Regione Lombardia è pronta ad affrontare l'emergenza coronavirus in vista di un eventuale arrivo in Italia del virus – che in Cina ha contagiato 4 mila persone e ne ha uccise oltre 100 – : pronta una task force con tre laboratori, decine di specialisti e 17 reparti di malattie infettive di riferimento (tra i quali anche il Papa Giovanni XXIII di Bergamo).
“La task force per riconoscere e affrontare eventuali casi di coronavirus in Lombardia è al completo, con tre laboratori dove trasmettere i campioni da analizzare e 17 reparti di malattie infettive di riferimento. Abbiamo nelle scorse ore emanato alcune indicazioni procedurali importanti per i medici di base e per gli specialisti ospedalieri, in costante raccordo con il Ministero della Salute – ha spiegato l’assessore al Welfare Giulio Gallera, che invita tutti a porre attenzione ai “tempi di riferimento dei viaggi e alle frequentazioni a rischio di contagio, prendendo in considerazione gli ultimi 14 giorni dall’esordio dei sintomi”.
Qualora si trovasse un caso sospetto “i medici devono segnalare il caso all'Ats di competenza e attraverso procedure informatiche specifiche, gestendo il paziente in stretto raccordo con i referenti delle malattie infettive”. Sarà invece compito della Regione – come scrive La Stampa – inserire i dati nel sistema nazionale classificandoli in base alla data di partenza dalla Cina, volo di ritorno in Italia e aeroporto di arrivo, contatto telefonico del paziente e del medico curante e, infine, laboratorio di riferimento a cui è stato inviato il campione biologico del caso sospetto.
“Sul pezzo” anche i medici di famiglia della provincia di Bergamo, tutti formati per affrontare l'emergenza e pronti a fornire ai loro pazienti tutte le informazioni del caso e gestire eventuali casi sospetti, come rassicura a L'Eco di Bergamo Guido Marinoni, presidente dell'Ordine dei Medici della provincia di Bergamo. “Come sempre – commenta Marinoni – i medici di Bergamo sono in prima linea in casi come questo. A Bergamo non sono state rilevate situazioni di emergenza, ma i pazienti chiedono informazioni. Il primo punto di riferimento sono i medici, in particolari i medici di famiglia i quali hanno recepito le indicazioni ministeriali”.