Lara Marra, la giovane stella almennese del Kung Fu: “Voglio vincere i mondiali”

Dalle prime gare all'argento mondiale. E ora l'obiettivo è di diventare campionessa del mondo.
17 Ottobre 2024

Lo sport ti cambia, a qualunque età. Specie se, come nel caso di Lara Marra, oltre all’insegnare disciplina ed autocontrollo porta anche un argento mondiale nella categoria “Speranze” a soli 17 anni.

“Io sono di Almenno San Salvatore e pratico Wushu Kung Fu. Ho iniziato a otto anni: le arti marziali orientali mi hanno sempre affascinata per la loro bellezza, volevo fare questo sport perché da piccola ero molto timida. Il Wushu ha cambiato anche il mio stile di vita, il modo di espormi con le persone e come gestisco le emozioni, non solo in gara. Ho cominciato in palestra qua ad Almenno con il maestro Paolo Locatelli, con due allenamenti a settimane da un’ora, lo stesso anno ho fatto la prima gara a Zogno e ho vinto subito”. Un successo che porta Lara verso l’agonismo. “Dopo la gara, ho cominciato a praticare a Brembilla, ad oggi faccio quattro o cinque ore in palestra e poi due a casa, magari pesi e vado a correre, in palestra invece miglioro la tecnica”.

“Nel 2019 ho iniziato con i primi campionati a Catania, principalmente gareggiavo negli Italiani, andando spesso a medaglia. Fino ad’ oggi, ho partecipato a tre gare internazionali: in Grecia i primi europei nel 2022, con un bronzo; l’anno scorso ho fatto un mondiale in Cina e sono arrivata seconda, infine l’ultimo Europeo in Svezia, che non è andato come avrei voluto”.

Come spiega Lara, il Wushu è complesso. “Diciamo che quest’arte marziale è molto completa, si lavora su molteplici parti del corpo, non né basato solo su gambe o braccia. Si coinvolge tutto ed è difficile gestire gli allenamenti, sono molto faticosi mano a mano che si va avanti. Quando si arriva un livello più alto, si cerca di capire cosa porta punti e cosa invece li toglie, un passo falso è abbastanza per far andar male una gara”.

A questo proposito “bisogna imparare a gestire le emozioni, io ho imparato a farlo grazie al Wushu. Mi alleno soprattutto alle gare: quando sei sotto stress l’ansia è l’emozione più forte, ho imparato strada facendo a gestirla” con ottimi risultati. “Il mondiale in Cina è stato il momento più bello della mia carriera sportiva. È stata un’esperienza incredibile, ha arricchito il mio bagaglio e sono tornata con la sensazione di aver provato qualcosa di diverso, d’altronde arrivare a medaglia per me è semplicemente fantastico e credo mi resterà per tutta la vita. Andare all’estero e avere la chance di mettermi in gioco per rappresentare l’Italia è stato fantastico, non succede a tutti”.

Accanto allo sport, c’è la vita di tutti i giorni. “È difficile unire Wushu e scuola, io frequento un istituto tecnico di finanza e marketing e riesco a gestire lo studio. Facevo lo sportivo, ma un liceo devi stare sui libri o allenarti: grazie a questo indirizzo, concilio meglio i due aspetti. In più, ho un patto sportivo di alto livello con la scuola e ciò mi ha aiutato moltissimo”. La passione è comunque più forte di tutti gli impegni. “Mi piace il Wushu perché, fin da piccoli, ti viene insegnato il rispetto e la disciplina verso il prossimo, cose che oggi si fanno fatica capire, ma in questo sport sono tutto. La competizione c’è sempre, ma sei tranquillo perché l’ambiente è sanissimo, tutti i partecipanti si rispettano a seconda del loro ruolo, che siano atleti, arbitri o maestri. Ovviamente, mi piace anche perché sono mi dà una sicurezza in più, so di avere le competenze di autodifesa per cui posso girare tranquilla la sera”.

Lara non ha paura di guardare avanti con determinazione e punta molto in alto. “Ho dei sogni: vorrei diventare campionessa mondiale visto che l’anno scorso non mi sono allenata abbastanza, l’obiettivo è quindi l’oro ai mondiali. Anche per quando riguarda il lavoro, vorrei poterlo fare in ambito sportivo: so che è difficile, ma mi piacerebbe andare alle Olimpiadi. Purtroppo, il Wushu non è disciplina olimpica e per questo sono molto triste. Spero che un giorno verrà incluso e di qualificarmi, anche solo per poter dire di aver partecipato”.

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