Un’arteria di rara bellezza unisce da secoli le località degli Almenno, offrendo al visitatore e al pellegrino un cammino dalla significativa rilevanza artistica e culturale. Ai piedi della Valle Imagna è possibile introdursi in un contesto naturalistico e storico segnato da relazioni e intrecci radicati, profondi, vicende e trame umane che hanno reso a lungo difficile distinguere e seguire le evoluzioni particolari dei singoli paesi: “Almenno anticamente era il centro di un “Pagus” romano detto “Lemennis”, con le invasioni barbariche divenne una corte regia prima longobarda e poi franca. Nel 892, entrò a far parte della Corte rurale di Lecco e successivamente dal 975 al 1220 fu feudo vescovile, poi libero comune e dal 1428 dominio veneto” (E. Guglielmi / M. Offredi, Itinerario del Romanico degli Almenno, trad. testi S. Offredi, Grafica e Stampa: PRESS R3 – Almenno S.B.).
Lungo la “Via della Regina”, un antico tracciato romano attribuito all’affascinante figura di Teodolinda, sovrana longobarda, si manifestano graziosamente testimonianze storiche di assoluto pregio, edifici religiosi in stile romanico. Una presenza silenziosa, ma imponente, in grado di riportare il pensiero e l’immaginazione a un’epoca d’oro, da un punto di vista culturale, politico, economico e spirituale, vissuta alle porte della Valle.
Una società che prega e lavora, cosciente e gelosa del proprio destino, ove il cittadino, incarnato dalla figura emergente del borghese, accumula ricchezze, avviandosi lentamente, ma progressivamente, verso l’edificazione di una nuova e moderna società dei valori. Nasce il “comune”, una sorta di “città-stato”, circondato da un territorio extraurbano, a modello della pòlis greca. È il tempo del chierico e del nobile, ma anche quello del mercante e dell’artigiano, del predicatore e del forestiero, in cerca di fortuna e di occasioni per dare prova del proprio coraggio.
Si inaugurano modi e tempi nuovi per vivere e per concepire l’esistenza stessa, in famiglia e in società, offrendo occasioni imperdibili all’artista, in cerca di soggetti e di mete da esplorare. L’arte si fa demiurgica, a cavallo del primo millennio dopo Cristo, manipolando materie e opere, cercando sintesi dinamiche originali, audaci e ardite, ribadendo con forza e convinzione come “una cattedrale, un edificio civile, una pittura, una scultura [siano] creati dall’uomo per l’uomo, a dimensione umana, comprensibili, quasi tangibili” (P. Adorno e A. Mastrangelo, Arte, correnti e artisti. Dalla preistoria al primo rinascimento, Messina-Firenze, Casa editrice G. D’Anna, I, 1994).
I paesi di Almenno San Bartolomeo e di San Salvatore consentono all’uomo di oggi, troppo spesso distratto e incatenato alle fatiche e alle preoccupazioni quotidiane, di toccare con mano e di contemplare con gli occhi memorie di un tempo di passaggio, di luoghi sospesi tra materia e spirito, tra luce e oscurità, tra le istanze del temporale e quelle dell’eterno.
Riscoprire il Medioevo per abbracciare il senso più autentico della modernità, viaggiando nel passato alla disperata ricerca del presente. Lungo i sentieri dell’agro almennese e le navate degli edifici religiosi, da San Tomè alla Madonna del Castello, da San Nicola a San Giorgio, gioielli senza tempo incastonati mirabilmente nel territorio, l’umanità si riconcilia con se stessa, nonché con la propria natura finita e limitata, debitrice di una storia e di una genealogia.