili, sempre meno intatte, sempre più fragili”.

Nel suo tempo libero, don Gianluca si dedica all’educazione dei giovani: “Sono convinto che siano il futuro perché capaci di guardare oltre l’orizzonte. Il mio obiettivo è quello di aiutarli a studiare e a crescere, credo fermamente che l’istruzione sia la chiave per un futuro migliore”. Don Gianluca ha un messaggio chiaro: “Un albero, perché sia sano, deve avere buone radici, e queste vanno curate, anche se non si vedono perché sottoterra”. Continua affermando: “Tutto ciò ci porta a riflettere sul fatto che talvolta il lavoro più paziente e laborioso è quello che non si vede, ma che permette d’altronde il buon funzionamento dell’organismo nel suo complesso.” Quanto affermato da Don Gianluca ci ricorda che, anche quando il mondo sembra cambiare in modo incomprensibile, la speranza, la conoscenza e la fede rimangono ancore solide ancore a cui aggrapparsi per navigare verso un futuro più luminoso.

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