Il rapporto fra vaccino AstraZeneca (recentemente rinominato Vaxzevria) e rari coaguli di sangue è diventato, fin dalla sua prima segnalazione, oggetto di analisi ed indagini da parte dell'Ema, l'Agenzia Europea del Farmaco. E i Paesi si sono mossi di conseguenza, fra chi ha sospeso del tutto le vaccinazioni e chi ha imposto un limite d'età, alla luce degli “insoliti” decessi per trombosi verificatisi in tutta Europa.
Ora, dopo settimane dalle prime avvisaglie, l'Ema ha tratto le sue conclusioni: il rapporto fra rischi e benefici di AstraZeneca resta a favore del vaccino, ma è “sempre più difficile affermare” che non esista un nesso fra la somministrazione e i rari casi di coaguli del sangue. Ad anticipare il nuovo pronunciamento dell'Agenzia, atteso per mercoledì, ci ha pensato il responsabile vaccini dell'Ema Marco Cavaleri, che al quotidiano Il Messaggero ha confermato le conclusioni preliminari.
“C'è un'associazione con il vaccino: cosa causi questa reazione, però, ancora non lo sappiamo”. Una dinamica ancora sconosciuta, per la quale è fondamentale capirne la natura in modo tale da prevenirla e curarla. E, per fortuna, una strada da seguire potrebbe essere già stata individuata da alcuni esperti tedeschi: la causa potrebbe essere la formazione di autoanticorpi, come succede in rari casi nei trattamenti con eparina. La condizione, già rinominata “VIPT” ( Vaccine Induced Prothrombotic Immune Thrombocytopenia) sembrerebbe verificarsi soprattutto nelle donne più giovani.
Intanto l'Agenzia Italiana del Farmaco ed il Ministero della Salute attendono indicazioni dall'Ema per valutare eventuali nuove limitazioni. Pierpaolo Sileri, a Radio24, ha anticipato che è possibile venga limitato l'utilizzo del vaccino AstraZeneca per una determinata categoria di riceventi. Una valutazione sulle varie fasce d'età, infatti, deve ancora essere messa a punto dall'Agenzia Europea.
I diversi casi sospetti di trombosi sembrerebbero coinvolgere per la maggior parte le donne, identificate (secondo i dati della Germania) in un'età compresa fra i 20 ed i 63 anni circa. “Le donne, spesso protagoniste dei casi di trombosi, patiscono meno l'effetto del Covid – ha spiegato Cavaleri, rispondendo alla preoccupante incidenza – dovremo valutare dunque il rapporto rischi-benefici per loro. Non dimenticando che anche le giovani donne finiscono in terapia intensiva per Covid. Dunque servirà un lavoro molto meticoloso”.
Gli eventi avversi si sarebbero verificati, principalmente, in pazienti under 50 ma ci sono stati casi fra i 50 e i 60 anni e anche fra uomini, che rappresentano circa il 20%. L'età media, in ogni caso, si aggira attorno ai 45-47 anni. Il prossimo step dell'Ema sarà proseguire il percorso di valutazione, per individuare se il vettore virale sia una delle cause che provocano i rari eventi trombotici.
“Resta il fatto che tra vaccinati c'è un numero di casi di trombosi cerebrali con carenza piastrinica tra persone giovani superiore a quello che ci aspetteremmo. Questo lo dovremo dire – ha continuato Cavaleri – inizieremo a dare delle definizioni preliminari, ma difficilmente arriveremo a indicare dei limiti di età come hanno fatto vari Paesi”.
In Italia cosa accadrà? A dare un'indicazione è Armando Genazzani, rappresentante italiano nel Comitato approvazione farmaci dell'Ema, che intervistato da La Stampa ha affermato: “AstraZeneca riserva tante sorprese: come dimostra l’esperienza inglese è più efficace del previsto, ma ha un rarissimo effetto collaterale sulle donne. L’ideale sarebbe escludere le donne under 55”.
(Fonte: ilfattoquotidiano.it | tg24.sky.it)