A Corna Imagna i giovani veri protagonisti della rama, una tradizione secolare

I giovani del paese si organizzano in forma spontanea per l’evento, che vede partecipare tutta la comunità.
14 Febbraio 2025

Le comunità locali della Valle Imagna, il cui processo di formazione è stato ben documentato e descritto da Paolo Manzoni nella sua monumentale opera Valdimania de Lemenne, si sono dotate nei secoli scorsi di una propria organizzazione sociale e religiosa tesa al rafforzamento dell’appartenenza delle famiglie alle rispettive Cà’, delle Cà alle contrade e, infine, delle contrade alle diverse aggregazioni politiche che hanno dato origine a Comuni e Parrocchie.

Sagre, feste pubbliche, tradizioni popolari, ricorrenze civili e religiose hanno contribuito a tramandare sino ai nostri giorni alcune espressioni autentiche della nuova dimensione di comunità, che consentono di individuare radici rurali e fondamenti identitari dei distinti gruppi sociali. Nate come chiese “mercenarie”, quindi con nomina popolare del parroco da parte dei capi-famiglia (che provvedevano anche al suo stipendio), le varie comunità religiose si sono da sempre avvalse di questue e raccolte varie di offerte, soprattutto alla vigilia delle principali solennità del calendario liturgico, per far fronte alle necessità di sostentamento.

Soprattutto nel passato, il denaro scarseggiava e le famiglie offrivano regolarmente alla chiesa i prodotti del loro lavoro (anche fieno, stracchini, tessuti ricamati, utensili vari, animali da cortile,…) che, messi poi all’asta, venivano convertiti in denaro. In un disegno didascalico settecentesco del Santuario della Cornabusa è raffigurato, all’esterno della Grotta, un palco fisso ad uso dei banditori. Il rito dell’incanto era molto in uso. Lo scorso weekend, nel salone parrocchiale di Corna Imagna, in occasione della festa di San Luigi, si è ripetuta tale antica tradizione, che si rinnova ogni anno, ossia allo spoglio della ràma, il grosso ramo fronzuto sul quale nella giornata di sabato i generosi parrocchiani hanno appeso le loro offerte in natura, raccolte da un gruppo di giovani questuanti che sono passati di casa in casa nelle varie contrade del paese.

Con il grosso ramo (un tempo portato a mano mentre oggi lo troviamo fissato sul cassone di un trattore agricolo, più comodo, ma meno suggestivo), portato in giro per il paese come fosse una bandiera, l’allegra compagnia di giovani ha girovagato da una contrada all’altra invitando le famiglie a fare un’offerta: capi di abbigliamento, stoffe, oggetti vari, anche stracchini, salami e cotechini. Tutto è stato appeso alle fronde, mentre gli animali da cortile sono stati rinchiusi in appositi cestoni.

Quello della “rama” è un rito che si perpetua da secoli e si rifà ad antiche celebrazioni di origine pagana che segnavano il passaggio dalla stagione invernale a quella primaverile, anche se, nei secoli a noi vicini, tale pratica è sempre vissuta in funzione religiosa (faranno presto seguito altre manifestazioni di analogo significato, come il carnevale, la cacciata di marzo, la “stramàde de tuse”…). Ritornando a oggi, la grande festa di San Luigi, dedicata ai giovani del villaggio, da tempo immemorabile si celebra durante l’inverno, quando i principali protagonisti maschili della comunità, un tempo organizzati nel Circolo di San Luigi, erano rientrati dalla campagna di lavoro all’estero. Attualmente, nonostante l’antica società rurale sia stata decisamente superata, il rito si ripropone ogni anno il mese di febbraio e i giovani si organizzano in forma spontanea per l’evento, che vede partecipare tutta la comunità. Essi si apprestano a entrare nel mondo degli adulti e tale iniziativa equivale a dimostrare una raggiunta maturità sociale.

A conclusione della grande festa, dopo i vespri pomeridiani (senza la tradizionale processione per il cattivo tempo), alcuni giovanotti più intraprendenti hanno provveduto al pubblico incanto della merce raccolta, bandendo i singoli capi ai migliori offerenti dal palco del salone parrocchiale. La giornata uggiosa ha impedito l’incanto sul sagrato della chiesa parrocchiale dove, di norma, in piedi sulla sporgenza della zoccolatura dell’edificio, ben aderenti al muro per non perdere l’equilibrio, con l’aiuto di altri ragazzi che porgono loro i singoli capi da mettere all’asta, i banditori invitavano all’acquisto dei vari prodotti, per i quali stabilivano al momento il costo base. Anche questa volta tutto è stato venduto e pure gli oggetti di poco valore che riscuotono di norma scarso interesse sono stati ritirati da qualche probo parrocchiano per unùr e fì de Césa. Il ricavato, infine, è stato consegnato al parroco per le esigenze della parrocchia.

rama corna imagna - La Voce delle Valli
L’incanto nel salone parrocchiale di Corna Imagna

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