Si rinnova il gemellaggio fra Berbenno e Saint Laurent du Pont (Francia). Lo scorso weekend, une delegazione dell’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Manuel Locatelli, ha fatto tappa nel piccolo Comune transalpino per dare nuova linfa ad un legame nato nell’ormai lontano 1985.
Un incontro organizzato dal consigliere con delega al Turismo del Comune di Berbenno Sandro Palusci: “È durato due giorni, abbiamo visitato la città, le loro produzioni locali, in primis la chartreuse, liquore locale, abbiamo fatto un minuto di raccoglimento davanti ad un monumento eretto a ricordo delle 140 vittime arse vive nel 1970 all’interno di una discoteca, presenti purtroppo anche alcuni berbennesi ed, infine, abbiamo firmato l’atto di re-impegno di gemellaggi. Abbiamo proposto uno scambio culturale, sportivo e scolastico tra le due comunità” spiega il sindaco Locatelli.
“Un viaggio ricco di emozioni, di pianti e di allegria – prosegue Locatelli -. Una testimonianza del nostro passato che oggi abbiamo fortificato, ponendo la nostra firma nel nuovo atto di impegno di gemellaggio tra le due comunità. Questi legami costruiti con coraggio, sacrifici e rinunce da parte dei nostri predecessori ci danno oggi la forza per continuare a lavorare assieme, costruendo quel ponte di speranza, di unità e di scambio culturale tra Saint Laurent du Pont e Berbenno”.
Per l’occasione, le due amministrazioni si sono scambiate dei doni: Berbenno ha donato una scultura in legno, realizzata da Graziano Vanotti, che rappresenta una valigia, simbolo dell’immigrazione, un ombrello segno delle stagioni che passano e il cappello segno di dignità delle persone.
Saint Laurent du Pont, alla presenza del sindaco Céline Boursier, ha regalato al Comune valdimagnino una stampa raffigurante il loro paese. Il prossimo anno, a giugno, per il 40° anniversario del gemellaggio Berbenno ospiterà una delegazione di Saint Laurent du Pont.
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Anche qui l’Andrée in francese ma Andreina di nascita, commenta in quanto, questo paese ospitò un fratello di mia mamma Giulia Daina, che emigrò giovane come i tanti di quel periodo.
Non ricordo se fu boscaiolo come mio padre nel Alto Doubs o come tanti altri vallesani lavorò nell’ edilizia. Si chiamava Battista e per i famigliari era lo zio Battistì dell’Isère, perchè in seguito si sposto a Pont de Cheruy sempre stesso dipartimento Isère, dove morì nel 1990 mi sembra.