Inverno 2024-25 nero per le nostre montagne? E in futuro? Cosa dicono le previsioni

L’inverno meteorologico ha già superato il suo primo mese, anche se osservando le Alpi, e ancor più le Orobie, non si direbbe...
11 Gennaio 2025

L’inverno meteorologico ha già superato il suo primo mese, anche se osservando le Alpi, e ancor più le Orobie, non si direbbe. Le nevicate degli ultimi giorni hanno sì dato un tocco invernale, ma la situazione rimane comunque molto preoccupante. Secondo gli ultimi dati elaborati dalla Fondazione CIMA, l’indice Snow Water Equivalent (SWE), che misura la quantità di acqua ricavabile dalla neve qualora venisse completamente fusa, segnava alla fine del 2024 un preoccupante -60% a livello nazionale.

Questo dato è particolarmente allarmante per le Alpi, dove il mese di dicembre ha registrato un -75% di innevamento alle alte quote, un -82% circa alle medie quote e un -80% circa alle basse quote. Questi valori sono il risultato di temperature ancora ben al di sopra delle medie stagionali, una costante che ha caratterizzato gran parte dell’inizio di questo inverno.

Quanta neve c’è ora sulle Orobie? Secondo i dati riportati dai comprensori locali, difficilmente si superano i 30 cm di neve, anche in quota. Per trovare accumuli maggiori, bisogna spingersi ben oltre la Valtellina fino alle Alpi Retiche di confine: a Livigno si raggiungono circa 45 cm, mentre in Valmalenco si arriva a 70-75 cm. La situazione resta dunque critica, soprattutto in previsione della stagione estiva, considerando che la neve in montagna rappresenta la grande riserva idrica per i mesi caldi.

Linzone - La Voce delle Valli
Monte Linzone

Le prospettive per l’inverno 2024/2025

Fare previsioni rimane sempre complicato, ma analizzando i modelli meteorologici e climatici è possibile delineare alcune tendenze per le prossime settimane e mesi.

Breve termine – La prossima irruzione fredda, attesa nel weekend, porterà qualche nevicata sui settori alpini di confine, ma per le Orobie non si prevede nulla di significativo. La situazione appare compromessa almeno per gran parte di gennaio: l’alta pressione continuerà a dominare al Nord, determinando condizioni di tempo asciutto e soleggiato almeno fino a fine mese e oltre.

Febbraio – Secondo le previsioni elaborate da ECMWF, anche la prima settimana di febbraio dovrebbe avere temperature sopra la media stagionale su tutto l’arco alpino, accompagnate da precipitazioni inferiori alla norma. Questo significa che il clima rimarrà mite e prevalentemente secco. Qualcosa potrebbe cambiare nella seconda metà del mese, ma si tratterebbe di episodi sporadici: ECMWF prevede comunque un febbraio complessivamente mite e secco su gran parte del Centro-Nord Italia, comprese le Alpi e le Orobie.

Marzo – Spingendosi fino a marzo, le anomalie pluviometriche – ovvero le differenze rispetto alla media climatica – sembrano invertire rotta, con un surplus di precipitazioni atteso per le regioni tirreniche e il Nord-Ovest. Questo potrebbe tradursi in un aumento delle perturbazioni atlantiche, ma le temperature, sempre sopra la media, comporterebbero nevicate abbondanti soltanto alle medio-alte quote.

image 9 - La Voce delle Valli
Fonte: Copernicus/ECMWF

Un inverno mite e avaro di neve – Se queste tendenze venissero confermate, ci troveremmo di fronte a un inverno mite e povero di neve per le nostre montagne. Una situazione che deve far riflettere, ma che non dovrebbe sorprenderci. È ormai noto che il cambiamento climatico è una realtà certa e che l’ambiente alpino, e ancor più quello prealpino, è tra i più colpiti dal riscaldamento globale. Le temperature nell’arco alpino sono aumentate di oltre 2-3°C rispetto ai livelli pre-industriali, un incremento doppio rispetto alla media globale.

Il futuro delle montagne

Il futuro dipenderà molto dalle politiche adottate nel medio e lungo termine. Quel che è certo è che ci stiamo dirigendo verso un clima sempre più caldo, con un limite delle nevicate in continuo rialzo e un numero sempre minore di giorni di neve. L’innevamento artificiale potrebbe essere una soluzione? Probabilmente no. Verranno sempre meno le condizioni necessarie per realizzarlo, sia dal punto di vista climatico che economico, condannando i comprensori al di sotto dei 2000-2500 metri di quota a un destino quasi inevitabile.

piani dellavaro cusio 1 - La Voce delle Valli
Piani dell’Avaro, Cusio

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