In piena emergenza coronavirus, sono numerosi i medici già in pensione che hanno deciso di rimettersi in corsia per dare man forte ai propri colleghi. Fra questi c'è anche Giampiero Giron, professore emerito dell'Università di Padova e uno dei medici più importanti italiani, l'anestesista che il 14 dicembre del 1985 partecipò alla storia della Medicina italiana con il primo trapianto di cuore. Giron, che a dicembre festeggerà le sue 86 primavere, ha deciso di rispondere all'appello di un primario padovano di rimettere il camice per combattere una sfida “stavolta contro un nemico invisibile”.
“Un paio di settimane fa mi ha telefonato un primario padovano chiedendomi se, all’occorrenza, la Sanità pubblica potrà contare sulla mia esperienza – ha spiegato Giron, intervistato da Il Corriere – Da quel giorno vivo con il telefonino sempre a portata di mano. Possono chiamarmi in qualunque momento e io, nell’eventualità, sono pronto ad andare. Lo ritengo un dovere: a prescindere dall’età, in questa fase i medici possono fare la differenza. Anche se il mio giuramento di Ippocrate risale ormai a tanto tempo fa, non ha scadenza”.
Nato a Padova ma cresciuto a Venezia, è in pensione dal 2010. È stato il fondatore dell'Istituto di anestesiologia e rianimazione dell'ateneo patavino ed è direttore sanitario dell'ospedale Villa Salus di Mestre. Di tanto in tanto, anche recentemente, è tornato in sala operatoria per tappare qualche buco di organico. “Lo so che i più esposti alle complicanze dovute al coronavirus sono gli anziani – ha spiegato – però io sono in buone condizioni di salute e, anche se magari non c’entra granché, faccio tutti gli anni il vaccino contro l’influenza. Non sono spaventato, insomma, anche se le situazioni epidemiche sono sempre molto difficili da affrontare”. Interrogato sul Covid-19, Giron ha replicato: “Non sono un virologo, ma voglio pensare che il naturale aumento delle temperature legato alla stagionalità, abbia un effetto negativo sul virus, contribuendo ad abbassarne l’aggressività”.
Ma di tempo da perdere non ce n'è. “Bisogna dare tutto, sempre, fino in fondo. Mi laureai nel 1961 e a quell’epoca non esistevano le Usl ma la Pia opera ospedale civile di Padova. Ricordo che sotto la voce “orario di servizio” c’era scritto: “Tanto quanto necessario”. Perché è così che, credo, debba fare chi opera in ospedale: sacrificare se stesso fino a quanto è necessario, per salvare i malati”. Un grande senso del dovere che accomuna medici ed infermieri di ogni parte d'Italia, ma alla richiesta di un appello verso altri specialisti Giron è chiaro: “Non giudico chi la pensa diversamente. Una cosa, alla mia età, l’ho capita: non c’è nulla di peggio che costringere qualcuno che non ne ha voglia a entrare in una sala operatoria”.
(Fonte e fonte immagine in evidenza: Corriere del Veneto)