Covid e geloni nei bambini: potrebbe esserci una correlazione? Sono una quindicina fra bambini e ragazzi che a marzo e aprile sono giunti in ospedale mostrando sintomi dei “geloni”, un classico disturbo invernale ma che risulta particolarmente fuori luogo in una stagione primaverile più calda della media. Secondo i medici dell'Ospedale Papa Giovanni di Bergamo, che in tempo di emergenza sanitaria hanno immediatamente pensato ad una correlazione, alla base del singolare fenomeno potrebbe forse nascondersi un'infezione da coronavirus.
“Ora sono parecchie le telefonate dei pediatri di base, molti ci inviano fotografie anche dei piedi e delle mani dei ragazzi con queste lesioni – ha spiegato Andrea Locatelli, dermatologo dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, a L'Eco di Bergamo – Abbiamo avviato un’indagine: c’è il sospetto che questi geloni “fuori stagione” siano legati al Covid”.
Il fenomeno, che colpisce i bambini e ragazzi fra i 10 e i 15 anni, è oggetto di studio anche in altri ospedali lombardi: i geloni, più frequenti ai piedi piuttosto che alle mani, sarebbero comparsi nei piccoli pazienti almeno un mese prima delle cure in ospedale, preceduti da sintomi forse riconducibili ad una manifestazione lieve del Covid come ad esempio dissenteria e febbriciattola. “Abbiamo quindi effettuato prelievi sierologici a tutti e 15 i giovanissimi pazienti, per il test che dovrebbe dirci se in questi bimbi e ragazzi si è manifestata una produzione di anticorpi contro il Covid – ha spiegato Locatelli – E in tre casi abbiamo effettuato il tampone, con risultati positivi”.
Quelli che vengono comunemente chiamati “geloni” sono in realtà delle vasculopatie, come quando ad esempio si è colpiti da un improvviso freddo e i vasi sanguigni si chiudono. “Nelle analisi delle lesioni dei bambini curati non abbiamo riscontrato microtrombi ma si può ipotizzare qualche danno endoteliale – ha precisato il medico – E questo potrebbe essere collegato al fatto che il nuovo coronavirus sembra aver mostrato una certa predisposizione a muoversi nell’endotelio”. A parte il dolore, i ragazzini non sembrano comunque riportare altri disturbi.
La cura è semplice pomata cortisonica, ma la loro durata può essere lunga, fino a due mesi. Nell'indagine avviata, sono stati inoltre ricostruiti i contatti avuti dai bambini e ragazzi colpiti e si è notata una correlazione particolare con il Covid: alcuni, infatti, hanno avuto parenti di primo grado risultati positivi, mentre altri con familiari lavoratori in ambito sanitario. Con l'avvio della “fase 2”, i medici credono che i casi possano aumentare. “Intanto, aspettiamo i riscontri sierologici per verificare la nostra ipotesi di connessione con il virus” ha concluso Locatelli.