Terreni abbandonati in alta Val Brembana danno vita allo zafferano: la scommessa vinta a Oltre la Goggia

Da una decina di anni, lo zafferano si produce anche in alta Val Brembana grazie all'Associazione Zafferano OLG, con coltivazioni su terreni ormai abbandonati a Lenna, Mezzoldo, Cassiglio, Olmo al Brembo e Valnegra e anche a Locatello, in Valle Imagna. 
14 Febbraio 2025

Da una decina di anni, lo zafferano si produce anche in alta Val Brembana grazie all’Associazione Zafferano OLG, con coltivazioni su terreni ormai abbandonati a Lenna, Mezzoldo, Cassiglio, Olmo al Brembo e Valnegra e anche a Locatello, in Valle Imagna.

OLG – spiega il presidente Danilo Salvini (in foto copertina) – è l’acronimo di Oltre la Goggia, dicitura toponomastica che indica in una roccia fra Camerata e Lenna, la “cruna dell’ago” che segna l’inizio dell’Alta Valle. Non a caso, per esempio, la parrocchia di S.Martino che unisce Lenna e Piazza Brembana è detta “oltre la Goggia”. Così come è a molti noto l’appellativo di “Gogis” per quanti vivono in Alta Valle Brembana”.

“Il nostro zafferano – prosegue Salvini, originario di Mezzoldo dove ha il suo campo ed ora residente a Piazza Brembana –  è prodotto principalmente in Val Brembana e in alcune parti della Valle Imagna. Dopo la crisi economica del 2007, ci siamo chiesti cosa fare per non fare morire la nostra valle e integrare, al contempo, anche i nostri salari. Abbiamo allora optato per lo zafferano – dice – in quanto abbiamo creduto, e il tempo ci ha dato ragione, che fosse il percorso ideale per una crescita sia sociale che economia della Valle. Così facendo, siamo riusciti ad avere un vero e proprio modello sostenibile che ci ha portato, quindi, a promuovere un’agricoltura contadina familiare. Tanto più che lo zafferano ci avrebbe dato un ritorno economico, seppur coltivato in spazi ristretti.”

“Siamo nati nel 2012 grazie al Vicariato alla cui presidenza, allora, c’era don Alessandro Beghini, ma anche grazie all’Associazione per la Promozione Sociale “Gente di Montagna” con Davide Torri e alla Comunità Montana Valle Brembana. Tuttavia l’Associazione con il nostro marchio distintivo ‘Zafferano Olg’ ha visto la luce nel 2016, con tanto di statuto e disciplinare di produzione per l’associazione specifica. Allora non è che ne sapessimo poi molto di zafferano – ammette Salvini – perciò le istruzioni ci sono state date due giovani di Roncobello che qui già lo coltivavano e, in seguito, è stato fatto anche un viaggio studio nella terra, per antonomasia, dello zafferano: Abruzzo, a L’Aquila, acquistando anche i bulbi necessari per iniziare. Certo c’è voluto un po’ per prendere il ritmo giusto, però poi abbiamo imparato e le soddisfazioni non sono mancate.

Attualmente, dopo un ricambio, siamo una decina di persone. Quelli della ‘prima ora’, con il passare del tempo, sono diventati autonomi, oppure hanno iniziato dei micro progetti in autonomia. Prima del Covid 19 ci sono state anche delle persone della Val Seriana che sono venute da noi per imparare il mestiere e portarlo così nella loro Valle. Mancano però i giovani. Vengono e guardano, poi però non tornano. Lo zafferano ha una storia lunga pure nella nostra valle: gli alpeggiatori Gogis lo usavano per insaporire il loro formaggio di Monte che poi vendevano nel Bresciano. Tuttavia non dormiamo sugli allori: abbiamo in essere una collaborazione per la formazione didattica con l’Istituto Superiore di San Pellegrino con cui abbiamo fatto, per l’appunto, il “Pan d’oro”, un panettone dove nell’impasto c’è sia il nostro zafferano, sia delle castagne della bassa Val Brembana, che è stato molto apprezzato. Inoltre stiamo portando avanti anche un progetto con l’Università della Montagna Unimont di Edolo“.

“I bulbi – illustra  Salvini, spiegando il processo di coltivazionevengono lasciati a dormire in inverno e, a giugno, li raccogliamo, li puliamo e li selezioniamo. Solo quelli integri e interi sono messi ancora nel terreno alla metà di agosto, in attesa della fioritura a ottobre. Una volta fioriti, raccogliamo appunto i fiori, rigorosamente a mano, così come l’asportazione degli stimmi per essere essiccati. Non c’è niente di automatico, ecco il motivo del costo elevato. 

Altresì, per mantenere le caratteristiche organolettiche, noi raccogliamo i fiori ancora chiusi all’alba e, poi, i pistilli essiccati li mettiamo in vasetti di vetro trasparente. E, difatti, è questa la nostra caratteristica principale, che ci rende in qualche modo anche unici. Inoltre, la nostra fortuna è stata anche il fatto che la Legge Regionale che regolamentava la produzione di zafferano è cambiata proprio all’inizio della nostra attività.  I cambiamenti ci hanno permesso di essiccare gli stimmi con dei metodi casalinghi, senza la necessità di specifici laboratori, altrimenti non avremmo potuto iniziare questa attività. Lo zafferano – conclude Salvini – è fondamentale nella logica del turismo. Dà un valore aggiunto al territorio. Volete mettere se un turista arriva qua, in Valle Brembana, e mangia un bel risotto con lo zafferano locale? Trovate lo zafferano dell’Alta Valle Brembana presso l’alimentari “Boffelli Gianni” in via Locatelli, a Piazza Brembana. Se volete sapere qualcosa in più sull’argomento, QUA trovate il sito ufficiale dell’associazione.

zafferano olg 1 - La Voce delle Valli

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