In un momento in cui i media riportano continuamente immagini di guerra e minacce di conflitti mondiali o nucleari, parlare di pace e cercare di capire la follia della guerra (di tutte le guerre) non è più solo una necessità ma è quasi un dovere. Ed è ciò che sta accadendo all’Istituto Superiore di San Pellegrino. Nell’ambito dei progetti dedicati alla cittadinanza attiva, sono state programmate due giornate di discussione in classe di temi legati al conflitto in Ucraina che hanno spaziato da attività legate alla geografia, alla storia, al diritto e all’economia e condivise tra docenti e studenti.
“Abbiamo sentito la necessità di dare un segnale ai nostri studenti” spiega la professoressa Cristina Rottoli, referente per le attività di cittadinanza attiva e di educazione civica, “perché ci siamo resi conto delle grosse difficoltà e delle paure che avevano i nostri studenti. Nel nostro istituto sono poi presenti alcune ragazze che hanno genitori russi o ucraini ed hanno ancora dei parenti nelle zone di conflitto e la loro angoscia è, ovviamente, contagiosa.” L’Istituto di San Pellegrino ha, nella sua storia e nel suo recente passato, numerose dimostrazioni di cittadinanza attiva.
Era presente, durante il terremoto in Irpinia, nelle zone terremotate dove, per alcuni mesi, ha gestito i centri di ristoro per gli sfollati con alcune classi di cucina; negli anni ’90 è stato più volte coinvolto in attività nei campi che in Slovenia ospitavano i profughi che provenivano dalla Bosnia. In tempi più recenti, invece, si è reso attivo su progetti riguardanti l’inclusione (All Inclusive) o le discriminazioni di genere (Gap Gender), alcuni dei quali tuttora in atto. “Queste attività rientrano un po’ nel DNA del nostro Istituto, e noi ci teniamo molto ad aiutare i nostri studenti a crescere non soltanto come ottimi professionisti, ma anche e soprattutto come cittadini consapevoli e partecipi”.
Sofia e Anastasia, le loro testimonianze
Le giornate dedicate alla discussione sull’invasione dell’Ucraina hanno avuto come protagoniste anche due ragazze frequentanti il secondo e il terzo anno del percorso Turistico: Sofia e Anastasia. Sofia Calvi, 15 anni e residente a Zogno, ha papà italiano e mamma ucraina. “Quando è scoppiata la guerra ero sul pullman per venire a scuola ed ho letto la notizia in Internet. All’inizio non mi sono resa conto della gravità della situazione e non ho dato troppo peso a ciò che stavo leggendo, poi quando sono arrivata a San Pellegrino ho incontrato la mia compagna Anastasia che era in lacrime ed ho capito tutto.” Sofia ha ancora alcuni parenti della mamma in Ucraina ai confini con la Romania.
“Andavo spesso in Ucraina a trovare i miei Nonni. Poi da quando non ci sono più e anche a causa del Covid non son più andata ad incontrare i miei zii e i cugini. Son molto legata a loro ed ero molto preoccupata, ma ho aspettato 2 giorni prima di chiedere qualcosa a mia mamma perché la vedevo piangere e non volevo renderla più triste.” Inizialmente Sofia non aveva detto ai suoi insegnanti di avere la mamma ucraina, “sono stati i miei compagni, loro lo sapevano e lo facevano per proteggermi, sapevano che certi argomenti mi avrebbero potuto far sentire male e cercavano di tutelarmi. Mi son sentita davvero molto protetta da loro.”
Sofia, italiana a tutti gli effetti, non parla russo o ucraino, ma solo un po’ di rumeno. “Non mi sono mai sentita la mia parte Ucraina, non ho mai dato troppo peso a questo ma ora, invece, mi sento di riscoprire e di dare più peso e più valore alla mia storia e alle mie origini, e, un po’, mi piacerebbe poter portare nel mio nome anche il cognome di mio nonno che si chiamava Nicucenco, sarebbe un modo per riappropriarmi della mia storia personale e di una parte della mia famiglia.”
Diversa è invece il racconto di Anastasia Kornilova (qui sotto, in foto con la madre), classe dicembre 2004 e frequentante la 3M turistica. Sedici anni, in Italia da 6, parla uno splendido italiano intervallato da qualche “pota” e da espressioni di puro dialetto bergamasco. Papà russo e mamma ucraina e con la famiglia totalmente schierata a favore dell’Ucraina, ma con nonni e parenti che vivono da tutte e due le parti del conflitto. Anastasia fa fatica a contenere le emozioni e mentre racconta la sua storia i suoi compagni sono in un rispettoso silenzio che denota quanto affetto la circonda. “Io provengo dalla zona di Odessa ma ho una parte della famiglia di mia mamma che vive a nord di Kiev, in una di quelle aree che sentiamo spesso nominare in televisione. Di alcuni dei miei parenti non abbiamo più notizie da un po’ di giorni e perfino un mio zio che viveva in Italia da alcuni anni ha abbandonato il proprio lavoro per tornare in Ucraina alla ricerca di suo figlio di cui non ha più notizie.
Da qualche giorno non riceve notizie nemmeno dai parenti che vivono in Russia – prosegue Anastasia – perché le comunicazioni son diventate difficili. In Russia la crisi economica è enorme e le famiglie non ricevono gli stipendi e il cibo ormai scarseggia. E’ stato importante parlare di pace in questi giorni a scuola anche se mi rendo conto che i miei compagni vivono una esperienza molto diversa dalla mia. Loro possono tornare a casa ed essere sereni, normalmente hanno i loro affetti vicini, io sono sempre preoccupata e anche in classe la mia concentrazione è bassa. Ma loro mi aiutano molto, anche i miei insegnanti che capiscono come mi sento. Adesso, come per la mia amica Sofia, alcuni parenti sono riusciti a mettersi al sicuro anche se spesso sono le femmine e i bambini della famiglia che restano al sicuro mentre i maschi ucraini tornano per combattere.”
Per dare un senso più organico alle attività sulla cittadinanza attiva, l’Istituto ha organizzato un incontro con due funzionari dell’Unione Europea, inizialmente programmati per approfondire questioni legate la Covid e alle posizione dell’Europa su questi argomenti, ma poi dirottate sulla posizione dell’UE nei confronti della aggressione in Ucraina, dato che l’incontro è avvenuto 2 giorni dopo l’attacco.
In programma vi sono anche due incontri con l’ISPI tenuti da analisti di geopolitica dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, dal titolo “Una guerra in Europa. Cosa sta succedendo in Ucraina e dove nasce il conflitto” e “Una guerra che ha cambiato il mondo? Capire le conseguenze dell’invasione russa in Ucraina”. Interverranno: Alessia De Luca, analista ISPI, Laurence Hart, Direttore Ufficio Roma, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, Davide Tentori, esperto di geoeconomia ISPI, l’ultimo dei quali si terrà il 22 marzo.