Il lockdown sta tenendo tutti in casa, dai giovani agli anziani, ma sono soprattutto questi ultimi che si ritrovano spesso in casa soli, difficilmente in grado di sfruttare le moderne tecnologie per mitigare gli effetti sociali della quarantena, e magari senza beni di prima necessità e con nessuno che li possa aiutare.
Ma chi pensa a loro, chi può fargli un po' di compagnia e aiutarli a sentirsi meno soli? A Val Brembilla a dare una risposta con il progetto “Distanti ma vicini” è il Comune in collaborazione con il gruppo Caritas parrocchiale e i ragazzi del Gruppo Giovani. L'iniziativa è già partita in questi giorni: alcuni ragazzi del paese hanno contattato telefonicamente tutti i loro compaesani over 80.
In particolare i volontari, attraverso queste telefonate, si sono occupati di monitorare la situazione per capire se c’era qualche necessità di genere primario come mancanza di alimentari o farmaci; per accogliere richieste e problemi ma, soprattutto, per far due chiacchiere e tenere compagnia agli anziani.
“Siamo tutti un po’ spaesati in questa nuova situazione, ma dovremmo cercare di dare una mano a chi ne ha bisogno – ci racconta Chiara del Gruppo Giovani – in questo caso bisogna dare una mano agli anziani. Ho trovato questo progetto molto positivo in quanto abbiamo avuto la possibilità di aiutarli in prima persona. Con alcuni degli anziani ho potuto chiacchiere un po’ di più perché hanno iniziato a raccontarmi di loro, della loro famiglia e dei loro figli, e ho trovato davvero emozionante il fatto che si fossero confidati con me”.
La maggior parte di loro – prosegue Chiara – fortunatamente aveva una famiglia o qualcuno che li potesse aiutare dunque non avevano particolari problemi, ma sono stati tutti lo stesso molto contenti della telefonata perché si sentivano considerati perché c’era qualcuno che si preoccupava di loro”.
“Abbiamo attivato una rete di collaborazione che comprendeva: i consiglieri comunali, il Gruppo Giovani e la Caritas, dividendoci un po' le persone da contattare – spiega il consigliere comunale Alessandro Genini -. Gli anziani da contattare, in tutto, erano 330. Siamo riusciti a contattarli quasi tutti, ci sono state difficoltà a volte nel trovare i contatti, anche perché in molti non hanno più il telefono fisso. Quindi si è cercato di capire chi erano e, avendo gli indirizzi di ognuno, abbiamo intercettato persone vicine di casa, oppure abbiamo rintracciato i parenti”. Una volta trovato un modo per comunicare telefonicamente “abbiamo chiesto loro se era tutto sotto controllo, se sapevano dei servizi attivi sul territorio e se c'era bisogno di qualcosa in particolare. La cosa è stata molto apprezzata da tutti, il fatto di non sentirsi lasciati soli credo sia una cosa importante. Soprattutto in questo momento dove la vita sociale si è quasi del tutto azzerata.”